La grande occasione di Vitale

Il premio Corridoio Solare – Cestista catanese del 2008… Gabriele Vitale all’apice della carriera… Grazie Adrano… La nuova avventura con Acireale… Un ambiente diverso…

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LA SCHEDA. Gabriele Vitale.
Playmaker, Catania 1985.
2001-06 San Luigi Acireale D/C2
2006-07 Basket Giarre C2
2007-09 S.C. Adrano C2/C1
2009-10 Basket Acireale C1

Il premio di miglior giocatore dell’anno solare 2008 è andato a Gabriele Vitale. Potrebbe sembrare esagerato: un playmaker all’esordio in Serie C Dilettanti, con una squadra (l’Adrano) che ha iniziato perdendo le prime cinque partite consecutive. Ma se si allarga un po’ lo sguardo, si capisce perché i lettori di Basket Catanese hanno scelto lui.

L’Adrano lo ha pescato a Giarre, dove ha lottato per non retrocedere in Serie D. Gianfranco Morelli ha lavorato su di lui e lo ha fatto diventare il regista di una squadra che ha dominato la regular season (26 vittorie su 28 gare) ma è caduta al traguardo finale dei play-off contro la rivale Acireale. In gara-2, però, è stato lui il topscorer, con 19 punti. «Veniva da una stagione anonima a Giarre e si è rivelato il giovane più intraprendente», ha commentato il dirigente bianconero Francesco Baviera.

Ripescati in C Dilettanti, gli adraniti hanno avuto un approccio difficile alla quinta serie, ma poi hanno vinto otto partite su nove dalla sesta giornata a fine anno. Le statistiche di Vitale, da settembre a dicembre, dicono 7,6 punti in 21 minuti, il 56% da due, 3,3 palle recuperate e un assist. E nel 2009 la squadra ha conquistato i play-off, persi contro Siracusa. «Gabriele Vitale, che ho portato io ad Adrano –– ha affermato  l’’ex capitano Vincenzo Castiglione –-ha dimostrato in questi due anni che può giocare anche in serie superiori: ha un altro passo, un’’inventiva e una fantasia che è un piacere vederlo giocare. È un ottimo ragazzo e avrà un futuro roseo».

Ora il playmaker 24enne, acese ma nato a Catania, gioca di nuovo nella sua città con la Sicilverde, la stessa squadra che vinse la finale play-off due stagioni fa. «Di Adrano porto un ricordo stupendo –- esordisce mentre si prepara per un allenamento –-, voglio bene a tutti, dal primo all’’ultimo. Sono rimasto molto legato a Vincenzo Castiglione e Salvo Duscio, che ora non giocano più per l’’Unifarmed, ma anche ad Enrico Famà e tutti i ragazzi del gruppo. Mi sono trovato da Dio! Sono stati gli anni più belli da quando ho iniziato a giocare».

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AMICHEVOLE. Vitale contro Degregori durante l’amichevole Virauto-Sicilverde [Basket Catanese].

Prima dell’’esperienza ad Adrano, il nome di Gabriele Vitale è stato legato a doppio filo con il San Luigi di Acireale. «A livello giovanile, devo tutto a Casimiro Saporita. A 14 anni mi faceva giocare titolare in Serie D, credeva in me e ricambiavo la sua fiducia. Prima di lui ho avuto Gigi Sgroi, con cui ho vinto anche gli europei lasalliani. Fino a 17 anni ho vissuto degli anni stupendi. Però poi ho avuto un anno di crisi, ho preso peso, volevo lasciare il basket. Mi allenavo poco e di conseguenza Peppe Sergi mi dava poco spazio».

La svolta sarebbe potuta arrivare proprio nel momento più inatteso.
«Nel 2006 mi chiamò Mike Del Vecchio, allenatore del Palmi, la squadra calabrese di Mimmo Furfaro neopromossa in Serie C1. Mi voleva con lui ed era la mia grande occasione di entrare nel basket nazionale, a soli 21 anni. Nel giro di un mese, però, la squadra fallì e mi ritrovai libero. A quel punto sono andato a Giarre in una formazione dignitosa ma che si classificò terz’ultima. Giocavo quaranta minuti a partita, arrivando anche a segnare 25 punti, perché l’allenatore e la società mi davano tanta fiducia: e di questo li ringazio».

Vitale

ADRANO. Gabriele Vitale con la maglia dell’Adrano [S.C. Adrano @ Facebook].

’L’occasione si ripresenta a distanza di dodici mesi.
«Passai dalla lotta per non retrocedere alla rinascita: la chiamata di Vincenzo Castiglione mi permise di lottare per la C1. Ero l’’unico playmaker, ruolo in cui mi alternavo con Vincenzo. Dopo il ripescaggio mi sono alternato con Giacomo Belli ma sentivo tantissima fiducia da parte di tutti. Devo molto anche a Morelli: è stato anche duro con me, ma mi è servito. Devo dire grazie ad Adrano se sono un giocatore vero, anche se mi sento soltanto un ragazzo con dei limiti che prova a divertirsi, ma se ogni tanto mi sparo la partitona lo devo anche a Morelli e Castiglione. Non so, forse se fossi cresciuto in un ambiente con più passione sarei arrivato più in alto. Ringrazio anche Gigi Bordieri per la fiducia che mi ha dato, nonostante abbiamo avuto alcune divergenze».

Perché allora hai lasciato la squadra?
«Il motivo principale per cui sono tornato ad Acireale è stato per potermi avvicinare all’’università. Sono a giurisprudenza e ad Adrano non riuscivo a conciliare lo studio e lo sport, viaggiavo e per ogni allenamento perdevo due ore in macchina, tutto tempo tolto allo studio».

Come ti stai trovando nella tua nuova realtà?
«Ad Adrano ho lasciato un gruppo spettacolare, ma ad Acireale sto benissimo! Thomas Di Dio, Claudio Casiraghi, Gigi Russo: praticamente stiamo notte e giorno insieme! Siamo vicini di casa, ci vediamo spesso e il nostro passatempo preferito è Pro Evolution Soccer! Li ringrazio uno per uno, mi trovo benissimo con loro. Certo, in campo vorrei dare molto di più di quanto ho dato finora: mi sono dovuto adattare a schemi differenti, lavoro più per far segnare gli altri e in difesa, ma mi piace questo ruolo. E poi siamo terzi in classifica, quindi quando la squadra va bene significa che tutta la squadra dà il massimo!»

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DIFENSORE. Ad Acireale Vitale si riscopre difensore [Basket Catanese].

Il passaggio a sorpresa di Vitale da Adrano ad Acireale è stato annunciato subito dopo un periodo tribolato, in cui si vociferava anche di una possibile rinuncia dei granata alla Serie C Dilettanti, scongiurata però a fine luglio. La pallacanestro acese ha perso però la squadra di Serie D e la femminile.
«Non so quali sono i motivi del ridimensionamento della pallacanestro ad Acireale – ammette Gabriele –. Quando sembrava che non si potesse fare la C Dilettanti, grazie a Panebianco e Foti si è riusciti a mettere insieme le forze per fare una squadra dignitosissima. L’altra squadra di Acireale, il San Luigi, ha uno sponsor importante e non credo abbiano avuto gli stessi problemi».

Segui il settore giovanile?
«Non molto, so che c’è tanta voglia di fare negli istruttori, ma il movimento è indietro e deve crescere per giungere ai livelli del CUS. Con la passione di alcuni ragazzi come la Volcan e Nicolosi si potrebbe arrivare più in alto, ma si deve fare di più».

Un confronto tra Adrano è Acireale è necessario.
«Tempo fa, sono stato invitato ad una trasmissione televisiva e lì ho ribadito che la differenza più grande tra le due città è nel pubblico. Ad Adrano sei motivato al 100%, ma ad Acireale manca lo stesso incitamento. Ad Adrano c’è il tifo organizzato, ad Acireale c’è un pubblico che guarda lo spettacolo e basta. L’atmosfera delle tribune è importante per sentirsi a casa, se no è come se si giocasse sempre in trasferta … In una partita punto a punto non può esserci il silenzio! Questo è un rimpianto, con la maglia bianconera i tifosi ti fanno sentire importante. A loro voglio molto bene, con alcuni ancora ci sentiamo, sono i numeri 1! Nella piccola esperienza che mi sono fatto, in Sicilia solo Capo d’Orlando ha un tifo più caloroso… Ci seguivano anche in trasferta, era una goduria, mi venivano le palpitazioni! Ti spingevano a dare il 101%, davano una grande carica».

ACIREALE. La formazione dell’Acireale nel precampionato [Basket Catanese].

Forse a questa differenza contribuisce anche l’impianto? Il PalaTenda è più raccolto del PalaVolcan, che può ospitare molti più tifosi.
«Sicuramente, nel PalaTenda si crea un’atmosfera più calda. Comunque non è questione di grandezza, ma di passione. Ad Adrano si sente! Lì si va al palazzetto per tifare, urlare, non perché non c’è altro da fare. I tifosi usano i tamburi, le trombe… Ad Acireale ci tengono sì, ci sono alcuni appassionati come Emanuela Volcan, ma non vorrei che le tribune diventassero un salotto».

C’è chi ti considera un giocatore umile fuori e dentro il campo.
«Ringrazio chiunque sia stato! Quando fai una bella partita è normale che dentro ti senti grande, ma la mia famiglia mi ha insegnato che alla base di ogni successo – e giocare in C1 lo è – c’è l’umiltà. Quand’ero piccolo ero più arrogante, mi sentivo bravo, ma poi crescendo ho capito che non stavo giocando a livelli così alti da potermi permettere quest’arroganza! Il mio sogno sarebbe un giorno andare in B2, ma già la C1 è il massimo. Tre anni fa partecipai a qualche allenamento con la Virtus Catania di Anselmo, sperai in una chiamata che non arrivò, ma è ovvio perché ci sono tanti playmaker più forti di me».

E quindi il tuo futuro sarà ancora nel basket?
«Il giorno in cui mi laureerò probabilmente entrerò in banca, quindi non so dove andrò a finire. Non so nemmeno se avrò il tempo di giocare…Quindi si vedrà

Nel 2009 chi è stato secondo te il miglior giocatore catanese?
«Merita più di tutti Sandro Trevisan della Virauto: un capitano vero e gran bel cestista».

Roberto Quartarone

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