Angelo Destasio: «Continua l’impegno in Camerun»

Destasio gestisce un’associazione umanitaria in Camerun che prosegue nella sua azione.

Una riunione dell'associazione W. Sojourner (arch. A. Destasio)

Buon compleanno a un grande del nostro basket: Angelo Destasio compie 49 anni. L’ex guarda-ala di Gad Etna, Rieti, Trapani, Marsala e Comiso, uno dei pochissimi catanesi ad aver giocato in Serie A1, è da tempo impegnato in una causa sociale in Camerun pur essendo rimasto legato alla Sicilia. Vive tra Douala e Siracusa e si divide tra il lavoro e la figlioletta Donatella Agata, che compirà un anno il mese prossimo.

«Io e la mia compagna Françoise siamo molto impegnati con la piccola – spiega Destasio – ma proseguiamo nella cura dell’associazione Willie Sojourner. Prosegue la costruzione della sede (tutto con soldi nostri) e abbiamo creato un gruppo di persone volenterose che collaborano. Come associazione sosteniamo dei bambini profughi del Congo agli studi, fornendo piccoli aiuti economici a bambini bisognosi di cure. Ma il nostro progetto vero e proprio partirà con la costruzione della sede, perché vi sarà uno spazio annesso per ritrovarsi a giocare e magari a studiare. Abbiamo creato la squadra di calcio dell’associazione e la domenica mattina ci ritroviamo presso il campus dell’università di Douala a giocare. Potremmo fare di più se avessimo fondi, ma non ci scoraggiamo, abbiamo dato un senso alle nostre vite e fare ciò, anche se poco, ci gratifica molto. In Africa vi è molto da fare e la vita di ognuno di noi è breve… ma cerchiamo di scavare “profonde gallerie”, come diceva Mao».

L’impegno di Destasio nell’associazione Sojourner nasce alcuni anni fa. Esordì come giocatore alla fine degli anni settanta, era una guardia dai grandi mezzi fisici, uscito dalla prolifica scuola di Camillo Sgroi alla PGS Sales e passato dal giovane Gad Etna di Molino e Strazzeri, giocò in Nazionale juniores, disputò i play-off scudetto con Rieti insieme a Roberto Brunamonti e Willie Sojourner, ma poi si infortunò al ginocchio destro e ripartì dalla Serie B, dove fu una bandiera della Pall. Trapani di Garraffa. Dopo aver chiuso una carriera che lo ha fatto apprezzare dovunque ha giocato, è diventato un giramondo, ha vissuto in Asia e Sudamerica e ha trovato la sua dimensione proprio in Camerun. Le foto che pubblichiamo sono proprio dell’associazione: una riunione e la squadra di calcio. Alle spalle proprio di Destasio (il primo in piedi a destra) c’è un canestro, un dettaglio necessario nella vita di una persona che ha dato tanto al basket siciliano.

La squadra di calcio della Willie Sojourner (arch. A Destasio)

E un’opinione sul movimento isolano è d’obbligo in un’estate in cui il Gad Etna non si è iscritto alla C2, Trapani è stato escluso dalla Legadue e tante altre società hanno chiuso. «Non mi meraviglia vedere il vuoto attorno. Il basket (e lo sport in genere) andava fin quando andavano i bilanci delle società che li sponsorizzavano. Una volta sopravvenuta la crisi… tutto è finito. Questo genera tristezza perché avrei voluto che in passato si investisse in campi all’aperto, sui giovani e sul dopo scuola, mentre si è voluto investire solo sulle prime squadre pagando lauti ingaggi a giocatori di passaggio senza che rimanesse nulla ma proprio nulla. Il risultato? Questo! Oddio, i dirigenti sono stati volenterosi nel cercar di portare il basket d’alto livello. Ma mi domando che prezzo del biglietto si doveva pagare? E quanto poteva durare la festa?».

La crisi però non è solo nell’isola. «Se può confortare la Sicilia non è da sola in questo deserto. Anche i Benetton hanno dichiarato di voler dismettere il basket… Guardiamo il vertice: la nostra Nazionale ormai da due edizioni (quasi un decennio) non si riesce a qualificare per le Olimpiadi, andiamo in difficoltà con la Lettonia o con nazionali con cui fino a qualche decennio fa era impensabile».

C’è una via d’uscita? «Sono convinto che la crisi aiuterà. Così come nei paesi dell’est lo sport era un modo di affermarsi anche socialmente la stessa cosa potrà accadere con noi. Il futuro dei giovani sarà molto precario ed incerto e lo sport potrebbe aiutare (un po’ com’è successo a me in un certo senso)».

Roberto Quartarone

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