De Fino: «Cederò la società a chi ha la mia caparbietà»
«Gravina deve tornare una squadra-laboratorio»

Intervista al presidente dello Sport Club… «Non abbandono, non voglio bruciarlo con il primo che passa»… «Ci sono società in vita solo per acquisire i parametri»… «Non miro alla presidenza della FIP provinciale»…

Natale De Fino, presidente dello Sport Club Gravina

Gravina ridimensiona, ma guarda anche a un futuro diverso. Abbiamo sentito pochi giorni fa il presidente storico della società etnea, Natale De Fino, ex playmaker di Gad Etna e Sport Club negli anni settanta-ottanta. Nel 1988 ha rifondato la seconda società catanese e la ha trasferita a Gravina, ottenendo negli anni vari successi giovanili a livello regionale e quattro partecipazioni alla C1.

“Sto progettando di dimettermi – ci spiega De Fino –. Non intendo abbandonare Gravina, continuerò fino quando non troverò una soluzione per cedere la società, che è stata frutto della mia testardaggine, della dedizione verso i giovani, della continuità, della voglia di fare sport. È quindi chiaro che non voglio bruciarla con il primo che passa, ma la cederò a qualcuno che reputo che possa portarla avanti con la mia stessa caparbietà”.

Una speranza che in questo momento è abbastanza difficile da realizzarsi. “Potrei non trovare nessuno – prosegue De Fino –, ma sono anche disposto a rimanere dividendo le responsabilità. Il Gravina deve tornare una squadra-laboratorio: ci siamo dimenticati dell’importanza di fare sport in una certa maniera, non sottovalutando i risultati, ma tenendo in conto amicizia e stare bene insieme”.

De Fino parla anche del nuovo corso della squadra, dopo la retrocessione dalla DNC: “In questi giorni ho dovuto prendere delle decisioni drastiche su Cavazza e Gulinello [che non vestono più la maglia del Gravina dopo tanti anni di militanza, ndr], decisioni che mi hanno lasciato amarezza, però il futuro della società non è legato alla questione affettiva del presidente. Per me potrebbero restare per sempre, ma i progetti devono anche andare avanti. Mi ha fatto piacere che dai primi luglio molta gente mi ha chiamato per giocare a Gravina, questo significa aver già raggiunto l’obiettivo, la gente ha trovato nella nostra società qualcosa che funziona. Ma mi rendo conto che sono giocatori che non hanno possibilità di giocare per motivi di spazio: a causa delle disposizioni federali questa gente ha smesso di giocare, l’orientamento della federazione ha creato società che rimangono in vita solo per acquisire i parametri e nello stesso tempo hanno fatto sì che molta gente non potesse più giocare”.

Non basta, a detta del presidente, l’abbassamento dei parametri deciso negli ultimi mesi. “La FIP ha fatto un piccolo sconto, ma questi ragazzi potrebbero giocare a pallacanestro in altri ambienti, portare entusiasmo. Una volta si poteva fare una squadra con i migliori dieci, oggi non più. È una tema urgente di cui il prossimo presidente federale nazionale dovrà occuparsi, anche perché le adesioni di atleti e società sono diminuite. Di questo sono amareggiato, bisognerebbe impiegare questi ragazzi, porterebbero l’entusiasmo da trasmettere agli altri”.

Il confronto dello scorso luglio a Valverde con il presidente della FIP di Catania, Michelangelo Sangiorgio, è stato parzialmente superato. In ogni caso De Fino non intende entrare nella politica federale: “La presidenza provinciale non è un traguardo che voglio perseguire, come presidente dello S.C. Gravina non mi sembra giusto fare il presidente federale, mi sentirei di parte, in colpa. Finché sarò presidente non ci penso. Al presidente attuale ho detto di stare attento all’organizzazione interna: si entra in FIP per passione, ma per gestire i campionati ma c’è bisogno di attenzione”.

Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86