Marzo, Aleo e Guerri: successi da est a ovest

I tre playmaker ex Acireale, Lazùr e Rainbow raccontano la loro esperienza nel capoluogo regionale con Aquila e Verga, con un occhio alle ex squadre…

Da oriente a occidente, hanno attraversato la Sicilia per conquistare Palermo e portare l’Aquila al secondo posto in Serie B maschile e il Verga al primo in Serie A3 femminile. Loro sono Pietro Marzo, Ileana Aleo e Giorgia Guerri, tre playmaker che in passato hanno fatto le fortune delle squadre etnee. Marzo, classe ’88, è stato capitano dell’AciBasket fino all’anno scorso, dopo essere cresciuto nel Basket Giarre e aver fatto esperienza tra Virtus Catania (B2), Grifone e Racalmuto. Aleo, classe ’90, è cresciuta nella Lazùr ma presto ha iniziato a girare l’Italia, tra Messina, Marghera (A2), Potenza, Catanzaro e dall’anno scorso Palermo. Guerri, classe ’94, cresciuta tra Avola e Priolo, ha esordito in A1 con la Trogylos ma ha anche giocato in A2 e B a Catania.

Com’è iniziata la vostra stagione?

Pietro Marzo: «La stagione è iniziata secondo i migliori auspici. Dopo la sconfitta iniziale con Bisceglie, seppur di misura, abbiamo inanellato otto successi consecutivi. Il morale è alto e settimana dopo settimana prendiamo consapevolezza dei nostri mezzi, cristallizzando meccanismi di gioco e lavorando sull’intesa di gruppo».

Ileana Aleo: «Siamo prime all’inizio del girone di ritorno. Coach Musumeci è fantastico, la squadra ottima. L’obiettivo finale è vincere il campionato e quindi sicuramente stiamo disputanto un torneo all’altezza: l’anno prossimo non ci sarà più l’A3, quindi o si va in A2 o si scende in B. La squadra si è rinforzata rispetto all’anno scorso, che era la prima stagione in A3 ed è stata di assestamento, di progettazione. La base è rimasta, con Verona e Manfrè».

Giorgia Guerri: «Abbiamo chiuso il girone d’andata con 6 vittorie su 7. E abbiamo iniziato il girone di ritorno con una vittoria esilarante. Credo dobbiamo tutto questo innanzitutto a noi stesse, alla nostra voglia di far bene e migliore come singoli ma soprattutto come squadra. Credo che tutte noi, chi per un motivo chi per un altro, siamo già legate a questa maglia e a questa città e questo ci porta a fare quello scivolamento, quello scatto o quel salto in più rispetto agli avversari. Nella pallacanestro cuore e vittoria vanno di pari passo. Credo comunque che tutto questo sia dovuto ad una serenità di fondo che ci caratterizza, ad una spensieratezza costruttiva che ci trasmette e ci “concede” lo staff tecnico. Si può e si deve puntare all’A2. Siamo qui per questo, è il nostro primo obbiettivo. Dobbiamo continuare a credere in noi stesse e nei nostri mezzi; non cullarci troppo per questi primi risultati così da essere sempre assetate, mai perdere la voglia di vincere. Ma per scaramanzia meglio non parlarne troppo!»

Come vi trovate a Palermo?

PM: «Palermo è una piazza fantastica e la società sta dimostrando una solidità importante. Il presidente Rappa, Lima e il loro entourage lavorano attentamente per preparare la citta a palcoscenici cestistici più alti. Si avverte la presenza di un progetto a lungo termine e questo valorizza gli sforzi degli atleti. Non mi aspettavo una risposta così importante da parte del pubblico, che numeroso e caloroso ci segue ad ogni appuntamento. Fino ad oggi è stata l’arma in più, sono strepitosi. Da parte nostra credo che fino ad oggi staff e giocatori abbiano dimostrato di essere all’altezza del compito per cui sono stati scelti. C’è un ottima chimica all’interno dello spogliatoio e navighiamo tutti verso la stessa meta. Siamo un gruppo di uomini veri».

IA: «Dopo essere stata molti anni in giro, questo è il secondo anno a Palermo, mi trovo bene, c’è un progetto importante grazie all’impegno del presidente Lo Baido e di Simona Chines».

GG: «A Palermo ho trovato una vera e propria famiglia. Inizialmente ero un po’ scettica sulla mia capacità di affezionarmi (umanamente e professionalmente) ad una nuova società e ad una squadra completamente nuova conoscendo soltanto alcuni elementi nella veste di avversari; invece la sensazione è quella di essere qui da anni. Massima disponibilità e premura caratterizzano ogni membro della dirigenza e dello staff. Per quanto riguarda la squadra, volendo essere un po’ ironica, spesso è come giocare in una squadra maschile. Non abbiamo “cortili” o questioni in sospeso da nascondere e riproporre alle spalle di qualche compagna, come spesso purtroppo facciamo noi donne. Esiste solo lo spogliatoio, li risolviamo tutto, anche a costo di un cazzotto in faccia. Quindi resoconto di questi primi tre mesi qui a Palermo assolutamente positivo».

Un pensiero alle vostre ex squadre della costiera ionica?

PM: «Il basket Acireale si è presentato ad un campionato di C nazionale con una età media di 19 anni. In settimana ho sentito Panebianco e Foti, sono contenti. Alberto (mio fratello) ha preso la squadra in mano. Al momento la linea verde è l’unica soluzione, ma se fossi nelle squadre che puntano al salto di categoria (Cefalù, Vis, Green Palermo, Costa d’Orlando) mi guarderei bene da questo Acireale. Il basket Giarre ha proseguito con lo zoccolo duro degli anni scorsi, prendendo Borzì come head coach. Credo stiano lavorando per cementare l’ambiente e arrivare più in là possibile con i risultati. Per mantenere la categoria con la riforma dei campionati dovranno piazzarsi tra le prime quattro. Non sarà semplice, ma io credo in quel gruppo».

IA: «Catania e Palermo hanno qualcosa in comune. Le società investono tempo e denaro, ma i problemi sono sempre quelli. A Catania la capacità economica si basa solo sui due presidenti che vanno avanti, Ferlito della Rainbow e Cicero della Lazùr. Loro hanno passione e hanno allestito due squadre competitive. Purtroppo la crisi è sostanziale».

GG: «Sia Catania sia Priolo quest’anno sono state metaforicamente rase al suolo da vari problemi. Entrambe le società hanno scelto o sono state costrette per ovvi motivi a ricominciare quasi da zero. Naturalmente mi avvilisce la resa, spero passeggera, di Priolo. Era una rara e splendida realtà, sia a livello sportivo sia sociale che valorizzava l’intera regione. Sono cresciuta lì e un pezzo del mio cuore è e resterà sempre bianco verde. Spero solo che non sia una fine ma un nuovo inizio. La Rainbow Catania ha costruito una buona squadra con qualche nuovo acquisto e puntando sulle giovani, elemento che ha sempre caratterizzato questa società. Credo riuscirà a far bene e me lo auguro visto che è una squadra e una città a cui devo molto. Sono convinta che tornerà presto a militare tra le massime categorie, è una mia piccola scommessa “segreta”».

Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86

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