Alfio Licciardello, all’alba del basket giarrese
Il cestista che sapeva usare anche i piedi…

Ecco la storia del pivot che giocò in Serie C con Giarre e Grifone negli anni cinquanta… La squadra, il campo, le trasferte… Una dinastia che prosegue ancora oggi…

Alfio Licciardello con la maglia del Giarre Calcio negli anni '50 (archivio Licciardello)
Alfio Licciardello con la maglia del Giarre Calcio negli anni ’50 (archivio Licciardello)

Alfio Licciardello non era un cestista come tutti gli altri. Negli anni ’50, era consuetudine che chi si dedicava alla pallacanestro facesse anche rugby o pallanuoto, con grandi risultati. Lui no: si alternava tra il campo di calcio e quello di basket. La Società Sportiva, sorta dopo la scissione dell’ex Comune di Ionia in Giarre e Riposto, gli chiedeva di usare i piedi per calciare il pallone; lo Sport Club, invece, gli faceva usare le mani per palleggiare e tirare. E Alfio, lungagnone e grande atleta, eccelleva nell’ultimo e nell’altro campo, alternandosi spesso nella stessa giornata tra un campo e l’altro, per la disperazione dei suoi allenatori!

«Quando avevo vent’anni – ricorda oggi, guardando una partita di sua nipote Giuliana – lo Sport Club Giarrese si iscrisse in Prima Divisione e chiamò come allenatore Gigi Marletta. Era un giocatore di lunga esperienza e ci insegnò i fondamentali, gli schemi, i ruoli. Il tiro era sempre piazzato, non c’era ancora la meccanica in sospensione; io facevo la spola tra attacco e difesa perché ero pivot e segnavo molti canestri. Grazie a Marletta, il gruppo che giocava nel cortile della villa di un benefattore migliorò tecnicamente, superò le squadre catanesi e fu ammesso in Serie C sin dal primo anno».

Azioni della SC Giarrese intorno al 1952-1953

Era il 1951-1952, nel girone c’erano anche CSI Catania, Magistrale e Convitto Cutelli e fu una passeggiata giungere fino alla fase finale a tre contro Messina e Ragusa. La neonata Virtus vinse il raggruppamento, ma in Serie C fu ammesso solo Giarre.

«Il girone di terza serie – prosegue Licciardello – arrivava fino in Campania, a Pozzuoli, e in Sicilia c’erano solo squadre di Messina e Palermo; Ragusa si sarebbe affermata più avanti. Giarre era dunque tra le formazioni più forti dell’Isola. Mi ricordo le trasferte in Calabria, in treno in terza classe, con un panino con la mortadella e tante ore in viaggio. Una volta a Catanzaro eravamo avanti di 25 punti, il pubblico fece pressioni e l’arbitro si spaventò perché aveva la fidanzata in tribuna. Perdemmo con il minimo scarto con un canestro poco prima della fine».

Giarre vinse anche molte partite, mantenendo per cinque anni la supremazia provinciale. Al campo dedicato ad Angelo Vasta, difficilmente si passava: il primo anno ne fu capace solo il CUS Messina promosso in B e il secondo i campioni del CUS Palermo vinsero solo di tre. Gli altri lasciavano l’intera posta alla formazione ionica, compresi i cugini catanesi del CSI.

Azioni della SC Giarrese intorno al 1952-1953

«La società era presieduta da Gianni Garraffo – ricorda ancora Licciardello –, medico e padre di uno dei miei compagni; lui ci dava una mano ma era il Comune che ci sosteneva economicamente. Il primo anno si unì con noi anche Pippo Mangano, un altro giocatore storico, e negli anni vennero dal capoluogo anche Pippo Grasso e Rocco Sciara. Ci fu poi un blocco di messinesi che ci rinforzò: prima Fotia, che poi fu allenatore, seguito poi da Panarello, Speciale e Garrano, tutti elementi quotati. Ad arbitrare veniva spesso Saro Spampinato, che era animatore di molte competizioni».

Sono tutti volti che fecero di Giarre una realtà temuta in tutto il Sud, ma non arrivò mai il salto in alto né si riuscì a creare un vivaio. «Nel 1957 – va avanti il pivot – la squadra chiuse perché il gruppo perse molti elementi: chi si era laureato, chi lavorava e non aveva tempo per giocare. Io stavo per finire l’università e passai alla Grifone, la squadra del capoluogo, che giocava in Serie C. Non arrivai però a disputare lo spareggio promozione in B per gli impegni con la laurea».

Alfio Licciardello alla presentazione del "Libro d'oro del basket catanese", il 21 dicembre 2013 (foto Giuseppe Lazzara)
Alfio Licciardello con Emanuele Grosso alla presentazione del “Libro d’oro del basket catanese”, il 21 dicembre 2013 (foto Giuseppe Lazzara)

La Grifone spiccò il salto verso la Serie B, complice la scomparsa contemporanea di CSI e Giarre e l’unione delle forze di tutta la provincia, mentre Giarre dovette aspettare qualche anno per tornare in Serie C e addirittura conquistare la promozione in B nel 1964. Intanto Alfio Licciardello si costruisce una famiglia, rimanendo profondamente legato all’ambiente.

«Da allora – chiude – ho continuato a seguire il basket. Ho due figli e sette nipoti, tutti più o meno coinvolti con la pallacanestro: mio figlio Carmelo è dirigente della Lazùr, le sue tre figlie hanno giocato tutt’e tre con la squadra (Michela, che ora studia a Torino, Giuliana e Claudia); altri due nipoti, Vincenzo e Francesco Di Benedetto, sono stati invece in campo con la PGS Sales. È un gioco molto diverso da allora, ma ogni volta che posso, a 83 anni, vengo a seguire i miei nipoti. La passione è rimasta!»

Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*