Come Di Blasi condusse la Grifone fino all’A2
Il presidente racconta i leggendari anni ’60

Dalla bottega in via Papale allo stendardo in via Etnea… I buoni uffici di Casabianca… Le trasferte in terza classe e Amerigo Penzo… La chiusura e l’arrivo del Gad Etna…

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Il suo impatto nel basket catanese è stato folgorante: in appena nove anni, la sua A.S. Grifone scalò le vette nazionali fino a disputare tre stagioni in Serie A2. Alberto Di Blasi era presidente e appassionato di sport a tutto tondo. Nato a Catania, il padre era originario di Montagnareale, oggi paesino di nemmeno duemila anime sopra Tindari.

«Nel 1943 avevo 15 anni – ricorda oggi, che ne ha 86 – e Catania era sotto le bombe. La mia famiglia decise così di tornare al paesino sui Nebrodi da cui veniva mio padre per stare al sicuro. E invece, il 13 agosto di quell’anno ero nella piazza del Paese, dei bambini giocavano a calcio, e un caccia guidato da una donna sparò all’impazzata, uccidendone sette e ferendo anche me; lei si schiantò in campagna. Da allora sono invalido a una gamba, anche se solo dopo sei anni mi riconobbero la pensione».

Questo suo problema non gli impedì di iniziare una carriera nell’insegnamento: sarebbe diventato dopo alcuni anni professore di geografia all’Università di Catania. Quando decise di entrare nello sport, nel 1955, stava ancora muovendo i primi passi.

La squadra che fece il salto in Serie A. In piedi Marzullo, A. Peluso, Pignataro, Varone, Casabianca, Cacciola, Di Blasi, Puglisi, Cosentino, Tumino; accosciati: Lombardo, S. Peluso, Grasso, Ragusa, Rinaldi.

«Iniziai per capriccio – afferma oggi, a 86 anni – aprendo la sede in una piccola bottega in via Papale. Ci trasferimmo poi in via Etnea, prima sul Lo Po’, poi di fronte Mantegna: dalla finestra campeggiava uno stendardo con il nome della società. Prima avevamo una squadra di calcio, ben organizzata e allenata da un triestino, tra Seconda e Prima Divisione. Poi mi suggerirono di aprire una polisportiva. Così iniziammo con la pallavolo femminile, il ciclismo (il nostro Giuffrida andò anche al Giro d’Italia, allenato da Spadaro) e soprattutto la pallacanestro».

La squadra incontrò il favore di un assessore comunale, che non fece mancare il supporto economico, ed ebbe un impatto dirompente. «Gigi Mineo era l’anima – ammette l’ex presidente – mentre Turi Cantone e Angelo Casabianca, miei amici d’infanzia, erano al mio fianco come dirigenti. Il CSI era in difficoltà, così accogliemmo tutti i loro giocatori. Era il 1957. L’anno dopo, promossi in Serie B, un amico mi consigliò di prendere Amerigo Penzo. Veneziano, allenatore famoso, era una brava persona voluta bene dai giocatori. Ammessi in Serie A2, i buoni uffici di Casabianca, che prendeva i contatti tramite “La Sicilia”, permisero l’arrivo di Tumino e Guarnotta, due giocatori importanti».

La famiglia Di Blasi (foto R. Quartarone)
La famiglia Di Blasi (foto R. Quartarone)

I ricordi sono un po’ sbiaditi, ma fu un periodo d’oro per la pallacanestro in città. «Si giocava dietro lo stadio Cibali – prosegue Di Blasi – e in trasferta si andava in treno, in terza classe, con mafalde imbottite di mortadella. Le avversarie erano Ragusa e Messina, che andavano forte».

Nel 1964 però tutto si concluse: «L’assessore Mineo (omonimo di Gigi) ci disse che non c’erano più risorse. Io lasciai l’ambiente, la squadra la prese il Gad Etna e così si concluse una storia molto intensa». E l’eredità degli azzurri della Grifone rimase nella memoria collettiva.

Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86

1 commento

  1. Purtroppo il grande Presidente Alberto Di Blasi ci ha lasciato domenica 7 gennaio 2018.

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