L’esempio peggiore per gli adolescenti

L’allenatore di San Filippo Neri e Lazùr Dario Parisi aggredito da un genitore durante il Join the Game…  Il coach: «Ho sbagliato a reagire»… L’origine del litigio: la partita Under-13 tra San Filippo Neri e Rainbow…

Certe scene non dovrebbero verificarsi in alcun posto in cui si pratichi sport. Tantomeno dove ci sono degli adolescenti che non hanno nemmeno compiuto 14 anni e che sono dunque ai primi passi nell’agonismo. Eppure questa mattina alcuni dei presenti al PalaCus hanno assistito allo scontro tra un genitore di una cestista della Rainbow (di cui non diamo il nome solo per tutelare la ragazza, ma sarà bene accetto un suo eventuale intervento) e l’allenatore della Lazùr e del San Filippo Neri Dario Parisi.

«Stavo parlando con il papà di una delle mie cestiste – spiega il coach – quando ho visto questo signore. Pensavo che fosse venuto per scusarsi di ciò che è successo venerdì in occasione di una partita dell’Under-13, invece mi ha messo le mani in faccia e io mi sono difeso. So che è stato sbagliato, soprattutto in una giornata di festa come il Join the Game, ma non ho pensato quando ho reagito».

Facciamo un passo indietro. Parisi parla della gara di venerdì tra San Filippo Neri e Rainbow, stracittadina della quarta giornata di ritorno del campionato Under-13. «All’inizio del terzo tempo – spiega Toti Palermo, papà di una delle ragazze della squadra di casa – alcuni, pochi, genitori della Rainbow hanno cominciato a urlare parole pesanti nei confronti degli arbitri, rei a loro parere di non avere contato correttamente il numero dei falli fatti dalla squadra avversaria».

Giuseppe Parisi, dirigente della società ospite, tenta di spiegare ai genitori delle sue ragazze che il conteggio è esatto, mentre gli arbitri, Andrea Parisi e Rosario Desi, invitano tutti a calmarsi perché c’è anche il rischio di sospendere la gara dopo che gli stessi genitori sono entrati in campo varie volte. «A fine partita un dirigente della PGS San Filippo Neri – prosegue Palermo – ha mostrato a questi pochi genitori della Rainbow il suo disappunto per l’atteggiamento dimostrato nei confronti delle giovani giocatrici di entrambe le squadre (età, ripeto, 12 anni!) e per tutta risposta uno dei genitori ha insultato e aggredito fisicamente il dirigente della PGS verso il quale è intervenuto a difesa l’allenatore della PGS allontanando fisicamente il genitore violento».

«Quando siamo arrivati a casa – conclude il genitore – mia figlia mi ha detto che quando hanno cominciato ad urlare , lei e le sue amiche si sono spaventate e non sono più riuscite a giocare con spensieratezza». La gara si conclude sul 28-59 per la Rainbow. «Hanno rovinato una bella partita – riprende Parisi –, dopo il comportamento di questo e di un altro signore, le bimbe si sono spaventate. Del risultato non m’interessava: non è modo di fare sport».

Ma la storia non finisce: riprende, appunto, stamattina al PalaCus. «Io ero pronto a dargli la mano per chiuderla lì – parla il coach – ma a quanto pare lui non era d’accordo. I genitori delle mie ragazzine hanno anche chiamato le forze dell’ordine e dopo il loro intervento il genitore mi ha chiesto anche scusa. Non sporgerò  alcuna denuncia. Solo mi amareggia che dalla Rainbow, mia ex squadra, non ho ricevuto alcuna telefonata di solidarietà».

La Rainbow, contattata proprio in merito alla vicenda, commenta dissociandosi da qualsiasi gesto di violenza. Comunque, sarebbe sempre utile dare un’occhiata ai consigli per il genitore a bordo campo prima di andare a vedere una partita dei propri figli: il pessimo esempio dato agli adolescenti, soprattutto in una giornata che doveva essere una festa per tutta la provincia, è un ricordo che non scomparirà in pochi giorni.

Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86

La replica della Rainbow: Ci dissociamo da qualsiasi azione violenta

1 commento

  1. La Rainbow si dissocia da qualsiasi atto di violenza :
    1) l’allenatore o dirigente non ha fatto niente per buttarlo fuori a calci nel sedere durante la partita , visto che non faceva altro che gridare e urlare da cafone.
    2) gli altri genitori che gli stavano accanto sia mamme che papà stavano a guardare le stelle e consentivano che ciò accadesse.

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