Giovanili del basket femminile: problemi e possibili soluzioni

Le società che vincono, quelle che emergono, quelle che si sforzano e quelle che nascono… Ricette contro la crisi e numeri di una contrazione discontinua…

2016-072_InchiestaGiovanili

Chi fa attività di basket femminile in Sicilia è ormai parte di una resistenza contro una generale contrazione di questo sport. Nel corso degli ultimi anni, si è cercato di capire le soluzioni alle difficoltà, che riguardano soprattutto il numero delle tesserate, ma anche gli impianti e il rapporto con le scuole, fondamentale per coinvolgere molte più ragazze sin dal minibasket, oltre che le questioni economiche.

CHI VINCE. In Sicilia, i due poli vincenti al momento sono situati a Palermo e Ragusa. Il Verga si è rilanciato da varie stagioni con un progetto solido in prima squadra in A3 e A2, che è andato di pari passo con quello giovanile. Ragusa, sponda Passalacqua, ha cavalcato l’onda della prima squadra giunta in A1 per concentrare le migliori giocatrici locali e avviare anche un progetto che coinvolge le ragazze provenienti da altre realtà. I risultati, per entrambe, arrivano sia perché c’è un progetto tecnico solido, ma anche perché ci sono degli investimenti mirati.

CHI EMERGE. Ci sono altre società che senza gli stessi mezzi o lo stesso “appeal” emergono. L’esempio più calzante è l’Ad Maiora Ragusa, che è una piccola realtà ma già con alcuni titoli regionali in bacheca. «Ovviamo alle difficoltà economico-organizzative con la passione e la collaborazione delle ragazze e delle famiglie – spiega Aldo Leggio, presidente-allenatore –. Facciamo di necessità virtù: se manca il campo, ci alleniamo all’aperto. C’è volontà e non cerchiamo alibi. Siamo senza budget, ma facciamo comunque quattro campionati, più Esordienti e minibasket; non promettiamo la Serie A, ma ci sforziamo di cercare la qualità. Per esempio, abbiamo ospitato per due giorni di allenamento e consigli tecnici l’allenatore federale Antonio Bocchino e organizziamo un camp internazionale». Leggio, che da anni lavora nel settore femminile, rivolge uno sguardo più ampio: «In Sicilia dobbiamo darci una mossa. Ci sono tante realtà che s’impegnano: La Fenice Priolo, la Consolini Enna, il Verga Palermo, ma anche altre che non conosco. Riusciremo se tutti ci muoviamo e smettiamo di piangerci addosso, mettendo passione, tempo e organizzazione».

CHI SI SFORZA. C’è poi la Rainbow, che quest’anno è ripartita nel suo progetto giovanile a Catania. Ha messo su un folto staff tecnico e dirigenziale, è entrata in alcune scuole, ha una prima squadra competitiva, ma si è scontrata con l’iceberg dell’impianto. Il presidente Fabio Ferlito chiedeva in gestione il PalaGalermo, ma si è trovato con un palazzetto devastato dai vandali e chiuso da otto mesi. «La situazione è disastrosa – spiega –. Siamo senza campo perché al PalaCatania c’è sempre un impegno nuovo, tra concorsi e altre società. Il brutto è che dal PalaGalermo non c’è alcuna novità. Se lo prendessimo in gestione dovremmo pagare noi per sistemarlo, oltre 50 mila euro. Abbiamo un movimento giovanile in crescita, ma così è difficile gestirlo perché non si trovano gli spazi».

CHI NASCE. La mappa cestistica femminile è una groviera in Sicilia, ma quest’anno c’è una zona nuova che è emersa: Enna, che partecipa all’Open femminile con la Consolini. «L’attività è iniziata due anni fa – spiega il coach Francesco Milano –. Tre ragazze sono riuscite a costruire un gruppo di 16 elementi, con tanti sacrifici e volontà. L’Open è stata una scelta obbligata, le ragazze hanno tra i 15 e i 19 anni. Ho spinto io per crearlo e ringrazio il comitato regionale: è un onore essere in un campionato federale. Se non avessimo partecipato, avremmo perso molte ragazze».

Le difficoltà sono state nel creare da zero una realtà che sta muovendo i primi passettini nell’ambito della FIP. «Facciamo attività – prosegue Milano – in una città dove il palazzetto va condiviso con tante società. Noi però ci stiamo prendendo delle piccole soddisfazioni, siamo entrati nelle scuole e abbiamo coinvolto 30 ragazzine, il messaggio che il basket possa essere anche femminile è arrivato. Con il progetto ‘Mens Sana in Basketball Sano’ abbiamo coinvolto uno psicologo dello sport e ora l’obiettivo è partecipare in due anni alla Serie C».

La questione economica è stata anche risolta in casa. «Sono i genitori che ci aiutano: le mie Leonesse sono lo sponsor di sé stesse».

Crollato anche il numero delle praticanti

 

Vent’anni fa, solo nel basket femminile senior, c’erano 45 squadre; nel 2011-’12 erano 21, nel 2014-’15 erano 12, oggi sono ridotte a 11 (più sei della categoria Open). Una contrazione dovuta a tanti fattori, compreso quello dei contributi regionali che ormai sono ridotti all’osso, ma che parte soprattutto dall’attività giovanile che è svolta da sempre meno società e con un numero di atlete mai sufficiente.

Questa condizione genera un circolo vizioso con le distanze: la Sicilia è un territorio grande e meno società ci sono, più lunghe sono le trasferte e dunque i disagi per le ragazze ad affrontarle. C’è da dire però che anche a livello nazionale il numero delle tesserate nelle ultime stagioni è crollato: il rapporto con la pallavolo è di circa 1 a 10.

Quest’anno sono iscritte ai campionati giovanili 47 formazioni di 25 società diverse (compreso l’Open), ma c’è stato un boom rispetto allo scorso anno, quando le squadre erano appena 15. Mentre è inarrivabile la Lombardia (186 squadre), altre regioni grandi come Piemonte (60 iscritte), Veneto (52 squadre insieme al Friuli) o Campania (48) non hanno numeri molto superiori, senza contare le regioni più piccole.

Un discorso a parte si può fare per il Trofeo delle Regioni. La Sicilia non ha mai vinto la competizione riservata alle Under-15 (quest’anno dunque alle nate nel 2001-’02) ma negli ultimi anni ha ottenuto dei buoni piazzamenti, chiudendo sempre prima tra le formazioni del Sud Italia: nel 2015 è stata 12ª assoluta, nel 2014 è giunta 9ª, miglior risultato di sempre. «Solamente lo scorso anno si era infatti piazzata ultima, al sedicesimo post, siamo molto fieri non solo per la qualità di gioco messa in campo dall’intero gruppo» ricordava al ritorno di questa spedizione l’allenatore Gianni Recupido.

Proprio su queste pagine, l’allenatrice della selezione di quest’anno, Maura D’Anna sottolineava due concetti: che la base da cui scegliere non è numerosa ma che la scelta delle ragazze coinvolge anche altri fattori, oltre quello tecnico: «Le nostre 12 sono le migliori in Sicilia e come determinazione, entusiasmo e tenuta mentale – spiegava –: cambia poco che siano state scelte su una base di 50 o di 5.000».

 

«Questo sport deve entrare nelle scuole»

«I problemi della femminile non sono iniziati oggi, ma risalgono a molti anni fa». Il consigliere regionale della FIP, Antonio Aleo, cerca di inquadrare il problema dal punto di vista della federazione, con problemi e possibili soluzioni, che sembrano sempre poche.

«Il problema risale a quando le squadre di livello non pensavano a fare formazione giovanile, ma solo ad avere giocatrici fatte – spiega –. Dopo qualche anno, alcune società hanno investito e le altre si sono adeguate: sono così cresciute un buon numero di giovani, alcune arrivate anche in Nazionale, ma ora c’è stato un netto calo».

L’impegno nel settore giovanile è stato dunque discontinuo e ciò è sempre visibile nelle rappresentative regionali, che di anno in anno variano in qualità e quantità delle ragazze selezionate. La soluzione è troppo poco battuta: «Il problema è che si deve andare nelle scuole – prosegue Aleo –, ma è difficile entrare perché gli altri sport in cui non c’è contatto fisico sono preferiti. Per entrare nelle scuole, la FIP ha provveduto con dei progetti, con accordi con il provveditorato, con dei protocolli d’intesa, ma molte società trovano difficoltà o addirittura non vogliono impegnarsi».

Secondo il consigliere regionale, la soluzione è che le società investano di più: «L’obiettivo è ricercare le società che possano investire nel settore giovanile. Bisogna investire in strutture e formatori. La federazione aveva dato un’indicazione con l’inserimento dei parametri, un modo per spingerle ad acquisire delle giocatrici sin dalle giovanili: molte squadre non sono pronte». Aleo si riferisce ai Nas (Nuovi atleti svincolati): un parametro da pagare per ogni tesseramento senior e che va in gran parte alla società che ha formato la giocatrice.

«Il Verga lavora bene perché l’A2 trascina, così come la Passalacqua che è in A1: le società d’élite hanno meno difficoltà di quelle minori – prosegue Aleo –. Ma ci sono realtà molto interessanti come Lipari, che riesce a fare attività anche se è in una posizione disagiata, e l’Ad Maiora Ragusa, che impiega molte Under-16 in prima squadra. Alcune province si muovono, nelle altre si dovrebbero trovare sinergie».

Roberto Quartarone
da La Sicilia, p.23

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