Europei di basket: Sofia 1957
Il ricordo di … Giancarlo Sarti

«Fu un momento esaltante della mia carriera»… «Paratore era preparato e serio, con i compagni affetto e amicizia che dura oggi»…

Giancarlo Sarti (a sinistra) insieme a Stelio Posar (suo compagno di squadra anche a Livorno) ripresi in un raduno della Nazionale (da archivio personale di Giancarlo Sarti).

Giancarlo Sarti è nato il 22 aprile 1936, a Pontremoli, in provincia di Massa-Carrara, città quest’ultima dove cominciò a muovere i suoi primi passi da cestista. A 19 anni esordì in serie A nella vicina Livorno, e qui venne notato prima da McGregor e poi da Paratore, che lo confermò nel giro della Nazionale. Alto 1 e 90, era un’ala (alta per quei tempi) dotata di tecnica e di temperamento. Dopo una breve parentesi a Bologna, con la Fortitudo, raggiunse la sua affermazione a Cantù (sponsor Levissima, poi Oransoda), dove rimase otto stagioni, con ben cinque quarti posti. A Udine chiuse la sua lunga carriera di giocatore (a 35 anni), e aprì quella (altrettanto lunga) di general manager, culminata con la conquista dello scudetto a Caserta nel ’91.

Giancarlo Sarti in una foto d’epoca.

“Lo scenario dello stadio Levski di Sofia è un qualcosa che non si può dimenticare. Avevo già vestito la maglia della Nazionale per amichevoli o tornei, ma era la prima volta che partecipavo a una manifestazione continentale, e quelle tribune così imponenti, quel pubblico così numeroso, trasmettevano davvero tutta l’importanza dell’evento. Io e i miei compagni (parlo dei tanti giovani come me che ci ritrovammo in squadra) dovemmo inizialmente pagare lo scotto di questa sorta di eccitazione”.

“Personalmente lo ricordo come un momento esaltante della mia carriera di giocatore, nonostante il risultato del campo non fu quello che tutti speravamo. Il decimo posto finale ci penalizzò eccessivamente: in fondo, sarebbe bastato vincere lo scontro con la Francia (che ci batté di misura non so ancora come!) per guadagnare almeno quattro posizioni in classifica. La nostra, comunque, era una Nazionale per certi versi sperimentale, alla quale non si poteva certo chiedere un’impresa”.

Giancarlo Sarti in una foto recente

“Il prof. Paratore era un allenatore preparato, e molto serio. Devo dire che a me metteva un po’ di soggezione; ma forse era meglio così… A Sofia mi mise in campo in tutte e dieci le partite disputate, e io ho cercato di ricambiare la fiducia impegnandomi al massimo, facendo anche un po’ il cattivello, e riuscendo comunque ad andare sempre a referto con i miei punticini.”.

“Con i compagni di squadra avevo un rapporto di affetto e di amicizia vera, che dura ancora oggi quando ci si ritrova con qualcuno di loro per una rimpatriata. Stavo bene anche con i più anziani, come il capitano Bruno Alesini, Stelio Posar o Sandro Gamba, il quale praticamente mi aveva preso sotto la sua ala protettiva, e mi incitava sempre…Non mi sarei mai più staccato da quella maglia azzurra, che per me era davvero il massimo delle aspirazioni, ma per vicissitudini varie l’Europeo in Bulgaria fu purtroppo l’ultima occasione in cui la indossai…”.

 

a cura di

Nunzio Spina

 

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