Europei di basket: Wroclaw 1963
Il ricordo di … Stefano Albanese

I reduci dai Giochi del Mediterraneo… Infortuni e arbitraggi… Le amicizie… Le calze del prof. Paratore…

Stefano Albanese è nato a Palermo, il 20 maggio del 1944. Cresciuto nell’US Palermo, a soli 15 anni fece il suo esordio in serie B, ma appena l’anno dopo si trasferì a Roma, e con la Stella Azzurra riprese la sua trafila dalle giovanili in prima squadra, approdando stavolta in serie A nel ’62. Con la società del Collegio San Giuseppe rimase sette anni (con l’intermezzo di una stagione nelle Forze Armate di Vigna di Valle), quindi un’ultima apparizione nella massima serie a Cagliari, con la Brill, nel ’69-’70. Il prof. Paratore lo fece debuttare in Nazionale agli Europei del ’63, a Wroclaw. Ha fatto parte anche delle Nazionali giovanile e militare. Ala-pivot con ottime doti fisiche e atletiche, ha continuato a giocare fino al 1980, tra Vigevano (promozione in A2) e Pavia.

Stefano Albanese

“A Wroclaw mi ritrovai in una Nazionale piena zeppa di giovani rincalzi, e io, che avevo appena 19 anni, ero uno di questi. Erano rimasti a casa in tanti, in quell’occasione, anche alcuni di quei giocatori che appena la settimana prima avevano vinto l’oro ai Giochi del Mediterraneo di Napoli… Eppure, l’animus di questi rincalzi venne fuori subito, alla prima partita, quando battemmo l’Ungheria dopo tre tempi supplementari…”

“Dopo, però, la fortuna non ci ha premiato… Penso a quella sciagurata partita con i vice-campioni mondiali della Jugoslavia, giocata in tarda serata, persa di soli due punti, per di più col nostro capitano Paolone Vittori – infortunatosi per una slogatura a un dito… Non ci dormimmo la notte, e poi la mattina dopo un’altra sventura, quella di imbatterci in un arbitraggio davvero incapace, che ci procurò la sconfitta di un punto col Belgio… Sarebbe bastato vincere anche solo quest’ultima partita per arrivare quarti, altro che dodicesimi!”.

“Comunque quel campionato europeo, infelice per i risultati e – diciamo così – per l’amor proprio, è stato per me molto proficuo. Innanzitutto perché mi ha aiutato a maturare come giocatore: Paratore mi mise in campo in tutte e nove le partite, e già questo fu per me un motivo di grande soddisfazione… E poi fui contento per la nascita di una amicizia sincera con i miei compagni di squadra, che è ancora viva oggi a più di 50 anni di distanza…”.

Stefano Albanese e Nello Paratore (“Pallacanestro”)

“Vi racconto anche un aneddoto. In quegli anni, quando si giocava nei paesi dell’Est, si era soliti portarsi dietro oggetti comuni da vendere, come impermeabili, calze di nylon, penne a sfera Bic; a Wroclaw io, seppure esordiente, ero carico di questa roba. Il mattino del ritorno in Italia, dopo la colazione, il prof. Paratore si avvicinò e, togliendosi di bocca l’immancabile sigaretta, mi minacciò di vendergli le sue calze di nylon, altrimenti mi avrebbe lasciato in Polonia… Trovai l’acquirente – era una donna, e pure bella – e in un batter di ciglia portai dei soldi a Paratore; il mistero che rimane e di come poté spenderli (era moneta locale, ovviamente) a sole due ore dal decollo dell’aereo…”.

“A proposito di aereo. Paratore aveva una terribile paura di volare, era sempre teso, bianco in volto, proprio un’altra persona… Dopo quel viaggio di ritorno, abbastanza difficile e con un pilota a mio avviso non molto esperto, il Prof scese dall’aereo, pallido e tremante, si chinò e baciò il suolo!”.

a cura di
Nunzio Spina

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