Europei di basket: Helsinki 1967
Il ricordo di… Ottorino Flaborea

 

Capitan Uncino, vincente con Varese e colonna della Nazionale… L’inattesa sconfitta per 105-91 contro l’Urss…

Ottorino Flaborea è nato a Concordia Sagittaria, paese in provincia di Venezia, il 5 marzo del 1940. Primi tiri a canestro nella vicina Portogruaro, assieme a un’altra gloria azzurra, Giovanni Gavagnin. A Biella la sua prima affermazione, con la promozione in serie A e il debutto nella Nazionale di Paratore, nel ’62 in una amichevole. A Varese la sua consacrazione: in sette stagioni, quattro scudetti, tre Coppe dei Campioni, tre Coppe Intercontinentali, due Coppe delle Coppe; con l’intermezzo di un sorprendente secondo posto con l’Ignis Sud Napoli. In maglia azzurra, tre Olimpiadi (Tokyo, Città del Messico, Monaco), tre Europei (’65, ’67, ’71) e un Mondiale (’70). Nel ’72 il ritorno a Biella, e poi l’inizio della carriera di allenatore, senza abbandonare quella da giocatore, chiusa all’età record di 60 anni. Pivot di 1,97, il suo colpo micidiale era il tiro a canestro in gancio, che gli ha valso il soprannome di Capitan Uncino.

“Capitan Uncino” con la maglia di Varese, con la quale ha conquistato quattro scudetti e otto coppe internazionali.

 

“Mi fate parlare proprio dell’Europeo del ’67 in Finlandia, che dei tre da me disputati è quello in cui riportai il piazzamento peggiore! Ci trovavamo in formazione rimaneggiata, imbottita di giovani debuttanti, ma nonostante questo eravamo convinti di poter fare bene, e di ripetere almeno il quarto posto della edizione precedente. Arrivammo settimi, dopo avere sprecato più di una occasione di lottare addirittura per la zona medaglie, e la delusione fu tanta…”.

“Eppure, proprio a Tampere giocai una delle mie migliori partite in maglia azzurra, quella contro l’imbattibile URSS; che ovviamente non riuscimmo a battere, ma finì con un inatteso 105 a 91, con 23 punti messi a segno dal sottoscritto e una trentina da Masini… Pensare che i sovietici ci avevano talmente snobbato che il loro allenatore Gomelski aveva preferito addirittura andare a Helsinki per spiare avversari più titolati… Mi vedo ancora davanti i 2 metri e 15 del pivot russo Vladimir Andreev; cos’altro potevo fare per superarlo, se non ricorrere al mio tiro a uncino?”.

Ottorino Flaborea, in azione in un incontro della Nazionale

“Il nostro rendimento fu altalenante. Giocammo due belle partite con Francia e Grecia, in altre potevamo dare di più. Sarebbe bastato poco per battere la Bulgaria, ma lì avemmo la sfortuna di perdere per infortunio il pivot Merlati, che fino allora se le era cavata davvero bene: per un solo canestro, svanì l’accesso alle semifinali…”.

“Purtroppo, anche fuori dal campo il clima tra di noi fu tutt’altro che festoso. Nel bel mezzo del torneo arrivò la tremenda notizia della morte del fratello di Massimo Cosmelli, Maurizio, bravo cestista anche lui, vittima di una tragedia in mare; da allora, sul piano psicologico la squadra non riuscì più a riprendersi…”.

 

a cura di

Nunzio Spina

 

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