Europei di basket: Essen 1971
Il ricordo di… Renzo Bariviera

«Una svolta nella storia: il giusto riconoscimento per la ricostruzione operata da Giancarlo Primo»…

 

Renzo Bariviera, in Nazionale ha disputato cinque campionati europei.

 

Renzo Bariviera è nato a Cimadolmo, in provincia di Treviso, il 16 febbraio del 1949. Cresciuto cestisticamente a Conegliano e a Padova, cominciò nel ’69 la sua prima avventura con l’Olimpia Milano, conquistando uno scudetto e due Coppe delle Coppe in sei stagioni; dopo una parentesi a Forlì e a Ozzano, ritorno ai grandi successi con Cantù: altro scudetto, altre due Coppe delle coppe, ma anche due Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Poi la seconda avventura milanese, in tempo per conquistare ancora due scudetti e una Coppa Korac. Ala di 2 metri, fisico atletico, è stato un jolly, in grado di eccellere in vari ruoli in campo; buon realizzatore, col suo tiro in penetrazione o in gancio, si è dimostrato anche un altrettanto valido difensore, soprattutto ai rimbalzi. Il suo percorso in Nazionale è quasi coinciso con quello di Giancarlo Primo, dal ’69 al ’78, con 5 Europei, 2 Mondiali e 2 Olimpiadi; occupa il sesto posto nella graduatoria delle presenze (210), il quinto per punti realizzati (2193).

 

“Come faccio a non ricordarmi di Essen ’71? L’Italia del basket riconquistava finalmente una medaglia dopo non so quanti anni! Eravamo tutti felici di questo risultato, ma più di tutti lo erano proprio i più anziani della squadra, come Masini, Cosmelli, Flaborea, che ne avevano già disputati diversi di Europei, senza mai riuscire a salire sul podio. Ottorino Flaborea era addirittura impazzito di gioia; a tal punto che nella cerimonia di premiazione, durante la sfilata delle squadre, si appropriò del tricolore e lo fece sventolare; appropriazione indebita, perché quella bandiera avrebbe dovuto tenerla in mano il capitano, Massimo Masini, il quale si arrabbiò non poco…”.

Bariviera in azione nella partita contro la Cecoslovacchia (18 punti per lui), che regalò la qualificazione alle semifinali.

“Quella medaglia di bronzo, secondo me, segnò una svolta nella storia della Nazionale. Era il giusto premio al lavoro di ricostruzione che stava svolgendo da qualche anno Giancarlo Primo; la sua, secondo me, è stata una sorta di rivoluzione copernicana nel basket italiano, soprattutto per la sua concezione della difesa come pilastro fondamentale per costruire una vittoria. Io ho avuto la fortuna di fare accanto a lui tutta la mia carriera in maglia azzurra, e tra Europei, Mondiali e Olimpiadi, non ho mai portato a casa (tranne al debutto di Napoli’69) un risultato peggiore del quinto posto…”.

“Sì, in Germania disputai sicuramente delle buone partite, mettendo a segno un discreto bottino di punti (101 per l’esattezza, n.d.r.). E pensare che mi ero infortunato alla caviglia proprio all’ultimo allenamento… Primo, però, non ne volle sapere, e mi buttò lo stesso in campo. Stringevo i denti e man mano miglioravo; nella partita conclusiva contro la Polonia, la finale per il bronzo, avevo raggiunto il top, e mi sentivo veramente molto ispirato nel tiro… Ci marcavamo a vicenda con Jurkiewicz, che alla fine risultò il miglior realizzatore del torneo, e da parte mia ero soddisfatto di avergli concesso meno canestri di quelli che aveva messi a segno con URSS e Jugoslavia…”.

 

a cura di

Nunzio Spina

 

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