Europei di basket: Atene ’95
  Il ricordo di… Claudio Coldebella

«Una squadra di carattere, qualcuno si aspettava la qualificazione alle Olimpiadi ma la concorrenza era troppo titolata»…

Claudio Coldebella è nato a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, il 25 giugno 1968. A 17 anni entrò nel settore giovanile di Mestre, dove fece il suo esordio in A2, per poi conquistare la promozione in A1 con l’Aurora Desio nella stagione ’88-’89 (e da qui non passò inosservato). Cominciò quindi la sua bella avventura con la Virtus Bologna: sette stagioni, culminati con i tre scudetti consecutivi del ’93, ’94 e ’95, più una Coppa Italia e una Coppa delle Coppe. Playmaker di 1,98, un fisico adatto al ruolo, era un buon organizzatore di gioco, prediligendo il servizio al compagno alla conclusione personale, che comunque risultava spesso precisa; utilissimo in fase difensiva. Il profumo della maglia azzurra glielo fece sentire per primo Sandro Gamba, ma per un infortunio a una mano dovette rinunciare ai Mondiali del ’90. Il suo ingresso in Nazionale come titolare coincise con quello di Ettore Messina, con il quale condivise l’intero ciclo dei tre campionati europei dal ’93 al ’97. Le sue presenze di club proseguirono in Grecia, con due stagioni nelle file dell’AEK Atene e quattro in quelle del PAOK Salonicco (dove vinse una Coppa di Grecia). Fece in tempo, tornando in Italia, a diventare un beniamino dell’Olimpia Milano, dove chiuse la sua carriera di giocatore e iniziò quella di allenatore. Si è poi dedicato all’attività di dirigente, rivestendo il ruolo di general manager di varie società. Ha ricoperto anche, per tre anni, l’importante incarico di direttore generale della Lega.

Claudio Coldebella ha condiviso in Nazionale lo stesso percorso di coach Messina: tre Europei, ’93, ’95 e ’97.

“Fu l’Europeo del riscatto, quello di Atene ’95. Io almeno l’ho vissuto così! Dovevamo a tutti i costi cancellare la delusione della edizione precedente in Germania, e il quinto posto finale venne accettato come un buon risultato, forse il migliore che era possibile ottenere allora… Quelle che ci hanno preceduto in classifica erano squadre di altissimo valore e tutte agguerritissime (Serbia, Lituania, Croazia, la Grecia padrona di casa); squadre che peraltro abbiamo incontrato nel corso del torneo, perdendo sì, ma mai cedendo in maniera nettissima…”.

“Qualcuno si aspettava da noi la grande impresa di arrivare entro le prime quattro, per tornare finalmente a qualificarci a una Olimpiade, ma si trattava di far fuori la Croazia, che non aveva solo Kucoc e Radja, ma anche altri talenti meno conosciuti; in panchina, ricordo, c’era Jasmin Repesa (attuale allenatore dell’Armani Milano, n.d.r.), come secondo di Aza Petrovic… Per me è già stata un’impresa riuscire a sconfiggere, nelle ultime due partite, la Russia e la Spagna, che erano anche loro degli squadroni e non nascondevano le loro ambizioni… Ecco, queste ultime due vittorie hanno dimostrato come la nostra fosse comunque una squadra di carattere, che non si era fatta abbattere psicologicamente dalle sconfitte, e in continua crescita nel gioco”.

“Si giocava in una arena modernissima, l’OAKA, alla periferia di Atene, dove sarebbe poi stato ospitato il torneo olimpico del 2004… Si sentiva forte il calore del pubblico, e naturalmente quando giocammo con la Grecia ne restammo condizionati: affrontare l’Italia, per loro, era come un derby… Comunque, un ambiente stimolante, e io devo dire che mi sono trovato a mio agio; chissà, forse mi ero già ambientato in quella che, da lì a poco più di un anno, sarebbe diventata la mia nuova casa con la maglia dell’AEK…”.

“Atene è stata una tappa importante nel cammino di rinnovamento e di miglioramento della Nazionale di Ettore Messina, della quale io ho sempre fatto parte. E infatti, avremmo ancora scalato la classifica europea… Del resto Messina ha sempre ottenuto risultati quando ha avuto la possibilità e il tempo di mettere in pratica i suoi principi; per me lui è stato, e lo è ancora, un grande allenatore e un grande coach: voglio dire uno con le capacità sia di far crescere i giocatori attraverso il lavoro in palestra, sia di gestire la squadra in partita… Io sono convinto che in futuro riuscirà ancora a far bene per i colori azzurri…”.

 

 

a cura di

Nunzio Spina

 

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