Europei di basket: Barcellona 1997
Il ricordo di… Alessandro Abbio

«Otto vittorie consecutive, record? Comunque ci fermammo in finale»… «Sempre a mio agio con la maglia azzurra»…

 

Alessandro Abbio è nato a Racconigi (in provincia di Cuneo), il 13 marzo 1971. La sua culla cestistica è stata Bra (altro centro del cuneese), in una società che lo ha accompagnato dal mini-basket fino ai 17 anni, quando si è trasferito all’Auxilium Torino; qui subito l’esordio in A1, e la maturazione come giocatore, sotto la guida di validi allenatori (Asti, Lambruschi, Guerrieri, Danna). Nel ’94 il passaggio a Bologna, dove è rimasto otto stagioni, divenendo una bandiera della Virtus, con cui ha conquistato tre scudetti, due Euroleghe, una Supercoppa italiana e quattro Coppe Italia (tre titoli con Alberto Bucci, gli altri con Ettore Messina). Guardia di 1,93, fisico particolarmente votato al gioco in velocità, penetrazioni e tiro dall’angolo le sue migliori armi d’attacco, gambe e caparbietà quelle in difesa; sapeva adattarsi anche al ruolo di play. Esordio con la maglia della Nazionale nel febbraio del ’92, a Siena, in una partita contro la Cecoslovacchia su convocazione di Sandro Gamba; poi il percorso con Ettore Messina (Goodwill Games ’94, Europei ’95 e ’97) e quello con Bogdan Tanjevic (Mondiali ’98, Europei ’99, Olimpiadi 2000). Nel 2002 è andato a cercare nuove emozioni in Spagna, prima a Valencia (con un successo nella Uleb Cup), poi a Granada. Rientrato in Italia, venne frenato dagli infortuni, ciò che però non gli impedì di giocare (Livorno e Firenze) fino a 37 anni. Dopo il ritiro si è dedicato alla attività di allenatore, soprattutto del settore giovanile, tornando nella sua culla a Bra.

Alessandro Abbio, qui complimentato dai compagni in panchina al termine di una bella vittoria, ha disputato in azzurro tre Europei, dal ’95 al ’99 (da Giganti del basket, n° 8-9, 1999).

“L’Europeo che ci ha riportato in alto! Barcellona ’97 è stata una tappa importante nella storia della nostra Nazionale, non soltanto per il ritorno sul podio dopo tre edizioni, ma anche per la lunga serie di vittorie consecutive che siamo riusciti a ottenere nel corso del torneo, ben otto, credo che si sia trattato di un record… Ci siamo fermati solo all’ultima partita, nella finale con la Jugoslavia, che peraltro avevamo già battuto in qualificazione… Quella medaglia d’argento è stata davvero di grande valore…”.

“Messina stava guidando una Nazionale in continua crescita, e chi come me era in squadra da qualche anno percepiva proprio questo clima di entusiasmo e questa voglia di raggiungere grandi risultati… Ricordo che stavo rischiando di non andare in Spagna, perché mi ero lussato il pollice in un torneo di preparazione; ho stretto i denti, ho fatto di tutto per recuperare, sapevo che quella era una occasione che non potevo lasciarmi sfuggire…”.

Abbio, con la sua tipica agilità, sfugge a un raddoppio dei giocatori spagnoli nell’Europeo del ’99 a Parigi (da Giganti del basket, n° 8-9, 1999).

“Stavamo tutti bene fisicamente, quella è stata la nostra carta vincente; e poi siamo scesi in campo fin dalla prima partita con molta serenità, senza subire pressioni; il che ci ha permesso di rendere ognuno per quelle che erano le nostre possibilità, e soprattutto rispettando le regole di gioco imposte dal coach: collaborazione difensiva, innanzitutto, e poi attacco ben distribuito per cercare varie soluzioni… Così abbiamo portata a casa le otto vittorie di fila, a partire da quelle con Lettonia e Jugoslavia (Abbio in doppia cifra in entrambe, n.d.r.) fino a quella con la temibilissima Russia in semifinale; abbiamo incrociato tanti fuoriclasse sulla nostra strada, ma la nostra difesa è riuscita a braccarli, uno dietro l’altro… Se siamo caduti nella finale è stato solo perché ci è mancata la giusta malizia; quella che invece hanno mostrato di possedere i serbi, a partire da quel vecchio volpone di Zoran Savic, mio compagno di squadra nella Virtus Bologna, che ha riservato un trattamento «muscolare» al nostro Fucka…”.

“Finiva così, in bellezza, la mia esperienza in Nazionale con Messina, che per mia fortuna avrei subito ritrovato come allenatore di club a Bologna; e sarebbe cominciata quella con Tanjevic, con il quale avrei presto raggiunto altre grandi soddisfazioni… Posso dire di essermi trovato sempre a mio agio con la maglia azzurra, fin dai tempi in cui Sandro Gamba mi fece esordire nel ’92, confessandomi che mi apprezzava per il buon uso che facevo dei fondamentali, l’arresto e tiro soprattutto… Da parte mia ho sempre cercato di adattarmi alle richieste dei vari allenatori e alle esigenze della squadra, e credo che questo mi abbia aiutato molto…”

 

a cura di

Nunzio Spina

 

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