Europei di basket: Stoccolma 2003
Il commento del coach… Carlo Recalcati

«Il risultato più bello che potessi ottenere»… «Una squadra unita, determinata e sempre in grado di lottare»…

Carlo Recalcati, al suo debutto europeo come allenatore, conquista subito una medaglia (da Storie Straordinarie-FIP).

Carlo Recalcati aveva ancora voglia di giocare quando intraprese la sua carriera di allenatore; tanto che per una stagione, ’80-’81, rivestì il doppio ruolo nella squadra di Parma in cui si era trasferito, dopo aver abbandonato a 34 anni il grande palcoscenico di Cantù. Fu quasi costretto a compiere questo passo da Gian Matteo Sidoli, arbitro reggiano (nonché ideatore del “Premio Reverberi”), allora anche general manager della squadra parmigiana, che militava in serie B. A sedere stabilmente in panchina, Recalcati cominciò l’anno dopo, sempre in B, con l’Alpe Bergamo, che poi condusse nella massima serie. Stessa prodezza gli riuscì qualche anno dopo a Reggio Calabria; seguirono squadre e risultati sempre più importanti, fino ai due titoli tricolori consecutivi, a Varese nel ’99 e con la Fortitudo Bologna nel 2000. Nel settembre dell’anno successivo arrivava la chiamata dalla Federazione per guidare la Nazionale, lasciata da Tanjevic. Confermati due terzi dei giocatori della precedente gestione (ma senza più Myers, Fucka e Andrea Meneghin), si iniziò il cammino che avrebbe portato all’Europeo in Svezia del 2003.  

“Era la mia prima uscita ufficiale sulla panchina azzurra, e la conquista della medaglia di bronzo (che ci regalò anche la qualificazione alle Olimpiadi di Atene) fu davvero il risultato più bello che potessi ottenere! L’inizio del torneo, per la verità, era stato tutt’altro che incoraggiante: perdemmo prima con la Slovenia, poi con la Francia, che ci diede più di trenta punti di scarto, ma sinceramente in quest’ultima partita, che sembrava già compromessa, non mi preoccupai del punteggio, e cercai di risparmiare le energie per l’ultimo incontro del girone, contro la Bosnia… Ero sicuro che da parte nostra ci sarebbe stata una reazione, e infatti arrivò quella vittoria che ci permise di qualificarci…”.

“Ricordo un episodio curioso, ma significativo: dovevamo trasferirci da Lulea a Norrköping già la stessa sera, per incontrare la Germania il giorno dopo; il charter messo a disposizione dalla FIBA ritardò tantissimo, non c’era più il personale di terra, e allora facemmo una specie di lunga catena umana per caricare i bagagli nella stiva… Arrivammo a destinazione alle tre di notte, dopo un viaggio turbolento, ma vedevo che più aumentavano i contrattempi, più i ragazzi si caricavano… Ecco, sul piano psicologico c’era stata la svolta: in tutte le partite, da allora (compresa la sconfitta di misura con la Spagna), si è vista una squadra unita, determinata, sempre in grado di lottare fino all’ultimo e convinta di poter vincere contro ogni avversario…”.

“Ho avuto la grande soddisfazione di impiegare tutti i miei giocatori, e di ricevere da ognuno di loro un contributo importante… Mi piace, per esempio, sottolineare quello che è riuscito a dare l’esordiente playmaker Lamma nella finale contro la Francia, quando in un colpo solo abbiamo dovuto fare i conti con gli infortuni di Bulleri e di Basile; Davide è stato un elemento chiave nella difesa a zona che ci ha permesso di bloccare i loro tiratori, sicuri com’erano di poterci nuovamente sotterrare di canestri… Ho citato Lamma, potrei ricordare le prodezze, a turno, di ogni giocatore…”.

“Non era una squadra di grandi talenti, la nostra; era una squadra di lottatori! I talenti, le stelle NBA, ce li avevano gli altri… Sapevo di avere con me un gruppo che ci avrebbe ancora potuto dare delle soddisfazioni nel breve periodo; ma già allora, nel clima di festa di Stoccolma per quella insperata medaglia di bronzo, dichiarai apertamente che bisognava seriamente pensare al futuro, a creare un ricambio valido, perché dietro questo gruppo secondo me c’era un vuoto… Credo che non mi presero molto sul serio, i più pensarono che lo dicessi solo per dare più valore ai risultati che avrei potuto ottenere…”.

a cura di

Nunzio Spina

 

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