Europei di basket: Stoccolma 2003
Il ricordo di… Roberto Chiacig

«Una Nazionale operaia senza un vero leader»… «Non potevo pretendere di meglio dalla mia esperienza in Nazionale»… 

Roberto Chiacig è nato il 1° dicembre 1974, a Cividale del Friuli, in provincia di Udine. La pallavolo aveva cercato di accaparrarselo, bello alto come era già da ragazzino, poi fu la Benetton Treviso a fargli cambiare rotta, facendolo crescere cestisticamente nelle sue giovanili, e inserendolo poi in prima squadra, ma solo per una stagione. A soli 20 anni iniziava il suo lunghissimo girovagare (in Italia e all’estero), che lo ha portato a cambiare casacca per ben diciannove volte, compresa l’ultima del CUS Jonico Taranto, in serie B, dove ha militato la scorsa stagione. Centro di 2,10, fisico robusto e spalle larghe, Chiacig è sempre stato una garanzia per il lavoro (spesso oscuro) da svolgere sotto i tabelloni: anticipi difensivi, stoppate, tanti rimbalzi, anche il tiro al momento giusto. Nel suo palmares brillano: uno scudetto e una Coppa Saporta a Siena, un EuroChallenge e una Coppa Italia a Bologna (rispettivamente con Virtus e Fortitudo). All’estero due importanti parentesi: la prima a 22 anni con l’AEK Atene, la seconda dieci anni dopo a Valencia. Nel giro della Nazionale fu inserito per la prima volta da Ettore Messina, ma il debutto in una manifestazione ufficiale avvenne con Bogdan Tanjevic, al Mondiale del ’98, tecnico col quale ha poi disputato due Europei (oro a quelli del ’99) e una Olimpiade (Sidney). Confermato da Recalcati, ha giocato in maglia azzurra ancora due Europei (bronzo nel 2003) e una Olimpiade (Atene, medaglia d’argento).

Roberto Chiacig ha vestito la maglia azzurra in quattro edizioni degli Europei, dal 1999 al 2005.

“Il bronzo dell’Europeo in Svezia ci ha ampiamente ripagato del deludente piazzamento rimediato nella edizione precedente in Turchia; e forse abbiamo avuto dalla nostra parte anche quel pizzico di fortuna che allora ci aveva completamente voltato le spalle… Questi tornei continentali sono fatti così: puoi anche perdere partite, ma se vinci quelle giuste vai avanti fino alla fine… Proprio quello che è successo a noi in Svezia, nel 2003: eravamo usciti sconfitti dai primi due incontri del girone, stavamo per fare le valigie per tornare a casa… Ci trovavamo a Lulea, un paesino sperduto del Nord, dove sembrava di stare in ritiro di lavoro, e questo aveva abbassato ancor più il nostro morale… Poi è arrivata la vittoria-qualificazione con la Bosnia-Erzegovina, e da allora è cambiato tutto…”.

“Io facevo parte di un gruppo abbastanza numeroso e affiatato, lasciato in eredità da Tanjevic, che secondo me aveva lavorato benissimo, al di là dei risultati… Coach Recalcati ha apportato qualche cambiamento, inserendo giovani con la mentalità del gioco di squadra, disposti anche a sacrificarsi per gli altri… Ne è venuta fuori una Nazionale operaia (l’hanno chiamata così), senza un vero leader, tutti in grado di dare il proprio contributo in campo, uniti più che mai… Agli avversari, praticamente, venivano a mancare i punti di riferimento…”.

“In questa maniera abbiamo sorpreso tutti, o quasi… A partire dalla Germania, che era convinta di farci fuori facilmente, così come la Grecia di Ioannidis, che avevo avuto come allenatore all’AEK Atene, e per me era una specie di derby; per non parlare della Francia, che ci aveva dato più di 30 punti in qualificazione, e che poi ci siamo ritrovati nella finale per il bronzo; tutte squadre con fuoriclasse della NBA… Il nostro merito è stato quello di tenere le partite sempre in equilibrio, alla fine chi aveva più voglia e più forza di lottare, cioè noi, aveva la meglio… L’impresa stava per riuscirci anche in semifinale con la fortissima Spagna di Pau Gasol, quando abbiamo ceduto solo di due…”.

“Dalla mia esperienza in Nazionale non potevo pretendere di meglio: quattro Europei, due Olimpiadi, tre medaglie, ognuna di colore diverso! Ho avuto la fortuna di far parte di un felice periodo storico e di un gruppo con una mentalità vincente; e naturalmente sento l’orgoglio di avere vestito la maglia azzurra, e di essere stato utile in qualche modo alla squadra, con la mia tenacia e la mia testardaggine …”.

a cura di

Nunzio Spina

 

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