Europei di basket: Madrid 2007
Olé Russia nell’arena spagnola!

La Spagna più caliente per ospitare la manifestazione… Un’Italia in punta di piedi… Bargnani: un NBA per gli Azzurri… Nono posto finale…

Il logo dell’Eurobasket 2007; Spagna per la terza volta paese ospitante, ma per la capitale Madrid è il debutto (da fibaeurope.com).

La congiunzione astrale sembrava avverarsi nel momento più favorevole per la Spagna. L’inseguimento al titolo europeo, da parte della Nazionale iberica, era cominciato già da quattro edizioni, con l’argento nel ’99 a Parigi, poi il bronzo nel 2001 a Istanbul, ancora argento nel 2003 a Stoccolma, quarto posto nel 2005 a Belgrado; e ai Mondiali in Giappone del 2006 era arrivato il primo oro in una manifestazione internazionale. Tempi ormai maturi per ultimare quell’inseguimento, con la combinazione – felice quanto mai – di poterlo fare davanti al proprio pubblico. Per un piccolo errore di calcolo, nell’osservazione dei corpi celesti, il fenomeno sfuggì all’ultimo istante, e bisognò attendere il successivo appuntamento.

La Spagna organizzava per la terza volta un Eurobasket, ma si trattava di un debutto per la capitale Madrid, sede della seconda fase a gironi e di quella finale a eliminazione diretta. Stavolta Barcellona fuori dalla kermesse; per i quattro gruppi di qualificazione erano state scelte le città di Granada, Siviglia, Palma di Maiorca e Alicante. Insomma, la Spagna più caliente per accendere una edizione che doveva risultare storica!

Marco Mordente a canestro (e alla fine in doppia cifra) nella sfortunata partita con la Slovenia (da Superbasket, n° 36, 2007).

Un motivo in più di interesse veniva dall’ennesimo cambio di formula, che in qualche modo cercava di livellare un po’ le chance di ogni squadra. Le prime tre di ogni gruppo di qualificazione andavano a formare due gironi da sei, portandosi dietro i punti conquistati con le avversarie qualificate, e scontrandosi poi solo con le nuove. Alla fine, le prime quattro accedevano ai quarti. Insomma, qualche partita in più da giocare e meno scontri da “dentro o fuori”. Provare per credere se spettacolo e valori in campo ne sarebbero stati esaltati!

Intanto, il nuovo meccanismo poteva permettere a una squadra di essere ancora in corsa, al pari delle altre, dopo tre sconfitte su cinque partite disputate. Accadde proprio alla nostra Nazionale, che a questo Europeo si era presentata in punta di piedi – ma anche con qualche velato proposito di riscatto – dopo le ultime altalenanti prestazioni, comprese quelle del recente Mondiale giapponese (eliminata agli ottavi). Ad Alicante gli azzurri avevano avuto un debutto sfortunato con la Slovenia (68 a 69), non era andata meglio con la Francia (62 a 69, con 36 di Parker), ma era bastata la vittoria sulla Polonia (79 a 70) per guadagnare la seconda fase. A Madrid nuovo esordio negativo, con la Lituania (74 a 79), poi l’affermazione con la Turchia (84 a 75), che ci dava – nonostante tutto – la possibilità di giocarci l’accesso ai quarti nello scontro con la Germania. Si pensava di fare i conti col solito Nowitski (tra l’altro poi inserito per la terza volta nel quintetto ideale e per la terza volta miglior marcatore), e invece dovemmo subire anche i colpi della giovane guardia Johannes Herber: 67 a 58 per loro, e ancora una volta l’Italia fuori dalla fase finale di un Europeo.

Andrea Bargnani, primo NBA della Nazionale italiana, alle prese con la difesa slovena (da Superbasket, n° 36, 2007).

Coach Recalcati stava facendo di tutto per cercare di rivivere le emozioni della sua iniziale esperienza sulla panchina azzurra. Ma portare avanti un processo di rinnovamento e ottenere contemporaneamente dei risultati era un’impresa che risultava sempre più ardua. Già ai Mondiali dell’anno prima, il ricambio era stato rilevante, con la rinuncia definitiva a uomini come Galanda, Righetti, Chiacig e Pozzecco. Venivano confermati (e ad alcuni di loro concessa una prova d’appello) Basile, Soragna, Marconato, Bulleri, Gigli, Mancinelli e Mordente. Tra i nuovi, ecco finalmente un “NBA” anche per i colori azzurri: Andrea Bargnani, 22 anni, alto 2,13, nato a Roma e affermatosi cestisticamente a Treviso, con uno scudetto nel 2006; il 1° novembre dello stesso anno aveva esordito con i Toronto Raptors, primo giocatore italiano a essere chiamato nel “primo giro” delle scelte professionistiche statunitensi. Ci si aspettava tanto da lui, forse troppo per quello che la sua ancora limitata esperienza poteva dare. Più concreto risultò, in quell’europeo spagnolo, il contributo di Marco Belinelli, guardia di spiccato talento, cresciuto nella Virtus Bologna, dove a soli 15 anni si allenava già con la prima squadra di Ettore Messina, al fianco del campione argentino (suo mito!) Manu Ginobili. Recalcati lo aveva portato con sé ai Mondiali in Giappone, a 20 anni; lui l’esordio in NBA lo avrebbe fatto registrare poco tempo dopo, nell’ottobre del 2007, con i Warriors Golden State.

Faceva la sua comparsa in Nazionale anche un altro futuro NBA, Gigi Datome, che però fece registrare pochi minuti di gioco in quella occasione, al pari del play Fabio Di Bella e del pivot Andrea Crosariol. Il migliore in Spagna risultò Andrea Gigli; convincenti le prestazioni di Bulleri e Mordente, promettente quella di Belinelli (con 15.5 di media punti partita). Non bastò per tornare in alto. Ancora una volta la classifica finale sentenziava: nono posto!

Marco Belinelli, al suo esordio in un Europeo, risulterà il miglior realizzatore per gli azzurri: qui contro la Turchia (da Superbasket, n° 37, 2007).

La Nazionale spagnola, come detto, arrivò a un passo dal tanto atteso trionfo, sconfitta di un solo punto (59 a 60) nella finale per l’oro di Madrid, per mano della Russia, peraltro già battuta di 12 nella seconda fase. Pau Gasol, stavolta, era affiancato da altri tre NBA di valore, tra cui il fratello Marc (2,16, tre cm più alto) già scelto dai Los Angeles Lakers. Il pubblico di Madrid, al “Palacio de Deportes de la Comunidad”, contemplò a lungo le sue stelle, poi si dovette consolare con un argento che sembrava una sorta di maledizione: era stato argento alla prima edizione nel ’35, ne erano arrivati altri cinque da allora in poi.

Tornava a soffiare il vento dell’Est. Con la Russia, che dopo l’epopea URSS si era accontentata solo di salire due volte sul podio, ma stavolta metteva piede sul gradino più alto. E con la Lituania, sempre lì a contendere ai cugini russi questa sorta di primato “post-sovietico”, vittoriosa nella finale per il bronzo con i campioni in carica della Grecia.

Quello della Russia non fu un dominio sul campo, dato che dovette subire una sconfitta da parte della Spagna, ma emerse in maniera più netta degli anni passati il talento dell’ala Andrej Kirilenko, “americano” in forza agli Utah, eletto MVP del torneo. Belli a vedersi anche i cestisti lituani, con le guardie tiratrici “italiane” Kaukėnas (Cantù, Siena) e Šiškauskas (Treviso), e anche qui con l’immancabile NBA, l’ala Darius Songaila (Chicago Bulls).

Magra consolazione per noi il fatto che la Germania, colpevole della nostra eliminazione, non arrivò oltre il quinto posto. Però quel Nowitski… Raggiungeva lo jugoslavo Radivoj Korac nella classifica dei migliori marcatori degli Europei; un gradino più su, a quota quattro, restava l’inavvicinabile Nikos Galis.

 

Nunzio Spina

Belgrado 2005Katowice 2009
Il ricordo di Carlo Recalcati, Angelo Gigli e Sandro Galleani

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