Il commiato di Guerra: «Orgoglioso del lavoro svolto»

Le voci sulla sua partenza sono state confermate ieri. Coach Massimo Guerra non allenerà l’Alfa Basket nella prossima stagione, uscendo dal biennale che aveva con la formazione catanese. Tra le motivazioni dell’addio, sicuramente c’è la questione familiare. Inoltre, l’emergenza sanitaria ha obbligato tutti a uno stop che ha reso arduo programmare per il futuro: troppo poche le certezze, difficile capire come e quando si tornerà in campo in questa fase. È chiaro però che chi può programmare lo sta facendo: sarà quasi certamente Oderzo, in C Gold veneta, ad abbracciare il coach, che a Catania era venuto per puntare in alto e tornare in terza serie.

Massimo Guerra (foto Gabriele Mazzullo)

«Oderzo è una società seria, è stato allenato da Furio Steffè, un allenatore importante – attacca l’allenatore veneto –. Quest’anno sarà una rivoluzione, in cui cercheranno di ripartire dalla valorizzazione dei giocatori del territorio. Quasi tutti faranno così. Il materiale umano è buono, si potrà far bene. Hanno anche un progetto giovanile importante e sarà stimolante. Ho sempre detto che Catania è la mia prima scelta, ma dovrei continuare a stare a molti chilometri da casa, lontano da mia mamma vedova e da mia figlia. Se c’è una prospettiva di crescita, mi fa molto piacere».

Guerra era stato l’investimento di punta del progetto Alfa-Cus, ma il virus ha cambiato le carte in tavola. «A Catania mi trovo bene, anche di più! – prosegue il coach – Ho instaurato amicizie importanti. Purtroppo le prospettive sono cambiate, ridimensionate, quindi non me la sono più sentita di stare ancora lontano da casa. Spero di aver lasciato la mia visione di pallacanestro, basata soprattutto sui rapporti interpersonali. Sono orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto, anche se c’è sempre la possibilità di migliorarsi. All’inizio non è stato così semplice, non è facile comunicare tra società e persone diverse; le difficoltà cammin facendo si sono appianate. Abbiamo fatto un buon lavoro. Ci sono tanti attestati di apprezzamento, dai ragazzi della prima squadra e questo mi rende orgoglioso. Do tanto, ma ritorno con un bagaglio tecnico e umano molto più ricco perché lo staff e i ragazzi mi hanno dato tantissimo».

Coach Guerra con la squadra (foto Gabriele Mazzullo)

La domanda che ritorna periodicamente è: cosa serve alla provincia di Catania per fare il salto di qualità? Coach Guerra, dopo un anno e mezzo di lavoro sul campo, si è fatto un’idea chiara: «Catania ha tanta passione per questo sport, ci sono tante piccole e medie società. L’unica cosa che penso serva è una figura che con carisma e potenzialità economiche, che sia da guida e proponga un progetto interessante a cui tutti possano credere e attingere. Una cosa è il principe nel giardino dei poveri, un’altra seguire una figura carismatica che faccia bene a tutto il movimento e crei la leadership. C’è bisogno di volontà e competenza per fare buona pallacanestro, ma bisogna fare il salto di qualità a livello economico. Serve una figura che riesca a coinvolgere tutti i personaggi del polo commerciale-economico, che possano credere e investire nel progetto. Catania ha tutto: spettacolare, grande, con aeroporto… che non abbia una realtà importante è triste, ma non è semplice crearla».

Fino a fine mese, l’allenatore rimarrà in città, poi tornerà al Nord, portando con sé i ricordi di 20 mesi siciliani in agrodolce. Rimane comunque l’amaro in bocca, agli amanti del basket che restano a Catania, perché ogniqualvolta si prova a fare il salto di qualità qualcosa trattiene a terra la palla a spicchi. Si ripartirà, ma sarà a questo punto interessante capire chi potrà raccogliere l’eredità di Max Guerra e continuare a seminare, per far crescere tutto il movimento. Risorse locali (ce ne sono) o un altro elemento carismatico da fuori Sicilia? Intanto, speriamo inizino a delinearsi certezze per il futuro del basket in generale.

Roberto Quartarone

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