L'ascesa della Virtus: Carmelo Carbone

Oggi tra i dirigenti catanesi pi attivi ed esperti, ma Carmelo Carbone ha avuto anche un passato da giocatore delle quattro principali squadre catanesi degli anni sessanta-settanta. Ho giocato con la Grifone, con il Gad Etna, con lo Sport Club e con il Cus. Ha avuto la fortuna di passare dalle cure di tutti i pi importanti tecnici che hanno operato a Catania in quel periodo, da Penzo a Trovato, da Puglisi a Di Maria.

DIRETTORE SPORTIVO. Carmelo Carbone, 59 anni, oggi il direttore sportivo della Grifone [Basket Catanese].

stato con Amerigo Penzo che ho iniziato a giocare, spinto dal mio compagno di classe Giuseppe Mineo. Insieme siamo entrati alla Grifone nel 1963; eravamo i giovani aggregati alla prima squadra. Quando la societ stata assorbita dal Gad Etna, ci siamo uniti ai giocatori dellaltra societ. In squadra cerano tra gli altri Puccio Corona, il giornalista della Rai, Gangemi, detto Alivu, Bertocco, un lungo di Siracusa, Ruggiero, un militare elicotterista che ha fatto anche larbitro in Serie A, e molti altri. Ci allenava Tot Trovato.

Quando finita la sua esperienza con il Gad?
Nel 1968, quando mi sono trasferito allo Sport Club di Santi Puglisi. Era il primo anno di Serie D e abbiamo ottenuto una facile salvezza, con l’innesto di vari giovani. Penso che quella sia stata la mia migliore stagione, perch avevo finito le giovanili e la mia nuova squadra disputava un campionato importante. Dopo un anno di assestamento, abbiamo vinto il campionato e siamo stati promossi in C. Io per sono passato al Cus, che in seguito sarebbe diventato Leonardo da Vinci, con Giovanni Di Maria in panchina. Ho chiuso in Promozione con il San Giovanni la Punta.

Quali erano i suoi pregi e i suoi difetti da giocatore?
Il punto forte era la tecnica e mettere in condizione gli altri di segnare; avevo anche un buon tiro. Il punto debole era il fisico che non era un gran che.

Il pi grande allenatore che ha avuto?
Tot Trovato, che penso sia stato uno dei personaggi pi importanti per il basket a Catania, anche come dirigente; con lui ho affinato le mie qualit tecniche. I risultati pi importanti li ho ottenuti comunque con Santi Puglisi, vincendo un campionato di serie D. Lui faceva volare la squadra, era un bravissimo preparatore atletico e riusciva anche a motivare molti giovani come Cosentino, Borz, Famoso, Strazzeri, i Vitale e molti altri Altrettanti giocatori sono usciti da Trovato, come Span, Mineo, Torrisi, Di Salvo, Marino

Chi stato il miglior giocatore catanese?
Almeno fino agli anni ottanta, penso che Diomede Tortora sia stato il miglior giocatore, oserei dire di tutta la Sicilia. Se fosse andato fuori sarebbe giunto sicuramente in serie superiori. Era un giocatore eclettico: ha iniziato da lungo e ha finito da play, era forte sia in attacco che al tiro (con laiuto del tabellone segnava sempre). E ha giocato per parecchio tempo. Il giocatore migliore che abbiamo avuto a Catania stato comunque Angelo De Stasio, che ha avuto la fortuna di giocare in Serie A alcuni anni dopo il mio ritiro. Ai suoi tempi, il Gad Etna giocava in Serie C, che equivale ad una B2 odierna, e quasi tutti i giocatori erano catanesi, tranne qualcuno che veniva soprattutto da Ragusa e Siracusa. Il nucleo comunque era sempre locale.

Quali sono stati i suoi avversari pi forti?
Nan Lo Presti, che nel primo campionato allievi contro la Virtus Ragusa ci fece perdere la partita che valeva la finale regionale allultimo secondo. Poi lho avuto come compagno di squadra. Mi faceva dannare lanima Miceli, che giocava nel Messina come playmaker e aveva delle gambe eccezionali. Un altro grande stato Beppe Vento, di Trapani.

PRIMO SUCCESSO. Lo Sport Club 1970-1971, che venne promosso in Serie C con Santi Puglisi in panchina [La Sicilia].

Ha mai allenato?
S, dopo il ritiro per un biennio lo Schweitzer di Michele ed Eugenio Pascucci, due arbitri. Tra gli altri atleti, avevo anche Touche Maugeri che ha poi giocato anche con Gad Etna e Milazzo.

Quali sono le partite che ricorda con pi emozione?
Intanto, lesordio in Serie D contro il Mosaici: abbiamo perso di due punti, ma ho giocato abbastanza bene, stata molto combattuta (mi ricordo anche una rissa finale); mi rimasta impressa. Unaltra contro lEdera Trapani, lanno della promozione con lo Sport Club, dovevamo limitare Beppe Vento e ci siamo riusciti, vincendo. Aggiungo anche dei dettagli ad un aneddoto che ha gi raccontato Gianni Di Maria: per Leonardo da Vinci-Giarre ci buttarono cartoni, acqua, latte, ortaggi vari per non farci giocare la finale a tre contro loro e Santa Maria di Licodia. Pensavano di aver subito dei torti nella partita contro il Licodia, quindi non volevano farci giocare. Vincemmo comunque a tavolino e anche contro gli altri avversari, in una partita strana.

Quando si avvicinato alla nuova Grifone?
Dopo lesperienza con lo Schweitzer, mi sono allontanato e sono rientrato nel 1994, quando Enzo Molino ha proposto a me e ad altri vecchietti, tra cui Span, Galat, Parrinello e Tortora, di giocare in Serie D. Era un campionato interessante, con avversarie del calibro di Vittoria e Pozzallo, malgrado fosse di livello pi basso rispetto a quandero pi giovane. La societ aveva ancora pochi ragazzi a livello giovanile, ma presto arriv Riccardo Cantone, con cui abbiamo iniziato un progetto importante. In due anni abbiamo fatto crescere atleti del calibro di Emanuele Diana, Gianfranco Galat, Ettore Gissara. Il progetto mirava a portare la Grifone in Serie C1 e la base sono state le vittorie a livello giovanile. Poi Cantone stato chiamato da Caltanissetta e si sono succeduti vari tecnici, tra cui Balbo, Morelli, Zacevic

La partenza di Cantone ha condizionato il progetto?
Certo. La Grifone aveva cominciato proprio cercando lallenatore e aveva preso uno tra i pi capaci sulla piazza. Avevamo unottima squadra e molti tuttora giocano a buon livello.

Allora quand finito il progetto?
In realt non finito. Anzi, la squadra ha avuto per un periodo come vertice il Cus, perch la squadra universitaria aveva bisogno di una societ esterna per affrontare la B2. Si impegnarono Molino e il presidente Di Maita, ma ci furono molte difficolt. Nel momento in cui iniziarono a perdere soldi di tasca propria, a causa degli stipendi ai giocatori e ad altre spese, si dovettero ritirare. Le casse si erano svuotate, mantenere atleti quali Giuffrida, Ceper, Rugolo e Grasso fu una spesa eccessiva. Il progetto giovanile continu, ad esempio Marco Consoli e Massimiliano Porto sono cresciuti in quel periodo; in realt, gli obiettivi furono cambiati in corso dopera. Si sarebbe potuta raggiungere tranquillamente la Serie C1.

VECCHIETTI. Carmelo Carbone con la Grifone 1994-95, una squadra di “vecchietti” [C.Carbone].

Come si arrivati alla Grifone odierna?
Questa era una societ satellite della Virtus e sarebbe stata venduta se io e Vergani non lavessimo iscritta. Il buon Nino Vergani stato il segretario storico della squadra, mentre io negli ultimi anni sono stato prima responsabile del settore giovanile, poi il team manager in Serie B2. Far scomparire la Grifone sarebbe stata una pugnalata, quindi con Vergani ci siamo rimboccati le maniche e ora siamo orgogliosi che alcuni ragazzi abbiano deciso di rimanere con noi: Catotti, Marletta, Marzo e Consoli danno lanima nelle partite e continuano a gratificarci. Per il futuro abbiamo Orazio Livera, un 90 interessante, che stiamo mettendo in prima squadra. Bisogna stare attenti per a non bruciare i pi giovani.

Cosa ha spinto i giocatori a rimanere a Catania?
Hanno deciso loro di rimanere. Alcuni erano ancora vincolati alla Virtus, che oggi fa solo un campionato under-21, altri come Consoli e Marzo no, ma hanno preferito fare da traino qui per i pi giovani. Se li chiameranno da una serie superiore, li lasceremo andare.

Come giudica il quadriennio della Virtus?
stato un periodo doro per Catania, perch finalmente abbiamo visto giocatori di una certa importanza come Cattani, Babetto, Maran e Gottini, che hanno contribuito a far crescere i nostri giovani. Abbiamo visto del buon basket e abbiamo raccolto qualche frutto. Lultima salvezza, poi, stata merito dei giovani, come Consoli, Marletta, Catotti, i fratelli Sacc: li avevamo presi giovanissimi e vederli giocare in un campionato cos importante mi ha inorgoglito, perch ha dimostrato che il mio lavoro servito a qualcosa. Questa esperienza dimostra che ai ragazzi non basta il talento: bisogna anche che abbiano la mentalit dellessere giocatori, perch senza abnegazione, sacrificio e costanza sempre difficile ottenere dei risultati. Oggi alcuni di loro giocano ad alto livello, altri si stanno ben comportando. Queste sono le soddisfazioni di un dirigente! Per quanto riguarda i tecnici, il professore Anselmo ha lavorato bene, aveva dato tanta fiducia ai ragazzi, e Morelli ha completato una salvezza per cui nessuno avrebbe scommesso un euro, per di pi con 7 giocatori catanesi su 10, gestendo la squadra in maniera impareggiabile. Ricordo con grande soddisfazione lultima partita vinta contro San Severo, allenata da Walter Magnifico, che ha fatto la nazionale: ci avevano dati per spacciati, eppure ci siamo salvati. stato un peccato aver ceduto il titolo, ma purtroppo andata a finire cos.

Si poteva evitare?
No, dal punto di vista economico la situazione era pesante. Si poteva evitare se ci fosse stato lintervento di altre societ o di altri imprenditori che avessero preso a cuore le sorti della squadra. stato un peccato perch qualcosa avevamo costruito: era la prima volta che Catania poteva contare su sette catanesi nel roster a quel livello e poi molti altri crescevano con la Grifone….

E il cambio tecnico era necessario?
Non fu un cambio tecnico, non cera niente da dire sul gioco della squadra, ma Francesco Anselmo non andava daccordo con la dirigenza e a causa di questi contrasti and via. Nessuno ebbe il buon senso di mettere da parte gli asti. Tutto sommato, considerando la salvezza, non and male.

In Serie B2, i giocatori prendevano rimborsi spese o stipendi?
Si spendevano somme importanti, soprattutto il primo anno, che andavano oltre il rimborso spese. In B2 si andava verso il professionismo e la maggior parte degli atleti giocava per lavoro. Cerano giocatori come Cattani, Bianchini, Babetto e Maran, che hanno una storia importante alle spalle. C bisogno di partire dai giovani, soprattutto da quelli locali; per questo il ruolo di Pippo Rossi era fondamentalmente perch creava un vivaio direttamente dalle scuole. La Virtus era arrivata ad avere tanti giocatori locali anche grazie al lavoro di Zacevic, Morelli e Strazzeri. Oggi, malgrado ci siano molte pi distrazioni, tanti tecnici riescono a catturare lo stesso i ragazzi.

Come si fa a farli diventare dei grandi giocatori?
Convincendoli che si devono allenare, aspettando il proprio turno. In una squadra deve esserci disciplina, in campo e fuori. Lallenatore deve essere aiutato da una dirigenza forte, con tutte le componenti che lavorano, soprattutto il viceallenatore e il team manager, che devono supportarlo. Molti hanno talento ma non sono riusciti ad arrivare in alto perch non hanno questa mentalit. Altri ragazzi invece con meno talento hanno fatto tanto perch, con disciplina, sacrificio e lavoro, sono migliorati e si sono ritagliati uno spazio. Ricordo che Riccardo Cantone seguiva questa linea con la sua professionalit e la sua mentalit. Seguiva i ragazzi dentro e fuori dal campo, pretendeva anche che portassero la pagella e loro si sentivano importanti e motivati. Tutto questo compito nostro, perch siamo anche degli educatori.

Qual era il suo ruolo alla Virtus?
Ero team manager. Si tratta di un ruolo importante, perch bisogna fare da collegamento tra la squadra, la dirigenza e i ragazzi. Tieni il polso della situazione: fai un po il confessore, parli con i ragazzi, vedi i loro bisogni, se trovi degli allenatori con cui poter dialogare riesci ad instaurare una discussione sia dal punto di vista tecnico che da quello morale, per risolvere i problemi. Sono stato fortunato perch ho avuto un dialogo sereno con Genovese, che mi ascoltava ma, ovviamente, prendeva in autonomia le sue decisioni. Cos stato anche con Anselmo e Morelli.

I suoi successi da team manager?
Ricordo che Marco Consoli nei primi anni di B giocava poco e lho rincuorato, per tenerlo sempre sulla corda. Allinizio cerano Cattani e Bianchini davanti a lui: era difficile trovare spazio, ma era messo nel roster. I giovani mordono il freno, ma in quei momenti si rivela la bravura del team manager, che deve riuscire a gestire le piccole crisi personali per dimostrare che la societ vicina ad ogni atleta. Secondo me, limportante larmonia nello spogliatoio.

PERIODO D’ORO. La Virtus Catania 2004-2005, di cui Carbone era responsabile delle giovanili; si riconoscono fra gli altri Sortino, A.Sacc, Marletta e Consoli, protagonisti della salvezza nel 2006-2007 [VirtusCatania.com].

Cosa ne pensa del panorama attuale?
triste ma inevitabile. Avendo perso la squadra leader, che rappresentava Catania ad un certo livello, bisogna riorganizzarsi ed difficile farlo subito. Secondo me tutte le societ cittadine che tengono a questo sport dovrebbero sedersi attorno ad un tavolo, sforzandosi di far nascere unaltra squadra in maniera equa. Nel passato ci sono stati casi simili: il Gad Etna prese il posto della Grifone, poi lo Sport Club sostitu lo stesso Gad Etna, consentendo sempre ad una squadra di rappresentare al meglio il basket catanese e a fare da traino per le societ minori.

Come sono i rapporti con il Gad Etna?
Ottimi, stimo molto Costantino Condorelli, appena acquisir un po pi di esperienza sapr meglio come muoversi. Anche il presidente della FIP provinciale Michelangelo Sangiorgio dovrebbe lavorare come collante cos come ai miei tempi faceva lingegnere Gigi Mineo. Questo lobiettivo: creare una societ forte. Il movimento da quando c il nuovo presidente cresciuto, basti vedere quante squadre della provincia sono in C2. Per fare ununica societ ci vogliono delle basi dirigenziali, una struttura solida che vada dal presidente al magazziniere. In B2 le societ sono semiprofessionistiche, con unorganizzazione importante e ogni persona fa s che la societ possa crescere. Ci sono tante esperienze di societ con soldi e con grandi giocatori che mancano di organizzazione societaria e non raggiungono certi obiettivi. La mia esperienza mi dice che quando si vince si vince tutti, quando si perde lo stesso: tutte le componenti devono funzionare e se c qualcosa che non va bisogna intervenire a tutti i livelli per sistemare i problemi.

Avete pensato di unire le forze con il Gad?
Noi siamo aperti a qualsiasi collaborazione purch si faccia il bene del basket di Catania. Sarebbe stupido non volere questo, per noi che operiamo in questo settore. Ma le cose devono essere ben fatte.

Roberto Quartarone e Salvatore Maugeri

2 commenti

  1. Carmelo sei un grande signore, mai una polemica mai una parola fuori posto, solo critiche costruttive.
    Sei un dirigente che la pallacanestro catanese non deve perdere per la tua competenza e per le tue doti umane.
    Riccardo Cantone

  2. sono mario penzo,il figlio di Amerigo,sono capitato qui per caso e spero che un saluto ti faccia piacere.un grosso in bocca al lupo Mario

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