Quando si giocava ai Benedettini

Nel 1949, Domenico Cassisi fondò il Basket Club Catania, una squadra giovanile che rimase attiva fino al 1953. Questi sono i ricordi di Nino La Rosa…

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SESSANT’ANNI FA. Una formazione del Basket Club juniores. In piedi Italo Colombo, Andrea Bonincontro, Antonino La Rosa, Aldo Mingrino; accosciati Francesco Gallo, Salvatore Giorgianni, Aldo (?) Carciotto [arch. Nino La Rosa].

I miei pomeriggi li passavo alla palestra Umberto I. Sono passati sessant’anni, ma ricordo perfettamente che lo svago preferito da me e dai miei compagni di scuola era la pallacanestro, uno sport che il professor Domenico Cassisi ci aveva fatto apprezzare e che noi imparavamo nello storico secondo chiostro del monastero dei Benedettini, allora sede del Liceo Spedalieri.

Il prof. Cassisi intendeva far partecipare ai campionati giovanili il liceo scientifico, l’Umberto I (l’odierno Boggio Lera), con una rappresentativa di basket, ma il preside glielo proibì, spinto da una mamma scontenta del rendimento del figlio, che passava troppo tempo ad allenarsi e poco sui libri. Col professore allora, si decise di fondare il Basket Club. Era l’autunno del 1949, non eravamo molti a giocare a pallacanestro, ma si riuscì comunque ad organizzare due squadrette, una allievi ed una juniores. Nei primi tempi, stante la proibizione del preside, Cassisi ci affidò per un breve periodo al professor Paolo Pinto, un benemerito dello sport catanese, poliedrico allenatore e marito di Liliana Caponnetto, una sportiva di elevato livello nazionale in vari sport.

Sotto il nome di Basket Club partecipammo a parecchi campionati. Ricordo bene tutti i miei compagni della squadra allievi, dei ragazzi d’oro che hanno poi vissuto delle esperienze molto importanti nella loro vita. C’era Franco Gallo, che negli anni ottanta sarebbe diventato direttore generale degli affari internazionali della FIAT. Ricordo anche Salvatore Giorgianni, poi dirigente centrale dell’ENI, e Andrea Bonincontro, poi ammiraglio della Marina Militare. Nella squadra dei ragazzi più grandi, c’era anche Giuseppe Columba detto Nenè, che si sarebbe occupato di basket sui quotidiani locali e poi sarebbe arrivato a ricoprire la carica di vicedirettore de “Il Messaggero” di Roma.

Senza il supporto della scuola, ognuno di noi doveva comprare a proprie spese l’equipaggiamento, dai completini alle scarpe. Le magliette azzurre, ad esempio, furono prese con una lotteria sottoscritta da noi giocatori. Usavamo di solito le scarpe da tennis, ma io fui fortunato: riuscii ad avere un paio di Superga bianche, come quelle di Sergio Stefanini, il mitico pivot della Nazionale.

L’ambiente cestistico catanese non era molto grande, appena quattro società disputavano i campionati giovanili. Oltre al Basket Club, avevano un buon movimento il C.S.I. dei fratelli Avola e il Cutelli del prof. Sottile. Inoltre, c’era la S.S. Ciclope del prof. Santo Caponnetto, che nel 1951 unì le forze con noi per costruire una selezione molto forte che vinse il campionato regionale allievi proprio in casa, alla palestra Umberto I.

Nel 1953 il Basket Club si sciolse. Il professore Cassisi però non lasciò l’ambiente: chi volle continuare lo seguì al CUS Catania. Il centro universitario aveva organizzato per qualche anno anche una squadra seniores che disputava la Serie C e giocava al campo della caserma Lucchesi-Palli, nel cortile del distretto militare di piazza Carlo Alberto, “a fera”. In terza serie furono poi rimpiazzati dalla S.S. che, nel 1951, diede una grande lezione al Messina allenato dal mitico Vittorio Tracuzzi, che ormai si era trasferito al Nord ma che nelle vacanze tornava a casa e si occupava del basket locale. C’erano Mangano, Lajacona, Inserra e tanti altri… Poi anche il C.S.I. si affermò con la prima squadra.

Io andai via. Nel 1954 fui ammesso all’Accademia Militare di Modena. Per la formazione di un ufficiale, fare sport era importante e così continuai a praticare varie discipline, pallacanestro compresa. Durante la mia carriera militare ho frequentato nel 1961 il Corso per Istruttori Militari di Educazione Fisica ad Orvieto alla Scuola Militare di Educazione Fisica (SMEF) e, nel mio peregrinare su e giù per l’Italia (ho toccato anche Torino, Mantova e Trento), ho prestato servizio dal 1966 al 1973 proprio alla SMEF come insegnante e anche come dirigente sportivo. Oggi vivo a Pordenone e mi godo la famiglia, portando nel cuore i ricordi di una romantica pallacanestro catanese.

Antonino La Rosa
giocatore del Basket Club 1949-1953