Nico Torrisi, le giovanili e la «punta di diamante»

Il presidente della Polisportiva Alfa parla del progetto con il Basket Acireale… «Soddisfatto della prima stagione»… «Prima i piani e il budget, poi il resto»… «Un ambiente sano»…

Nico Torrisi durante la conferenza stampa di un anno fa

Polisportiva Alfa, appena un anno fa, era un nome che diceva poco. Eppure, il suo presidente, Nico Torrisi, è oggi la spinta principale del progetto del Basket Acireale. Con Paolo Panebianco, a sua volta presidente della società granata, e molti dirigenti e allenatori etnei, ha iniziato un ambizioso cammino di medio-lungo termine perché la pallacanestro si radichi sempre di più in provincia. La collaborazione con il Cus è solo il più clamoroso di una serie di accordi con società giovanili che puntano a formare una nuova generazione di cestisti. E il migliaio di ragazzi (e famiglie) coinvolti dimostra, al di là dei risultati ottenuti nei campionati, la quantità e la qualità del lavoro messo in campo nel primo anno del nuovo corso della pallacanestro catanese. L’entusiasmo di Nico Torrisi, giovane presidente della Federalberghi siciliana, traspare dalla sua soddisfazione per la stagione appena conclusa.

«Parto dall’idea base del progetto: la crescita del movimento giovanile, della quale sono totalmente soddisfatto. La collaborazione con il Cus e con tutte le altre realtà ha determinato un movimento di oltre un migliaio di giovani con risultati straordinari, non soltanto dalla parte agonistica, ma anche nell’avvicinamento allo sport, con una bella funzione sociale per le famiglie. Questo è un aspetto straordinario in termini di bilancio. E sono assolutamente soddisfatto anche per il Cus di C regionale, sia in termini di crescita dei ragazzi e sia per gli obiettivi centrati; inoltre la squadra ci ha regalato due innesti – Martello e Arcidiacono – che hanno fatto bene e spero possano continuare anche il prossimo anno con l’Acireale. Con la Venosan, in DNC, avevamo l’obiettivo di vincere il campionato prima che piombasse la meteora Trapani e quindi credo che abbiamo raggiunto gli obiettivi: siamo arrivati primi dopo il Trapani, abbiamo vinto due serie di play-off e abbiamo perso molto dignitosamente la finale. Avremmo potuto regalare una gioia ai tifosi in gara-2, ma la squadra ha rispettato le aspettative e Foti ha compiuto un ottimo lavoro. È una squadra formata da uomini veri e l’elemento che secondo me è cresciuto di più è stato Alberto Marzo».

Paolo Panebianco e Nico Torrisi

Si sa già se ci saranno nuovi accordi con altre società giovanili?

«Siamo aperti alla collaborazione con altre società. Miglioreremo l’accordo con il Cus, che ha dato reciproche soddisfazioni e di cui sono convinto. L’obiettivo è che nel medio periodo si possa creare un bellissimo vivaio da cui possano venir fuori futuri campioni. Faccio un applauso a Carmelo Carbone, Gaetano Russo e Valeria Puglisi, quest’ultima vera fornitrice di “spam”, ci ha bombardato di idee! Sono soddisfatto, ma non devo essere io a dettare le linee, sono solo un supporter! Spero che ci sia sempre maggiore attenzione sui giovani, come punto di partenza, e con il presidente del Basket Acireale Paolo Panebianco abbiamo deciso di investire di più in questo settore».

Immagino ci sia ancora da aspettare, ma l’Acireale in che campionato giocherà l’anno prossimo?

«Dico solo che il progetto lo scorso anno era di fare una squadra molto competitiva per la DNB e abbiamo centrato tutti gli obiettivi».

La copertina di Basket Catanese della presentazione dello sponsor del Basket Acireale

Considerano la crisi che ha coinvolto alcune squadre storiche di Serie A, cosa spinge un imprenditore ad avvinarsi ancora oggi alla pallacanestro?

«Quello che succede in Serie A è drammatico per il movimento. Ho sempre fatto sport da quand’ero bambino, tennis e pallacanestro per divertirmi. Quand’ero ragazzino mi ero ripromesso, insieme a un amico, che se avessimo avuto disponibilità economiche, avremmo tentato quest’avventura. È un percorso nel quale sono stato coinvolto qualche anno fa dalla Pallacanestro Catania, un’avventura che mi ha fornito esperienza per rifarla, con risultati ben diversi, con Acireale. Qui ho trovato un ambiente molto sano, che mi ha dato ottime risposte sul piano personale e sportivo. La base del ragionamento iniziale con Panebianco è comune: partire dai bambini. Tant’è che la prima cosa che abbiamo fatto è stata chiudere gli accordi per gestire le palestre, Leonardo da Vinci, San Luigi e altre realtà, perché se non si hanno gli impianti è inutile parlare. Lo stesso discorso vale per il Cus. Bisogna credere in ciò che si dice, prima investire sui bambini e poi solo successivamente dare una prima squadra come prospettiva, che sia una punta di diamante, non il punto finale. Da commercialista, prima faccio i piani e quand’ho la certezza delle risorse, solo a quel punto, faccio il resto. Su questo con Acireale ci siamo trovati in sintonia, è una delle società più sane del movimento e della provincia. Tant’è vero che i giocatori ci cercano da tutte le parti d’Italia, non perché firmiamo contratti faraonici, ma perché paghiamo davvero, mentre da altre parti i soldi rimangono solo nel monopoli».

E dovrebbe essere questa la rivoluzione nella gestione imprenditoriale delle società di pallacanestro?

«Mi occupo con passione di sport da molto tempo. Con la mia famiglia, con lo sponsor Venosan, siamo legati all’Orizzonte Catania, che ha scritto pagine della storia della pallanuoto a livello mondiale. Ci siamo sempre fatti prima i conti, insieme alla proprietà: il presidente Nello Russo fa i passi quando è sicuro della mattonella dove poggerà il piede. E i risultati sono straordinari. Ci sono anche momenti e momenti, oggi con la crisi ci sarà un brusco ridimensionamento del sistema, salteranno tantissime società e ci saranno molte sorprese. Non sarà tanto questione di capire in quale campionato si giocherà, ma con quali risorse. Spero che la Lega faccia un percorso per capire che non si può pensare di drenare risorse che non ci sono».

Com’è stato il rapporto con Fip e Lega?

«Non me ne occupo direttamente. A livello provinciale, con Michelangelo Sangiorgio c’è stato un rapporto corretto e di vicinanza negli obiettivi, ci ha dato una mano per il Cus. Il problema è legato alle continue esose richieste: bisogna fare i conti con le risorse che ci sono, altrimenti si rischiano fragorosi botti economici».

La presentazione della Pallacanestro Catania 2008-’09. Torrisi è in giacca e cravatta al centro, alla destra del presidente della provincia Castiglione e di Condorelli (foto Giuliana Quartarone)

Perché non è andata l’esperienza con la Pallacanestro Catania?

«È durata due stagioni e dal punto di vista agonistico ha avuto belle soddisfazioni. Conservo una bella amicizia e un buon ricordo di Costantino Condorelli. Ma l’esperienza non è stata felice dal punto di vista societario, in termini di risultati gestionali, anche se tutti hanno fatto la propria parte con serietà. Non è una critica, ma la mia idea di pallacanestro non è quella del risultato della prima squadra, che ci dev’essere perché sono competitivo, ma è un corollario al lavoro nelle giovanili. Gli obiettivi con Paolo Panebianco sono di medio-lungo termine, insieme agli altri soci, tra cui Salvo Nicotra, abbiamo creato un progetto ambizioso, con persone concrete, con pochi fronzoli. Mi dispiace solo che ho visto un campanilismo esagerato nella provincia di Catania. E muovo una critica ai genitori: ho visto troppo spesso un atteggiamento ostile che hanno trasmesso ai figli. Lo sport dev’essere un divertimento, ho visto toni esasperati, ma ricordiamoci che stiamo parlando di sport e bambini, bisogna sapere vincere e perdere».

Organizzerete degli eventi collaterali?

«È un passaggio obbligato e già da quest’anno cercavamo di organizzare qualcosa».

Quali sono le speranze per il prossimo futuro?

«Se dovessi ascoltare il vice presidente dell’Acireale Pippo Costanzo, andremmo in Serie A in due anni. L’obiettivo è legittimo, ma bisogna porsi traguardi con asticelle raggiungibili. Secondo me si apriranno opportunità e spazi interessanti, perché la società è sana, ma non ricca. I soldi che abbiamo trovato e troveremo provengono da aziende che credono in noi perché il progetto è piaciuto, in quanto legato ai giovani. Rinnoveranno la sponsorizzazione Venosan e Tecnocasa, quest’ultima ha visto quello che siamo riusciti a fare e la partecipazione delle famiglie. E mi auguro che ci sia una partecipazione popolare sempre maggiore, magari con un piccolo contributo; noto una scarsa attenzione del pubblico verso il movimento. La pallacanestro è vista ancora di nicchia».

Roberto Quartarone