Marzia Ferlito: «Olympia senza ansie da prestazione»

Parla la bandiera del basket catanese… «Studio, lavoro e pallacanestro possono convivere»… «Mi sento completa… mente incompleta»… «Potevamo essere l’ammazza campionato»…

2014-olympia1) Chi segue il basket a Catania da anni,  come addetto ai lavori e non, di certo non può fare a meno di ritenere Marzia Ferlito come un punto di riferimento per la tua generazione, per quello che ha dato a questo sport.
“In realtà i punti di riferimento sono quelli a cui ti ispiri, da cui impari. Io non credo sinceramente di poter insegnare granché, se non la dedizione verso uno sport che ancora oggi, a 30 anni, non mi stanca mai. Tanti cambiamenti, a livello “quantitativo” parlando di meri numeri e “qualitativo” del movimento cestistico. Però l’essenza è sempre una ed una sola, per fortuna!”

Marzia Ferlito durante la gara contro Bologna (foto R. Quartarone)
Marzia Ferlito durante la gara contro Bologna (foto R. Quartarone)

2) Ala piccola di 175 centimetri,  a  30 anni la tua seconda esperienza in A2,  dopo una lunga militanza in serie B.  Un premio per la tua abnegazione per il basket. Come stai vivendo questa esperienza con l’Olympia Catania?
“Avevo già vissuto circa 10 anni fa un’esperienza in A2, ma le sensazioni sono abbastanza differenti. Li mi ero appena iscritta all’università ed utilizzavo ogni spazio tra una lezione e l’altra, per allenarmi con le ragazze professioniste della squadra. L’emozione di giocare anche un solo minuto in un contesto di serie A, con la maglia della mia città, era davvero forte. Oggi purtroppo, anzi direi per fortuna, lavoro e posso dedicarmi un po’ meno agli allenamenti. Nonostante ciò provo, a fare sempre il possibile, dando sempre il massimo,  per non far mancare il mio piccolo mattoncino all’Olympia, che mi ha cooptata in questa avventura 2013/2014.”

3) Laureata in Economia e gestione delle imprese turistiche, specialistica in management del turismo, sei un esempio per le nuove generazioni,  per aver saputo conciliare l’impegno agonistico con il lavoro e lo studio. Quando sacrificio ci vuole,  o la passione è la migliore benzina?
“La passione è sicuramente la miglior benzina. Ed è un carburante che, a differenza di tutti gli altri, forse non va quasi mai nemmeno ricaricato. Vive dentro noi. E nessuno può toglierla da li. Per quanto concerne gli studi si, ho intrapreso e concluso la strada universitaria e lo consiglio a tutte le ragazze e i ragazzi sportivi. Oggi lo sport difficilmente riesce ad essere un’occupazione e poi studiare apre sempre un po la mente. Il mio esempio è stata Valeria Puglisi, il mio capitano dal quale spero di aver ereditato qualcosina. Studio,lavoro e pallacanestro sono, con sforzi,2/3 componenti che possono convivere.”

4) “Un giocatore si vede dal coraggio,  dall’altruismo e dalla fantasia”. Quando senti tua questa nota frase?
“Tantissimo! CORAGGIO: quando alle 19,00 passate stacco da lavoro alla volta dell’allenamento e vi arrivo, tramite le scorciatoie e le infrazioni più strane, (e qui inserirei la FANTASIA), a stento per il 5vs5 con un giro o poco più di riscaldamento alla veneranda età di 30 anni: e in questo caso inserirei l’ALTRUISMO.Scherzi a parte, canzone bellissima di De Gregori che spiega, a parer mio, l’essenza, le paure e la crescita di un vero sportivo.”

5) Le tue caratteristiche sono: rapidità,  hai un buon tiro dalla distanza,  sei duttile, sia in difesa che in attacco e affronti senza difficoltà qualsiasi tipo di avversario,  oltre a dare il tuo contributo a rimbalzo. Ti senti completa come giocatrice grazie anche alla tua maturità come atleta?
“Mi sento completa…mente incompleta. Diciamo che sono in squadra il ‘marito’ che sa sistemare di tutto un po in casa, ma che non è di certo un manager di qualche quotata azienda. Amo “dare” in campo. Non credo di avere talenti particolari, ma faccio ciò che in quella sera il cielo mi fa saper fare! Sperando sia ogni sabato o domenica, fin quando giocherò, sia una “sera giusta.”

6) Tecnica e talento sono fondamentali in campo.  Ma quanto conta il carattere in uno sport come il basket,  come il tuo,  fatto di spirito di gruppo,  sacrificio, umiltà,  per fare di una giocatrice una professionista?
“La tecnica ed il talento permettono sicuramente ad un’atleta di mettersi in luce e far anche vincere la squadra. L’umiltà, il sacrificio e lo spirito di gruppo permettono ad un collettivo, anche con poco talento, di diventare un’ottima squadra e di non affondare mai. Nei momenti di difficoltà o dove incontri tecnica e talento anche maggiori.”

7) Sei a Catania da quando hai iniziato la tua carriera agonistica. Non hai mai pensato a fare un’esperienza “fuori porta”, nel corso della tua carriera?
“Solo l’esperienza in B ad augusta appena finita la scuola. Poi per ragioni familiari ho deciso di frequentare l’università a Catania e così ho continuato qui. E non me ne pento affatto visti i ricordi unici. Se fossi andata via avrei scelto sicuramente Firenze, società semplice, della quale fa parte la mia amica Arianna Badalato, pulita ed organizzata, uno staff pugnace ed unito, il tutto in una città universitaria meravigliosa.”

8) C’e mai stato un momento in cui fai pensato di appendere le scarpe al chiodo e a cosa c’è dopo il basket?
“Lo dico ogni anno in realtà da un po e le mie compagne mi prendono in giro dicendo che giocherò anche sulla sedia di legno a dondolo. Quest’anno l’ho detto più del solito in concomitanza a qualche picco di stanchezza in tutta sincerità. Ma non ho ancora deciso nè a tal proposito nè “sull’aldilà pallacanestro”. Credo che nel dopo ci sia sempre tanto amore per questo sport, un po’ meno per l’intorno, ma non so in cosa potrebbe tradursi. Certo qualche idea simpatica la tengo sempre in mente.”

9) Vivere la Poule Promozione con l’Olympia è un’esperienza importante. Qual è la squadra che ti ha impressionato di più dall’inizio del campionato e quella che pensi sia destinata tra tante alla massima serie?
«La squadra che mi ha impressionata di più e’ l’Olympia Catania: capace di partite di carattere e forza infinita come Broni fuori casa e Napoli in casa. Ma purtroppo anche di scivoloni immotivati. Potevamo essere l’ammazza campionato a mio avviso per il potenziale di squadra ma pazienza, continuiamo a provarci e chissà. Sulle altre squadre posso dire bene del Minibasket Battipaglia, che ha comunque messo su una bella organizzazione e degli investimenti degni di nota con un collettivo giovane puntellato dall’esperta Riccardi».

10) Mancano 4 partite alla fine delle quali si deciderà che farà parte del rush finale per la promozione. La tua squadra si trova a 2 punti dai gruppetto di testa e sala zona calda. Matematicamente non è ancora deciso niente,  in pratica cosa intravedo per l’Olympia?
«Stiamo giocando abbastanza bene. Consapevoli del nostro potenziale ma senza ansie da prestazione. Solo questo è l’importante. È stato un anno complesso per molti aspetti, ma siamo ancora li. Forse altre squadre hanno più pressioni e chissà che queste non possano fare brutti scherzi. Noi faremo il massimo, in attesa di qualche potenziale e verosimile scivolone. La frase con cui chiudo può sembrare banale, ma la reputo molto vera e utile. Siamo 10, per un totale di 20 gambe e 20 braccia, esattamente come la prima in classifica. Lo dicevo alle mie bimbe quando le allenavo e lo dico oggi alle mie compagne. Ultimamente abbiamo dimostrato di esserci. Chi vivrà vedrà e che passino le migliori».

Addetto stampa
Maria Luisa Lanzerotti
Olympia 68 Catania

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