Four Sicilians in the U.S.A.

Le storie di Marco Puglisi, Andrea Musumeci, Riccardo Di Mauro e Giulia Privitera, che hanno passato un anno oltre oceano e hanno anche giocato a basket nelle high school…

I quattro italiani che giocano in NBA, Bargnani, Belinelli, Gallinari e Datome, sono visti come dei mostri sacri da emulare per raggiungere il top nella pallacanestro del Vecchio continente. Eppure ogni tanto anche nelle serie minori c’è chi fa il salto. E non parliamo dei fratelli Ress (entrambi con esperienze universitarie negli USA, poi tornati e protagonisti assoluti nel campionato italiano), né di talenti puri come Della Valle (oggi a Reggio Emilia), ma di ragazzi che per un anno lasciano scuola, famiglia e amici per abbracciare una nuova vita negli Stati Uniti.

Varie associazioni permettono questi periodi all’estero e alcuni cestisti siciliani ne hanno approfittato potendo così fare esperienza nelle “high school”. Oltre oceano c’è oggi Marco Puglisi, cresciuto nel Gravina. «Vivo in Wisconsin – spiega l’esterno etneo – e sono nella squadra della scuola, che è prima nello Stato per il basket. Due dei ragazzi più grandi sono già considerati prospetti NBA e non è raro che alle volte entro in palestra e mi ritrovo all’allenamento coach di college famosi. Mi piacerebbe poter dire che vengono a vedere me, ma sono lì per quei fenomeni! »

«Il basket nelle high school – prosegue Puglisi – è molto diverso da come me l’aspettavo: gli allenamenti sono durissimi, si lavora tanto sulla resistenza fisica, sul ball handling e sui fondamentali, ma la cosa che mi ha stupito di più è la cura maniacale con cui allenano la meccanica di tiro e la difesa! Ogni partita, poi, è uno spettacolo: io gioco con la Junior Varsity, contemporaneamente ai ragazzi del primo anno e alla scuola media; dopo guardiamo tutti insieme i senior, con amici parenti che vengono a tifare. Non vedo l’ora di tornare a Catania con questa importantissima esperienza di crescita alle spalle».

Sono invece rientrati dalle rispettive esperienze altri due prodotti del Gravina, Andrea Musumeci e Riccardo Di Mauro, che oggi vestono la maglia della PGS Sales. «È stato un anno davvero speciale – ricorda Musumeci -. Il fatto di giocare per la scuola è già un qualcosa di diverso, rappresentare la scuola è stato davvero un grande onore; dal punto di vista tecnico loro sono più disciplinati ma allo stesso tempo anche individualisti. Nonostante ciò, puntavamo molto sul gioco di squadra, tuttavia abbiamo mancato la qualificazione ai playoff. Ero a Bishop, cittadina meravigliosa, immersa nella Sierra Nevada (in California). Una cittadina di “cowboys and cowgirls” semplice ma favolosa».

Di Mauro è stato dall’altra parte degli States: «Ho trascorso 10 mesi a Traverse City in Michigan – racconta -. Posso dire che è stata senza dubbio l’esperienza più bella della mia vita. Ho superato la selezione per entrare nella Varsity team della mia scuola e ho avuto quindi l’opportunità di allenarmi e giocare con “piccoli” campioni! La differenza sostanziale è il modo di vivere il basket. La competenza dello staff era strabiliante, ci allenavamo prima e dopo la scuola e nonostante questa pressione giocavamo sempre per divertirci (merito del coach T.) Il pubblico sosteneva la squadra come mai avevo visto prima, e altra nota di merito va agli arbitri che hanno sempre saputo fare il loro lavoro magistralmente».

Nel novero di chi ha traversato l’oceano c’è anche Giulia Privitera, play-guardia della Lazùr: «Ho passato il mio anno a Rosebud, nel Montana – ricorda -. Ho vissuto in uno Stato dove vivono più animali (anche orsi!) che uomini e l’inverno è glaciale, la temperatura minima è stata -30 gradi e non si poteva nemmeno respirare. Nelle scuole americane si dà molta più attenzione allo sport avuto la possibilità di praticare pallavolo, atletica e pallacanestro e, anche se nella pallacanestro alcun regole sono ben diverse da quelle italiane, ho avuto la possibilità di crescere sia dal punto di vista sportivo che umano».

Roberto Quartarone
da La Sicilia, p. 17

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