Europei di basket: Istanbul 1959
Il ricordo di … Nane Vianello

 

Da Venezia a Bologna a Milano… L’esordio con il raduno di Fermo e la fiducia di Paratore fino alle Olimpiadi 1968…

Nane Vianello in una foto giovanile formato cartellino.

Gabriele “Nane” Vianello è nato a Mestre il 6 maggio 1938. Cresciuto nelle giovanili della Reyer Venezia, a 19 anni venne ceduto a una società di Bologna, la Cestistica Mazzini, sponsorizzata Moro Morini, con la quale disputò due campionati nella massima serie. Il primo salto in una grande squadra a Varese, con l’Ignis allenata da Enrico Garbosi, dove conquistò uno scudetto nel ’61. Il trasferimento all’Olimpia Milano fu ritardato di un anno da parte del presidente Borghi che non volle concedere il nulla osta; poi, però, arrivarono quattro scudetti e una Coppa dei Campioni in cinque stagioni con la maglia Simmenthal. Ala di 1,91, esibiva un tiro in sospensione con la mano sinistra (e preferibilmente dall’angolo) che lo rese antipatico a molte difese. La sua carriera in Nazionale si allungò per un decennio, attraversando tre Europei (’59, ’65, ’67) e tre Olimpiadi (Roma, Tokyo, Città del Messico), oltre a un Mondiale; come allenatore sempre lui, Nello Paratore, che lo aveva fatto esordire in un Trofeo Mairano, a Bologna nel ’57, e che lo considerava uno dei suoi giocatori più fidati.

“Presi parte al famoso raduno di Fermo, nell’estate del ’57, dove il prof. Paratore volle mettere alla prova sessanta giovani reclutati in tutta Italia; io venivo da Venezia. Evidentemente rientravo nei suoi programmi, e da allora il mio rapporto con lui non si è più esaurito, fino alla fine del suo mandato, cioè fino alle Olimpiadi di Città del Messico del ’68. Era una persona gentile, disponibile, non trattava mai male nessun giocatore; io mi trovavo bene con lui…”

Vianello (ultimo a destra) in un quartetto di azzurri festanti; con lui, da destra, Giomo, Pellanera e Riminucci.

Gli Europei del ’59, a Istanbul, erano praticamente la prima occasione per un confronto ufficiale del nuovo corso della Nazionale: considerando il piazzamento finale, non andò proprio benissimo, ma quella era una rappresentativa ancora in fase sperimentale… E poi, se non ricordo male, ci fu una circostanza a noi sfavorevole. Le squadre partecipanti erano in numero dispari, cosicché nel comporre quattro gironi, uno di questi doveva necessariamente avere una squadra in più, e fu proprio il nostro (tre gironi da quattro e uno da cinque, n.d.r.)… Oltre all’Unione Sovietica, ci ritrovammo tra i piedi anche la Francia, con cui perdemmo di pochissimo, e così mancammo la qualificazione…”.

“Sono andate decisamente meglio, come risultato di squadra e anche come prestazioni personali, tutte le altre mie partecipazioni con la maglia azzurra, a partire dalle Olimpiadi di Roma dell’anno dopo. Però quegli Europei di Istanbul mi sono rimaste un po’ nel cuore, forse per lo scenario del grande stadio all’aperto, nel Bosforo, dove si provava una emozione davvero particolare a giocare…”.

a cura di

Nunzio Spina

 

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