Europei di basket: Nantes ’83
Il commento del coach… Sandro Gamba

«La fortuna ci ha aiutato contro la Spagna, ma era una squadra monolitica, senza crepe»…

La terza tappa di Sandro Gamba alla guida della Nazionale, dopo l’Olimpiade di Mosca dell’80 e l’Europeo di Praga dell’anno dopo, fu l’Europeo di Nantes dell’83. C’erano stati i Campionati Mondiali a Cali, in Colombia, l’anno prima, ma l’Italia non vi partecipò. L’obiettivo era di migliorare il quinto posto di Praga, magari mettendo un piede sul podio. Arrivò l’oro!

Coach Sandro Gamba durante un time out dell’Europeo ’83 (da Conoscere il basket).

“È stata senza dubbio la Nazionale più forte che io ho allenato, e credo anche la migliore di tutti i tempi, anche se i paragoni con epoche diverse non possono avere un valore assoluto! A differenza di Praga ’81 abbiamo avuto più spazio stavolta per prepararci in maniera adeguata, e qui mi corre l’obbligo di ringraziare ancora i miei collaboratori, Riccardo Sales e Santi Puglisi, che mi hanno aiutato a curare ogni minimo particolare… Il torneo di qualificazione in Svizzera, a tal proposito, si è rivelato molto utile…”.

Gamba sollevato in trionfo dai suoi giocatori, dopo la vittoriosa finale con la Spagna (da Storie straordinarie, FIP).

“La fortuna ci ha un po’ aiutato nella partita di esordio con la Spagna, con quel canestro allo scadere di Marzorati, ma poi i giocatori hanno preso sempre più coscienza della propria forza, ed è stato un crescendo fino alla fine… Se andiamo a rivedere i punteggi finali, ci accorgiamo di quanto poco abbiamo concesso in tutte le altre partite, mentre da parte nostra abbiamo superato per ben tre volte il tetto dei cento punti (compresa la finalissima con la Spagna) …”.

“Era una squadra monolitica, la nostra, cioè non aveva crepe in nessun reparto e in nessuna zona del campo. Quella volta ho scommesso sull’impiego di tre play-maker, e mi è andata bene, perché potevo impostare tre tipi diversi di gioco in base alle caratteristiche dell’avversario o alle diverse situazioni della partita… Abbiamo costruito le nostre vittorie soprattutto sulla difesa, che io volevo sempre aggressiva, dura, ovviamente entro i limiti della correttezza… Ai fuoriclasse jugoslavi, evidentemente, questo nostro atteggiamento ha dato fastidio, e allora hanno cercato di metterla sulla rissa… Non l’avessero mai fatto! Abbiamo reagito nell’unica maniera possibile per non farci ancora una volta umiliare da loro, e poi è stato il campo a dire chi meritava di più…”.

 

a cura di

Nunzio Spina

 

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