Europei di basket: Atene ’87
Il ricordo di … Flavio Carera

«Ricordo con grande emozione il primo e l’ultimo Europeo disputato»… «Continuo a giocare con la Nazionale Over»…

Flavio Carera è nato a Bergamo, il 18 gennaio 1963. Cresciuto cestisticamente nella città natale, ha esordito in prima squadra a sedici anni, con l’Alpe in serie B, allenata da Euro Abate. L’anno dopo cominciò la scalata alla serie A1, con due promozioni consecutive; in panchina c’era Carlo Recalcati. La sua affermazione nel ruolo di centro (2 e 06, fisico atletico, buona presenza sotto canestro, qualità spiccate di rimbalzista e di difensore) arrivò col trasferimento a Livorno, dove arrivò a un… decimo di secondo dallo scudetto, nella famosa finale dell’89 persa contro la Philips Milano. Il titolo tricolore, anzi tre consecutivi (dal ’93 al ’95), riuscì a conquistarli poi con la Virtus Bologna: il primo con Ettore Messina in panchina, gli altri due con Alberto Bucci. In Nazionale fece il suo ingresso con Valerio Bianchini, nell’86, che lo portò agli Europei di Atene dell’anno dopo. Nel suo curriculum azzurro, altri quattro tornei continentali: il secondo con Gamba, gli altri tre con Messina negli anni novanta (e qui una medaglia d’argento). La sua carriera nei club si è allungata fino a quasi 40 anni, con trasferimenti a Roma, Reggio Emilia, Fabriano e Montecatini. In realtà, non ha ancora smesso di giocare: da qualche tempo, infatti, è tornato a vestire stabilmente la maglia azzurra della Nazionale Over (40, 45, 50), mettendo al collo ben tre ori europei e tre mondiali (con la speranza di aggiungerne un altro ai Mondiali Over di Montecatini, del prossimo luglio).

Flavio Carera ha disputato in Nazionale cinque campionati europei, non consecutivi (’87,’89, ’93, ’95, ’97); qui con la maglia n° 14, indossata nelle ultime tre edizioni.

“Dei miei cinque Europei, il primo e l’ultimo sono stati quelli che più mi sono rimasti impressi… Il primo fu Atene ’87, lo ricordo come quello delle grandi emozioni, innanzitutto per il fascino della maglia azzurra, che per la prima volta indossavo per una manifestazione ufficiale, e poi per l’atmosfera da grande evento che si visse al Palasport del Pireo, con quei diecimila tifosi greci estasiati dalle gesta dei loro beniamini… Sì, fu esaltante anche quello, nonostante noi fummo le prime vittime di questo loro exploit!”

“Coach Bianchini si era dovuto praticamente inventare una nuova Nazionale, lanciando tanti giovani debuttanti, compreso il sottoscritto, e di questo ovviamente gli sono grato… Nel girone di qualificazione affrontammo tutte le partite con grande determinazione, a cominciare da quella iniziale con la Germania, che era una squadra emergente, molto fisica con i lunghi Welp, Gnad, Behnke… Vincemmo quella partita combattendo fino alla fine, e da allora diventammo consapevoli della nostra forza, battendo in maniera sempre più netta le altre quattro avversarie…”

“Poi arrivò lo scontro con la Grecia, quarta dell’altro girone… Una sconfitta inaspettata? No, sapevamo che giocando in casa, loro potevano diventare temibilissimi, almeno per noi… Ma non potevamo certo fare calcoli per evitarli! Abbiamo lottato tanto anche con i padroni di casa, e credo che fu quella la partita in cui io fui impiegato per più minuti; là sotto canestro, vi assicuro, c’era proprio da sgomitare… Perché la Grecia non era solo Galis, ma anche il centro Fasoulas, un lungo atipico e spigoloso, e i suoi colleghi Kampouris, Karatzas… Penso che qualsiasi giocatore, con quella atmosfera e con quel pubblico, poteva trasformarsi in un campione… Comunque siamo usciti a testa alta; loro sono andati a prendersi il titolo, noi continuammo a vincere per agguantare il quinto posto… Davvero non so come allora qualcuno potesse parlare di delusione!”.

“In Nazionale ho avuto la fortuna di rimanere ancora per dieci anni, e l’onore di essere chiamato anche da Sandro Gamba e poi da Ettore Messina, con cui, proprio nel mio ultimo Europeo, a Barcellona nel ’97, sono riuscito finalmente a salire sul podio… Ho cercato sempre di rispettare le consegne che mi venivano date, di mettermi al servizio della squadra e anche di rimanere me stesso… Spero di esserci riuscito! Io per la maglia azzurra ho un tale attaccamento, che mi emoziono ancora a indossarla con le Nazionali Over…”.

  

a cura di

Nunzio Spina

 

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