Europei di basket: Parigi ’99
  Il ricordo di… Gregor Fucka

Il talento catturato da Tanjevic… «Una squadra eccezionale, la partita contro la Jugoslavia, il titolo di mvp»…

Gregor Fucka ha disputato con la maglia della Nazionale quattro edizioni degli Europei, dal ’95 al 2001. Unico azzurro della storia a essere stato eletto MVP del torneo continentale.

Gregor Fucka è nato il 7 agosto 1971 a Kranj, in Slovenia (allora Repubblica Federale di Jugoslavia). A 19 anni, appena iniziata la sua carriera professionistica a Lubiana, Bogdan Tanjevic lo “catturò” e lo portò con sé a Trieste, facendogli prendere la nazionalità italiana. Aveva bene intravisto le sue doti da fuoriclasse: alto 2,15, fisico filiforme, articolazioni snodabili, sorprendente agilità per la statura, una ottima tecnica di fondamentali, con capacità ambidestre di palleggio e tiro; avrebbe interpretato, con uguale disinvoltura, i ruoli di centro e di ala grande. Quattro stagioni con la Stefanel, che poi si trasferì praticamente in blocco a Milano (c’erano anche Bodiroga e De Pol, tra gli altri), dove conquistò uno scudetto e una Coppa Italia. Nel ’97 Fucka andò a vestire la maglia della Fortitudo Bologna, e riuscì a replicare: un’altra Coppa Italia e un altro scudetto. Il primo coach a convocarlo in Nazionale fu Sandro Gamba, che lo fece esordire nel maggio del ’91 in una partita contro l’Unione Sovietica, in Germania. Con Ettore Messina ha poi disputato i Goodwill Games del ’94 e gli Europei del ’95 e del ’97. L’anno dopo ha ritrovato in azzurro il suo scopritore Tanjevic, con il quale è stato presente ai Mondiali del ’98, alle Olimpiadi del 2000 e ad altri due Europei, il primo dei quali coronato dall’oro. La sua carriera di club è poi proseguita in Spagna, con tanti titoli nazionali, ma anche una Eurolega (a Barcellona) e una FIBA Euro Cup (a Girona). Rientrato in Italia ha giocato fino a 40 anni (Roma, Bologna, Pistoia). Nel suo presente e nel suo futuro, l’attività di allenatore.

“Una squadra eccezionale, non saprei come altro definirla quella che ha trionfato a Parigi nel ’99! Squadra molto giovane, ma che in campo dimostrava una grande maturità di gioco, forse anche per il fatto che alcuni di noi avevano fatto il percorso insieme nelle Nazionali giovanili… E poi eravamo davvero molto uniti, non si pensava ad altro che a lottare in campo, ognuno per dare il suo apporto, grande o piccolo che fosse… Le vittorie le abbiamo costruite così, stringendo i denti; dopo la sconfitta iniziale con la Croazia, abbiamo capito che quello era un Europeo in cui si poteva perdere contro tutti: direi che questo ci ha spronato, e ci ha permesso di affrontare qualsiasi avversario con la giusta concentrazione…”.

Fucka a canestro, in bella elevazione, contro la Russia, ai quarti di finale di Parigi ’99: in quella partita è risultato top scorer dell’Italia, con 19 punti (da Giganti del basket, n° 8-9, 1999).

“La partita che ricordo con maggior piacere, e che secondo me è stata la chiave del successo, è quella contro la Jugoslavia, in semifinale: loro erano fortissimi, ma noi abbiamo giocato con una tale intensità in difesa da costringerli a un punteggio irrisorio, sessanta punti o poco più (mentre in attacco ci ha pensato soprattutto lui, top scorer con 17 punti, n.d.r.) … Soprattutto, siamo stati bravi a non farci intimorire, e a non cadere nella trappola del gioco duro: il gomito di Divac sulla mia mandibola l’ho sentito forte e chiaro, ma ho tirato avanti come se nulla fosse successo, e forse questo episodio ha finito con l’irretire più loro che noi… Contro la Spagna in finale, poi, sentivamo alla nostra portata l’impresa di conquistare l’oro: è stata una battaglia anche quella, anche perché loro partivano tra i favoriti, ma ancora una volta la nostra difesa è stata eccezionale…”.

“Una grande affermazione di tutta la squadra, ripeto, il giusto riconoscimento al duro lavoro di preparazione voluto e portato avanti da Tanjevic, che sotto questo punto di vista non ammetteva scorciatoie… Anche il premio di MVP da me ricevuto (finora unico giocatore azzurro nella storia degli Europei, n.d.r.) è stato in fondo merito di tutti… Per me, sinceramente, si è trattato di una sorpresa, ma quando ho preso in mano quel trofeo – una Tour Eiffel stilizzata – ho voluto subito condividere la gioia con l’allenatore e con i miei compagni…”.

 

 

a cura di

Nunzio Spina

 

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