Domenica Alfa-Scauri, ecco un precedente ricordato dal lungo del Gad… «Le tre finali consecutive, il fruttivendolo, Ragusa e Reggio»… «Le cose belle finiscono»…
Chi era la torre del Jägermeister Catania? Ovviamente Santi La Fauci! Il centro catanese segnò un’epoca, quella del Gad Etna che lottava per andare in Serie B e sfiorò per quattro anni il grande salto, dovendo di volta in volta arrendersi alla Poule B o alla differenza canestri. Sono passati quasi quarant’anni, ma una delle tipiche avversarie per la promozione era Scauri, che domenica prossima ospiterà l’Alfa in Serie B.
«Era l’ultima di campionato – ricorda La Fauci, che segnò 36 punti nella sfida del 14 marzo 1978, vinta dai pontini 100-92 –, era la vigilia delle finali nazionali juniores a cui partecipavamo come Gad Etna e andammo lì con la squadra juniores. Scauri è sempre stato un campo difficile, dal punto di vista ambientale e di squadra: erano sempre completi, con giocatoroni, ricordo Ranieri, Colarullo, Scalzone. Da noi, erano partite tirate. Da loro, avevano il sesto uomo. La tradizione penso che continuerà a non essere facile, però solo ogni tanto guardo i risultati, non seguo più di tanto. Mi sono allontanato da tempo dall’ambiente basket e peraltro mio figlio Maikon gioca a calcio».
La Fauci era uno di quei giocatori completi anni settanta, con presenza sottocanestro e tanti punti nelle mani. Si inseriva perfettamente nel contesto catanese che disputava la quarta serie, la C nazionale, dopo il rodaggio iniziato già a 14 anni in Serie D. «Ho iniziato con il Gad Etna – ricorda La Fauci, classe ’61 –, con coach Enzo Molino. Lui è una persona capace, ci sapeva fase. Mi ricordo l’esordio in una partita di Serie D, in un tempo supplementare contro Siracusa, sono entrato perché tutti erano usciti per falli. Ero un lungagnone di 197 cm, ho vissuto emozioni forti in quella partita, ero un ragazzino che disputava la sua prima partita».
Da quel momento, letteralmente, La Fauci non sarebbe più uscito dal campo. «In tanti anni – sorride – ho saltato solo una partita per una botta al quadricipite. Anche quando mi slogai una caviglia, il lunedì Molino e il dirigente Nuccio Granata mi portarono da un fruttivendolo in via dello Stadio, che mi manipolò, fece un impacco e mi disse di rimaner fermo fino al giovedì: e mi rimise in piedi! La prima vittoria fu la Serie D, conquistata a Milazzo, in una squadra in cui c’era Carlo Marino a fine carriera, di cui ereditai il posto, e lo zoccolo duro dei catanesi, come Privitera, Messina, Calì. Al gruppo si aggiunsero i ragazzi della PGS Sales di Camillo Sgroi, ovvero Salvo Sgroi, Nicolosi, Mugavero, Destasio. Insieme disputammo tre finali nazionali consecutive, chiudendo al 4º, 7º e 8º posto, contro giocatori che facevano la A e le Nazionali giovanili, e squadre come Milano, Roma, Brindisi. Riuscii anche a fare due selezioni Centro-Sud a Morbegno insieme a Giuseppe Nicolosi, in stanza ero con Gerry Liguori e Walter Magnifico».
Passano gli anni, e da maggiorenne La Fauci è decisivo in Serie C, tanto da giocare in totale otto anni in prima squadra e chiudere con 193 presenze (ottavo nella classifica storica del Gad Etna) e 2.807 punti (quarto). «L’anno migliore fu quando si unirono a noi Nunzio Spina e Valerio Cavaletti dallo Sport Club – riflette – perché abbiamo perso cinque partite di uno-due punti, se ne avessimo vinte almeno tre avremmo cambiato la classifica. L’ultimo anno in cui tentammo la promozione ci fu Rolando Rocchi, alcuni giocatori arrivarono da fuori e la squadra andò a smembrarsi. L’intelaiatura rimaneva catanese, eravamo più forti, ma mancammo la promozione per un’inezia. Sarebbe stato un successo per il basket a Catania, che aveva bisogno di un traino. Consideriamo che c’era il palazzetto pieno nei derby contro lo Sport Club, come la pallavolo della Paoletti! Eravamo pionieri, ricordo anche trasferte durate tre giorni: pochi soldi, ma tanta passione».
Santi La Fauci a Catania rimase poco oltre. La società era in crisi e soprattutto in tanti lo bramavano, lontano dall’Etna. «Andai via perché arrivò un’opportunità – prosegue l’ex lungo –, c’era una necessità di liquidità per la società: la Virtus Ragusa rilevò il mio cartellino. C’era grande entusiasmo, Ragusa è una piazza accogliente e una città vivibile, sono stato bene. Il basket era molto sentito. Giocammo al Liceo e poi al PalaZama, conquistammo la promozione. Ho solo bei ricordi, ho lasciato tanti amici con cui ci sentiamo, forse sono andato via troppo presto. Ricordo la finale promozione per la Serie B contro Monte di Procida: dopo aver dominato la stagione, vincendo 27 partite su 30, siamo stati bloccati fino al supplementare dai campani, rischiando di vanificare tutto. Ma tutto è bene quel che finisce bene: lo meritavamo e andammo in B!»
La terza promozione in carriera l’ha conquistata a Reggio Calabria, con il Basket Reggio, società satellite della Viola in cui giocavano i giovani più promettenti. «Vivo a Reggio dall’86 – afferma La Fauci –, ho giocato fino al ’90 con la squadra di C. Poi dovevo tornare a Catania, mi ero pure allenato con la squadra, ma la nuova proprietà tirò sul prezzo e non se ne fece nulla. Potevo anche andare a Brindisi, ma mi decisi a stabilirmi in Calabria, dove ancora insegno Scienze motorie. Poi ho allenato per 12 anni nel settore giovanile della Viola, quando c’erano Volkov e Garrett, sfornavamo giocatori che andavano in prima squadra. Ho vissuto i periodi di Sconochini, Ginobili, Delfino, palazzo pieni e grande entusiasmo».
La fine dell’esperienza alla Viola ha segnato anche la fine della carriera cestistica di La Fauci, che si è progressivamente allontanato dall’ambiente. «Purtroppo le belle cose finiscono – si rammarica –: quella squadra era un simbolo del Sud, un simbolo per Reggio. Oggi si sta tentando di portare avanti il nome, ma non si possono fare paragoni. In giro vedo molti avventurieri, che si mettono a far basket, che non è il calcio a livello economico. Si cimentano e alimentano passioni che non possono stare con le reali situazioni di oggi. Una volta si parlava tantissimo di basket in giro, si faceva la fila in macchina per andare al palazzetto, oggi non vedo più tutto questo».
Il discorso, molto generale e che parte da lontano, ha spinto La Fauci a dedicarsi ad altro. «Il basket è diverso già dall’argento di Atene 2004 – chiude –, giocatori come Pozzecco, Galanda e Basile non esistono più, anche perché gli italiani giocano poco e c’è un livello tecnico basso. Seguo ogni tanto le partite, gli Europei e i Mondiali, ma in generale c’è poco o nulla, per me è andato a scemare». Ciò che rimangono però sono i ricordi, di un passato smagliante.
Precedenti Catania-Scauri nei campionati nazionali (3-3):
- Poule B 1977-’78: Gad Etna-Scauri 100-93, 92-100;
- Poule B 1978-’79: Gad Etna-Scauri 73-72, 88-89;
- Poule B 1979-’80: Gad Etna-Scauri 84-74, 66-67.
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86
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