Alfa, come ripartire dopo la retrocessione?

La squadra etnea ha lasciato la B a 11 mesi dalla promozione… Una stagione verso il basso… Il futuro: ripescaggio? Serie C?…

Guerra e Provenzani (foto R. Lazzara)

Per salvare l’Alfa dalla retrocessione ci sarebbe voluto un miracolo, ma le preghiere non sono state accolte. La squadra di Catania ha lasciato dopo appena una stagione la Serie B, al termine di una gara-3 di play-out contro Valmontone equilibrata e decisa al suono dell’ultima sirena da un’azione imprevedibile e surreale.

È stata l’intera stagione che aveva evidentemente condotto i rossazzurri verso il basso. La B è stata persa a Pozzuoli, sconfitta specchio del torneo: è stata una delle troppe partite decise da un black-out dopo essere stati avanti o averle dominate. Poi ci sono anche gli infortuni che hanno decimato più volte il roster (e se ci fosse stato un preparatore full time?) e hanno fatto partire ad handicap il campionato. Il risultato è che Catania torna al punto di partenza: quella Serie C da cui era scappata 11 mesi fa dopo 8 anni di campionati regionali.

«Sono deluso, ma ripartiremo da quanto di buono fatto, non dimenticando il focus sulle giovanili. Nello sport ci sono le vittorie e le sconfitte, vanno accettate». Le parole alla fine del presidente Nico Torrisi ispirano fiducia comunque per il futuro; ha anche pubblicato sui social network l’immagine di una fenice. “Melior de cinere surgo”, dunque? Beh, bisognerà capire quale strada intraprendere.

Luciano Abramo (Foto R. Lazzara)

Ci sono più opzioni: richiedere il ripescaggio? L’esclusione a stagione in corso di Siena dall’A2 e di Reggio Calabria dalla B, oltre ad altre possibili defezioni (come Torino dall’A1, ma ogni anno d’estate c’è sempre una morìa di società) potrebbe aprire a questa possibilità, ma Catania non sarebbe di certo in cima alla lista delle ripescabili.

Anche se dovesse arrivare la riammissione, con quali basi? Bisognerà resettare e riorganizzare l’attività. Si potrebbe puntare sulla voglia di riscatto di coach Massimo Guerra, se volesse rimanere: ha dimostrato una grande professionalità, malgrado non abbia raggiunto l’obiettivo. La squadra andrebbe costruita con criteri diversi. Ha funzionato la scommessa di Vincenzo Provenzani, reinventato come play (lo attendono palcoscenici più nobili), ma non ha pagato l’affidarsi a un roster in là con l’età e incompleto in alcuni ruoli. Ci vorrà una squadra che abbia molta più determinazione: è mancata e l’ha ammesso il coach sabato. Ci voleva quella grinta che un giovane tifoso ha cercato di infondere regalando prima del playout un poster degli Avengers alla squadra: nemmeno Ironman e compagni hanno sortito effetto.

Massimo Guerra (foto R. Lazzara)

Riannodare il filo con la Serie C e rilanciare? E lì c’è da chiedersi come proseguirebbe il percorso comune con il Cus Catania: entrambe le squadre si ritroverebbero nello stesso girone di Serie C Silver e bisognerebbe di nuovo fare un serio investimento per vincere ancora il campionato, notoriamente dal collo di bottiglia molto stretto nelle regioni in cui manca la C Gold. Ci vorrebbe anche un nuovo campo: del palazzetto che la società voleva costruire sin dal 2015 non si parla più da tempo, il Leonardo difficilmente avrà una nuova deroga per la C. La scelta di giocare al PalaCatania era l’unica possibile, ma è stata un errore madornale: il pubblico di pochi intimi ha fatto mancare quel tifo che s’è visto solo a gara-3 del play-out e grazie unicamente all’Armata Bianconera, gli instancabili tifosi dell’Adrano Basket venuti a sostenere il capoluogo.

Fare la massima serie regionale è forse la scelta migliore per ricostruire. Ma la questione è che non bisogna arrendersi dopo il primo grosso intoppo, malgrado i soldi e le energie spesi: c’è sempre modo per rialzarsi.

 

Roberto Quartarone

da La Sicilia del 6/5/2019

1 commento

  1. Buona giornata ….
    Quando c’è saggezza ed umiltà le sconfitte di oggi aiutano a costruire le grandi vittorie di domani.
    Tanta pazienza e buon lavoro ….
    Grazie a tutti voi.

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