Aleksandrova, Formica e Santabarbara a Radio Vulcano

Il 19 novembre Sashka Aleksandrova, Alessandra Formica e Marisabel Santabarbara sono state ospiti a Radio Vulcano. Ecco la loro intervista!

Emanuele Urzì: Iniziamo con una pagina dedicata al basket. Roberto Quartarone ci ha portato qui in studio due ragazze ed un tecnico. Stiamo parlando della Lazùr Catania e allora buona sera innanzitutto a Sashka Aleksandrova, tecnico della Lazùr Catania.

Sashka Aleksandrova: Buonasera, grazie.

Emanuele Urzì: Piccola scheda di presentazione del tecnico. Si tratta di una ex nazionale bulgara, è il tecnico della Lazùr. Insieme al presidente Federico Cicero cura la società catanese dal 2001, quindi sette anni, quando ancora di chiamava Gimar. Ha vinto uno scudetto con Priolo e ha giocato a Catania anche con la Palmarès. Cosa aggiungere a questa scheda?

Sashka Aleksandrova: Sì, grazie. Abbiamo ideato con il dottor Cicero questa società, abbiamo messo tutte le nostre forze economiche e di passione e di impegno. Sta uscendo una cosa molto bella, la società cresce molto bene ed è una chicca nello sport giovanile, non solo siciliano ma anche a livello nazionale.

Emanuele Urzì: Abbiamo tanto di cui parlare anche in relazione alle altre due ragazze, che giocano nella Lazùr Under-16. Abbiamo qui anche ai nostri microfoni Alessandra Formica figlia di Sashka emozionantissima e comunque simpaticissima, piccola scheda e facciamo partire anche lei. È il punto di forza della Lazùr e della nazionale italiana under-16, con cui ha vinto la medaglia d’argento agli ultimi europei in Polonia ed è stata inserita nel quintetto ideale del torneo. Una serie numerosa di inviti a vari camping, tra cui quello Adidas negli Usa. Buonasera Alessandra, grazie di essere intervenuta.

Alessandra Formica: Buonasera!

Emanuele Urzì: Come introduciamo Alessandra? Ci vuole uno specchietto tecnico da parte di Sashka.

Sashka Aleksandrova: Parlo da tecnico. Alessandra è cresciuta a pane e basket, una figlia d’arte sì, però lei ha messo del suo perché ha un carattere, tanta voglia di arrivare, un carattere bello tosto. E questi sono ingredienti importanti per bilanciare un giocatore. Lei ha sicuramente raggiunto livelli importantissimi per la sua età, che effettivamente essere nelle migliori cinque, essere eletta nelle migliori cinquanta nel mondo è un arrivo non indifferente. È stata invitata all’All-Star Game di Mosca con la squadra senior delle migliori d’Europa così con le ragazze della sua età migliori d’Europa. Questi sono riconoscimenti importanti che mi rendono orgogliosa, ma il merito è sì tecnico sì di mezzi che abbiamo messo a disposizione come società, ma c’è tanto del suo carattere tenace che a volte nella vita non rende ma nello sport è diventato importante.

Emanuele Urzì: Alessandra, questo sport, questo basket: la passione quando nasce, quando inizi a giocare?

Alessandra Formica: Inizia a sei anni, è stato grazie a mia mamma perché era già nel campo, e quindi gattonavo sotto le panchine quando si allenava, e quindi ho continuato.

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Roberto Quartarone: Intanto ciao a tutti i radioascoltatori e anche alle nostre ospiti. Intanto una cosa importante di cui parlare della Lazùr è lo scudetto di quest’anno, l’Under-15 che ha vinto il titolo italiano. Vorrei che ci descriveste le emozioni e come si è arrivati a questo successo. Alessandra…

Emanuele Urzì: Alessandra dal punto di vista delle giocatrici, quindi di questa avventura straordinaria, una delle artefici.

Alessandra Formica: Quando siamo arrivati alle finali nazionali, non credevamo molto in questo scudetto. Speravamo solo di fare bene e arrivare tra le prime quattro d’Italia. Solo che poi grazie al nostro cuore e alla nostra grinta siamo arrivate in finale, gli ultimi dieci secondi ci abbiamo creduto e abbiamo vinto!

Sashka Aleksandrova: Sembra facile, così detto!

Emanuele Urzì: Com’è stata questa avventura vista dalla panchina? Immagino grande tensione e poi l’emozione finale.

Sashka Aleksandrova: È stato un percorso, un percorso che è cominciato qualche mese addietro perché le ragazze si sono sempre allenate, sono cresciute tecnicamente, e non credevano molto nelle loro forze. Però io sapevo che dovevo puntare sul fatto di mostrare che la tecnica può vincere sopra la forza bruta. Per questo loro hanno sempre lavorato molto tecnicamente, perché il basket è uno sport molto tecnico. Quando non credevano più sono stata lì a dare le parole giuste, a motivarle per farle credere, e penso che il tecnico è importante non solo per farle crescere nel gioco ma nel punto di vista psicologico ha una valenza importante. Dopo andando lì ancora la prima partita loro non è che giocavano credendo contro una squadra di media bravura erano lì lì alla pari. Dicevo: “Ma come? Siamo arrivati qui e sappiamo che abbiamo il meglio in questo momento in campo nazionale e non possiamo esprimerci contro una squadra di media bravura?” là diciamo che qualche panchina è volata, hanno vinto di venti punti e hanno visto che si può fare. La seconda partita è stata importante perché contro Venezia, che era considerata la migliore in questo momento – eravamo in un girone molto difficile – lì abbiamo messo una tattica dove le ragazze sono state molto brave a seguire con umiltà tutta la partita. Abbiamo vinto negli ultimi tre secondi con un canestro di Alessandra però al di là la squadra è stata molto brava di eseguire, Alessandra è stata molto brava a fare il suo lavoro, ma anche le altre. Devo elencare tutta la squadra: perché veramente ognuno ha avuto un suo peso. La terza partita, già era deciso che avevamo superato questo turno, è stata senza importanza però anche le seconde linee hanno mostrato che sanno fare e che non sono “seconde linee”. Arrivate già nei quarti di finale, è stata una partita molto difficile, abbiamo rivissuto l’anno precedente quando siamo uscite ai quarti di finale. Dopo la squadra ha fatto una scelta, visto che non si poteva avvicinare perché avevamo le migliori lunghe del campionato, ha cominciato a tirare solo da tre, ha messo dodici bombe quando tirava anche da otto o nove metri. Dio le assisteva, e noi eravamo in grandissima difficoltà. Le ragazze hanno dimostrato che avevano voglia di fare bene e abbiamo vinto solo di due punti, è stato un segno di Dio! Come con Venezia, così contro questa squadra di Pordenone è stato importante. Siamo arrivate in semifinale, una cosa incredibile per noi, dovevamo crederci. Avevamo di fronte Taranto, una squadra con la prima squadra in Serie A1, tutte le ragazze allenate da grandi allenatori, per questo non era indifferente. Però le ragazze hanno fatto la loro perfetta partita, tutto ciò su cui abbiamo lavorato negli ultimi mesi l’hanno messo in atto. Abbiamo vinto di trenta punti e questo è stata una gioia, una musica fatta con la palla.

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Emanuele Urzì: Arrivano i primi messaggi… arrivano diretti al tecnico Sashka che ho scoperto essere insegnante alla facoltà di Scienze motorie, quindi qualche suo studente le ha scritto. Direi di completare la cavalcata storica verso lo scudetto, raccontiamo la finale, contro chi abbiamo giocato, la prestazione di Alessandra e le sue compagne, poi le risposte alle domande che sono arrivate a Radio Vulcano.

Sashka Aleksandrova: Una grandissima finale, con tanta paura, tante emozioni, la squadra avversaria ha due giocatrici di spicco, noi avevamo i nostri punti di forza, che sicuramente sono Alessandra Formica e Giuliana La Manna. Abbiamo anche il playmaker che ha lavorato molto bene, Ilaria Milazzo. Tutte le altre ragazze, Diana Argentino, Michela Licciardello, Stella Distefano, Alessia Granata, Sara Torrisi, Marzia Ceraolo, Arianna Mirabella e Silvia Miceli, ognuna ha portato il suo mattone che è stato importante. Lo svolgimento della partita è stato particolare perché eravamo avanti di dieci punti, dopo ci siamo un po’ perse, hanno pareggiato la partita, sono andate avanti di sette, eravamo a tre minuti prima della fine della partita, quando eravamo ancora a -7. Allora ho chiesto a Dio come mai aveva deciso di farci vincere con Venezia, di farci vincere con Pordenone, se non aveva deciso di farci arrivare fino alla fine. Questa domanda è stata importanta perché Dio mi ha risposto subito, abbiamo cominciato a giocare un po’ meglio, a far lavorare le nostre lunghe, di dare qualche stoppata, di non far fare più canestro alle ragazze molto brave dall’altra parte. Tutte le cose casuali che entravano prima all’avversario buttati verso il canestro non sono entrati con questa facilità e siamo arrivati ad un minuto dalla fine con due punti sotto con tante emozioni e con le ragazze stanchissime perché era la sesta partita un giorno dopo l’altro, senza riposo. Allora ho preso un time out perché dovevo dire qualcosa alle ragazze. Cosa puoi dire in un momento così, quando le ragazze non hanno più forze, quando hanno dato tutto e c’è un minuto da giocare? Noi due mesi prima abbiamo inventato un grido e l’unica cosa che ho pensato è richiamare questo grido che era importante. Il grido era: “Vogliamo? Sì! Vogliamo vincere!” Quando tutti gridano “Vincere” viene una carica emotiva e fisica. Quando sono entrate in campo hanno piegato le gambe, se prima erano a 30° adesso sono arrivate anche a 60°… vedevi come le ragazze tenevano di arrivare, di tenere un minuto. Abbiamo fatto il canestro del pareggio, abbiamo fatto il canestro della vittoria. Abbiamo vinto di due punti nell’ultimo secondo. È stata un’emozione da pianto.

Emanuele Urzì: Io volevo sentire infatti Alessandra su questo. Perché dalla panchina è chiaro, lo stato d’animo, il rapporto con Dio che c’è stato, questo spirito. Ma in campo come avete fatto a portare a casa questa vittoria? Poi mi dite anche chi ha fatto il canestro della vittoria, così lo ricordiamo.

Alessandra Formica: Sì, già tutta la mattinata della finale facevamo fatica a mangiare, a muoverci… Eravamo tutte nelle nostre camere, piene di ansia… Finalmente alle 3 andiamo al campo, il riscaldamento molto teso. Inizia la partita. All’inizio è stata facile, sopra di dieci. Alla fine, come ha detto il coach, abbiamo avuto qualche difficoltà ma quel grido ci ha fatto caricare molto e l’urlo che abbiamo fatto tutte quante è stato meraviglioso. E le emozioni che ho provato io e le mie compagne sono state bellissime.

Emanuele Urzì: Quindi il canestro decisivo, alla fine?

Alessandra Formica: Ilaria Milazzo.

Emanuele Urzì: Andiamo a quelle domande famose degli studenti di scienze motorie. Uno studente chiede: che benefici porta il test di Cuzzolin a livello dei suoi allenamenti visto che ne parla tanto a lezione?

Sashka Aleksandrova: Io insegno a Scienze motorie, Sport individuali. E queste saranno domande di qualcuno che ho mandato a casa e se me le fa lo mando a casa di nuovo! Non può portare benefici in allenamento, il test di Cuzzolin ti può dare risposte, prima di tutto chi è Cuzzolin? Un grandissimo forse il migliore preparatore fisico nel basket, che attualmente è preparatore anche a CSKA Mosca, che è stato preparatore della squadra nazionale insieme ad altri suoi colleghi, voglio dire è una persona che studia molto, che segue molto, che è cresciuto anche come preparatore fisico in America, tra i migliori insegnanti suoi ci sono i professionisti americani. Per questo noi impariamo da lui le cose che ci ha suggerito in diversi corsi, perché io sono anche preparatore fisico, sono state di un interesse incredibile. Il suo test ti porta a capire subito che traumi ha avuto il giocatore, l’atleta, o anche una persona normale o che deviazioni ha avuto nella sua vita per poter cominciare ad avere un carico, per pensare a iniziare uno sport. Per questo una volta che si fa un conto su quali traumi ha avuto, su quali muscoli lavorano, quale è deviato, quali equilibri ha il corpo, allora si può rispondere quale carico potrebbe fare e se lo può fare, o se prima deve migliorare certi aspetti del corpo e solo dopo può andare a fare un allenamento…

Emanuele Urzì: Come si diventa tecnico sportivo di basket?

Sashka Aleksandrova: Io sono allenatore nazionale e si arriva con un corso biennale a fare l’allenatore di base; dopo due anni si va a livello nazionale dove si cerca di prendere un primo titolo di allenatore; altri due anni per fare un altro corso di allenatore e già sono sei anni. Altri due anni per arrivare, se hai voglia, per fare un terzo corso di allenatore nazionale, e dopo sono tanti esami finché ti approvano a livello federale. La trafila è lunga. Come preparatore fisico, altri due anni di preparazione con tecnici nazionali di alta qualità.

[……]

Roberto Quartarone: Volevo semplicemente chiudere la discussione sullo scudetto della Lazùr Under-15, dicendo che la Lazùr è stata la prima società catanese ad arrivare a questo traguardo, un titolo nazionale giovanile. Appunto volevo chiedere qual è stato il segreto, perché il basket in Sicilia non si è riuscito a sviluppare per molto tempo e, specialmente in questo periodo con la Lazùr, a livello giovanile si è riusciti a raggiungere questo traguardo. Come ci sono riusciti?

Sashka Aleksandrova: La domanda è per me, suppongo. Da Napoli hanno vinto lo scudetto solo il grande Gebbia, uno scudetto Under-16 maschile, con la Viola. In Sicilia nessuno ha mai vinto, penso che è storico. Questo è frutto del tanto lavoro, della mentalità dell’est che io porto. Anche se sono molto criticata, non sono molto amata, però è il lavoro che ci ha portato questa mentalità di sacrificio, di costanza, di tecnica. Sicuramente anche se sei criticato, quando ci sono i risultati alla fine un po’ tutti devono tacere, perché il segreto è il lavoro. Puoi sembrare fanatico, però niente ti viene regalato. Tutti vogliono vincere e si preparano, io ho puntato tutto sulla tecnica perché tutta Italia punta sul fisico. A 15 anni devono correre, hanno la forza. Fanno pesi, ragazze che non sono completamente sviluppate, non sono pronte di affrontare un lavoro così… Per questo punto tutto sulla tecnica. Adesso a 16-18 anni possono lavorare in palestra, troveremo giocatrici con la forza fisica giusto e la tecnica di un giocatore.

Emanuele Urzì: Bene così, soddisfatta dunque la richiesta di Roberto. Benissimo, dobbiamo parlare di questo college, della Lazùr Catania, dove ci sono tante giocatrici. Una di queste ci ha raggiunto stasera, si chiama Marisabel Santabarbara, di 17 anni, eccola qui. Grazie di essere qui.

Marisabel Santabarbara: Buonasera.

Emanuele Urzì: Marisa, una delle protagoniste della prima squadra della Lazùr che milita in Serie B regionale. Innanzitutto come ti stai trovando in questo college e nella squadra che rappresenti?

Marisabel Santabarbara: Molto bene, sia con le compagne di squadra che con le mie compagne che vivo ogni giorno.

Emanuele Urzì: La tua esperienza con il basket quando inizia? Da dove vieni?

Marisabel Santabarbara: Ho iniziato a 10 anni, quindi piccola, a Maddaloni. Poi mi sono spostata qui. Prima la squadra di Caserta era in Serie A1.

Emanuele Urzì: Al tecnico cosa dobbiamo dire? Qual è l’obiettivo stagionale della Lazùr Catania?

Sashka Aleksandrova: l’obiettivo è fare bene e continuare a crescere le ragazze in difficoltà con la conoscenza del gioco. Perché il gioco è molto complesso e per creare un giocatore ci vogliono otto nove anni, non è così semplice, per questo farle crescere nel gioco.

Emanuele Urzì: Marisa che ruolo sei tu?

Marisabel Santabarbara: Guardia.

Roberto Quartarone: Cosa ti ha spinto a venire qui a Catania?

Marisabel Santabarbara: Ho creduto negli obiettivi che aveva questa società, infatti è il secondo anno. Anche se l’anno scorso ho avuto un infortunio, ora ho recuperato e ora sono qua…

Emanuele Urzì: Mi diceva Sashka 30 punti la scorsa partita, quindi ti piace andare a canestro spesso e volentieri.

Marisabel Santabarbara: Diciamo… Sono un difensore, ma mi sto ritrovando attaccante ultimamente.

Sashka Aleksandrova: Questo conferma la mia idea. La tecnica che lei già dopo un anno e mezzo sta apprendendo la porta a valorizzare la sua mano, perché lei è venuta come difensore. Noi pensavamo: abbiamo un difensore, così quando dobbiamo mangiare qualche avversario mettiamo Marì. Invece lei continua ad avere questa tenacia e grinta in difesa però già valorizza anche le altre qualità che ha. Perché il basket non è il calcio, non abbiamo difensori e attaccanti. Essere utili in tutte e due le parti del campo non è facile.

Emanuele Urzì: L’età gioca a loro favore. 17 anni per Marisa.

Roberto Quartarone: A parte Marisa e Alessandra quali sono le altre ragazze più promettenti della Lazùr? Se si può dire ovviamente! Saranno tutte molto promettenti ma ci sarà qualche elemento che spicca.

Sashka Aleksandrova: Tutte le campionesse Under-15 che ho elencato sono atlete molto valide. Dopo noi abbiamo nell’annata del ’92 abbiamo ragazze come Valentina Parisi, Giulia Messina, Sarah Anfuso, che sono sicuramente di ottima qualità. Per questo penso molto futuribili, possono non solo giocare ma divertirsi a lungo. Abbiamo del ’91 Roberta Barbarossa, Roberta è una ragazza forse delle più mature della squadra e sono molto felice di averla vicina e mostra una maturità non comune per la sua età. Dopo abbiamo del ’90 due ragazze di spicco che sono cresciute giorno per giorno in questi otto anni di lavoro che le abbiamo fatte maturare. Sono Giorgia Pappalardo e Ileana Aleo. Per questo queste ragazze meritano una menzione.

Roberto Quartarone: Piccola parentesi. Giorgia come sta? Ha avuto un infortunio, giusto?

Sashka Aleksandrova: È solo un trauma, per questo, già sta bene, tra qualche giorno sarà ai suoi livelli ottimali.

[……]

Roberto Quartarone: Abbiamo anche altre ragazze della Lazùr che vengono da fuori…

Sashka Aleksandrova: Ecco, noi abbiamo questo college, abbiamo detto che c’è Marisa che ha creduto in questo progetto, però quest’anno abbiamo fatto una scelta di portare ragazze anche dall’est, sempre dalla Bulgaria perché la lingua può essere una barriera e visto che io sono bulgara le aiuto a stare qui con noi. Abbiamo ragazze tutte e tre della nazionale bulgara, che sono giovanissime, 14 -15 -16 anni, e pensiamo che ci aiuteranno nel nostro percorso a fare molto bene con le squadre giovanili. Quest’anno nell’Under-17 abbiamo un’ottima squadra e nell’Under-19 penso che ci manca solo il rientro di Alessandra, che già sta meglio, e in Sicilia saremo a un buon livello. Possiamo puntare a fare bene con le giovani. Il futuro è nel percorso, abbiamo un’eccellente squadra 96-97 e nel futuro si parlerà di loro, e questo percorso deve avere una società per crescere, se no l’altro è una morte lenta.

Emanuele Urzì: Le basi sono assolutamente solide. Di Lazùr Catania sentiremo parlare. Grazie al lavoro di Sashka Aleksandrova…

Sashka Aleksandrova: … e dei miei due assistenti, Gianni Catanzaro a livello cestistico che porta avanti l’Under-15 e 14 e fa un lavoro ottimo, sta maturando come tecnico. E mi sono appoggiata come preparatore a Rosario Guarrera che è un signore di 65 anni che ancora si aggiorna e ha la passione di un ragazzo e le ragazze lo adorano perché è ogni giorno è in campo con loro, ogni giorno le sfida, queste sono cose che dopo le fanno crescere. Oltre ad avere un’organizzazione importante. Le ragazze dipendono molto spesso dall’appoggio psicologico e dal livello tecnico del buon lavoro, abbiamo un’organizzazione dietro con Aleo, Parisi, D’Angelo, nuovi innesti… Insomma l’organizzazione societaria è importante se non vuole peccare per portare avanti tutti questi campionati. Essere curati ed essere consapevoli delle proprie forze.

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Emanuele Urzì: Dal basket ci trasferiamo nel mondo della pallavolo… E allora, Sashka dobbiamo introdurre la pallavolo. Da un tecnico del basket che cosa troviamo di affinità prima di entrare nel vivo con le nostre ospiti.

Sashka Aleksandrova: Intanto quand’è femminile bisogna valorizzare la donna in Sicilia, dove non ha tanti sbocchi, dove adesso sempre di più i giochi al computer sono importanti, che la ragazza deve avere un’idea che può fare sport, che sarà di contatto come nel basket, che sarà di pallavolo dove c’è una rete in mezzo, è importante vivere in comunità, negli equilibri di una squadra con ragazze che possono avere gli stessi problemi e con cui ci si può confrontare… penso che per la ragazza in Sicilia, a Catania, è molto importante.

Emanuele Urzì: Grazie per l’assist che mi fai per presentare Tiziana La Monaca e Stefania Caniglia giocatrici della Messaggerie Orizzonte Tremestieri……

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