Alla vigilia della «finale del gruppo»
Parola al capitano dello Sport Club Gravina Davide Cavazza

Torna in finale, con un gruppo che ha entusiasmato, lo storico capitano dello Sport Club Gravina… Un epilogo meritato grazie al lavoro intenso di un intero anno… «Un errore sottovalutare Paternò, giocheremo di squadra»…

Quando la Catania cestistica lo adottò, nel 1991, Davide Cavazza probabilmente non sapeva ancora di dover diventare una parte di storia importante all’interno del movimento della nostra provincia. All’epoca era un giovane play, cresciuto agli ordini del mitico Federico Danna insieme a una nidiata che comprendeva Sandro Trevisan, Paolo Prato e Luca Iacomuzzi. Arrivò anche terzo alle finali nazionali dell’89, poi scese in Sicilia…

Da quell’anno ne sono passati ben 20, ed oggi la storica bandiera dello Sport Club Gravina vive ancora da protagonista la vigilia della sua quarta finale play off con la casacca della società del Presidente Natale De Fino.
Indiscutibilmente profondo il legame del capitano con la sua “piazza” con i suoi tifosi e con un gruppo, quello di quest’anno, che ha costruito in modo silente una stagione dai grandi numeri.

Ci aspettavamo una stagione positiva. Il nostro è un gruppo che è stato costruito evidentemente per far bene, ma nessun risultato è stato dato per scontato domenica dopo domenica.
Il ritorno di “Shorty”, Dario Sortino, a Gravina è stata probabilmente uno dei punti chiave di questa stagione e una presenza che ha fatto la differenza in campionato. La società ha fatto il massimo per costruire basi positive a questa stagione edaver proposto un allenatore come Carmelo Minnella è stata una mossa riuscita.
Ho ritrovato Carmelo da coach, dopo averlo avuto accanto come compagno di squadra e mi ha colpito la sua grande professionalità in questo suo nuovo ruolo.
Ogni partita è stata curata prendendo in considerazione qualsiasi avversario ci aspettasse in campo, in modo tempestivo e senza tralasciare nessun dettaglio, e nella gestione del gioco tra me e lui si è instaurato un rapporto di fiducia e rispetto nonostante il caso ci abbia riservato ruolo diversi all’interno della società.
Anche grazie a questo possiamo dire d’aver raggiunto il nostro traguardo, ma aver conquistare una finale play off rimane un’emozione fortissima“.

Ed infatti non ha avuto una svista chi, tra i catanesi presenti al Pala Melilli, ha visto scendere lacrime di gioia nei visi di in alcuni giocatori dello Sport Club.

Gioia che invece sfuggita, contro ogni previsione, al Gad Etna del coach Marchesano, uscita dai giochi dopo esser stata sconfitta proprio da Paternò.
Giuseppe Marchesano è un mio amico fraterno. Mi dispiace tantissimo per come sia finita la sua stagione al Gad, considerando le enormi potenzialità del suo gruppo. Non ho visto entrambe le partite della serie contro il Basket Club, ma per quel che ho saputo so che a far la differenza per la squadra di De Luca è stato un maggior gioco di squadra.
Nei play off questo è un elemento fondamentale.
Individualità di spessore come quelle che erano a disposizione di Giuseppe sono importanti, ma il loro contributo diventa davvero determinante se circoscritto ad alcune situazione particolari all’interno del gioco.”

“Noi speriamo comunque di non cadere nello stesso errore in cui è incappato il Gad. Così come abbiamo fatto in campionato metteremo in campo anzitutto un gioco di squadra, facendo riferimento anche su Gianluca Barbera e Giuliano La Mantia, giovani che hanno dimostrato d’essere in crescita durante la stagione.
Sono “il futuro” di questo gruppo e coloro su cui conta di più. Ho visto crescere Gianluca dopo aver passato tanti anni qui a Gravina ed averlo ora come compagno di squadra è qualcosa che mi fa piacere. Come capitano ma sopratutto come figura presente e stabile in questa realtà, ho cercato sempre d’instaurare un rapporto di grande dialogo, dentro e fuori dal campo, con lui ed ovviamente tutta la componente giovane della squadra.
Parlare è fondamentale all’interno di un gruppo, tuttavia con il tempo e grazie alla grandezza di alcuni giocatori basta uno sguardo per capirsi; ed è questo ciò che accade con il mio compagno Peppino Ganci. La sua assenza in questa stagione si è sentita. Giocare con lui è possibile quasi ad occhi chiusi, perché l’uno capisce i movimenti e gli spostamenti da effettuare durante gioco, di conseguenza a quelli dell’altro.
In finale con lui abbiamo una marcia in più, così come l’avremmo se Enrico Verzì concedesse il bis della prestazione di Melilli, magari riproponendo anche le due inchiodate che hanno di fatto tagliato le gambe agli avversari in gara 2. A lui l’ho ripetuto più volte, la presenza di lungo di 2.05 nella nostra serie può creare una differenza devastante sotto canestro“.

È proprio gli scontri sotto l’anello potrebbero essere uno dei temi ricorrenti di questa finale 2011. Paternò dispone infatti di Maurizio Grasso, giocatore determinante nei play off per esperienza e spessore.
Contenere lui ed Enrico Famà sono ovviamente i nostri obiettivi. Sono i giocatori che fanno più punti, senza dimenticare Castiglione. Una pecca risaputa di Paternò è la panchina corta, ma allo stesso tempo la squadra ha dei giocatori comunque orgogliosi, ed è proprio questo che dovremmo tener d’occhio.
Noi penseremo a metter in campo, come detto, un gioco che sia sempre corale, prestando la stessa attenzione in attacco e in difesa.
Sarà una finale difficile; gli avversari, a conti fatti, hanno già vinto ed avuto il massimo dalla loro stagione raggiungendo la serie conclusiva e giocheranno consapevoli di non aver nulla da perdere, ma mai questo stato d’animo è coinciso con un atteggiamento arrendevole.
Dovessi definirla, per noi questa è una finale del gruppo.
Un obiettivo che non sarebbe stato centrato se quest’anno tutti non avessimo lavorato con uguale intensità e voglia di sacrificarsi.
Gravina è un gruppo che non lascerei mai, né nonostante l’età sento di voler smettere di giocare a pallacanestro.

Se la squadra salisse in C1 la mia presenza dipenderebbe esclusivamente dai miei impegni lavorativi, perché la mia voglia d’esserci rimane intatta specialmente dopo aver rivissuto quest’anno, e con questi compagni, una sorta di seconda giovinezza“.

Chiara Borzì