I numeri dei Mondiali di basket
Nel cammino azzurro manca l’exploit  

I più presenti, coach e giocatori… I migliori marcatori… Gregor Fucka, l’unico nel miglior quintetto… Quanti arbitri!…

Carlo Recalcati a canestro, sotto gli occhi dell’uruguayano Pisano, nel secondo Mondiale da lui disputato, Jugoslavia ’70. Con la presenza da allenatore, nel 2006 in Giappone, raggiungerà il primato italiano a quota tre (dal periodico “Basket, 1970”).

Ritorno ai Mondiali dopo la mancata partecipazione nelle ultime due edizioni; che tradotto in anni vuol dire tredici, e così fa un altro effetto! La Nazionale italiana era rimasta imbrigliata nel barrage di Saitama, in Giappone, nell’agosto del 2006, sconfitta di misura dalla Lituania: nono posto, dopo nessuna velleità, tanto entusiasmo e qualche illusione. Fuori da Istanbul 2010 e da Madrid 2014, ecco gli azzurri di nuovo in scena nel torneo intercontinentale, ancora in Asia (Cina), e stavolta con la soddisfazione di averla conquistata sul campo la qualificazione, come non accadeva dal lontano 1998 ad Atene.

È andata sempre più o meno così, cioè con questa presenza incostante. Italia estranea alle prime tre edizioni degli anni 50, poi assidua nelle successive tre, e da lì in avanti con una alternanza di dentro e fuori, con un solo bis, fatto registrare tra l’86 e il ’90. In tutto, nove partecipazioni su diciotto (compresa la prossima), un bicchiere da vedere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei giudizi.

 

Con un cammino del genere, però, e una scadenza quadriennale al pari delle Olimpiadi, difficile registrare numeri significativi di presenze. E infatti, quota due è già record, sia per allenatori che per giocatori. Per i primi, due volte in panchina Nello Paratore (’63 e ’67) e Giancarlo Primo (’70 e ’78); una sola volta Valerio Bianchini (’86), Sandro Gamba (’90), Bogdan Tanjevic (’98), Carlo Recalcati (’06). Anche per i giocatori, più prodigo il passato: due presenze per Dado Lombardi e Corrado Pellanera (’63 e ’67), Massimo Masini (’63 e ’70), Carlo Recalcati e Massimo Cosmelli (’67 e ’70), Renzo Bariviera e Dino Meneghin (’70 e ’78), Pierluigi Marzorati e Renato Villalta (’78 e ’86), Roberto Brunamonti, Antonello Riva e Sandro dell’Agnello (’86 e ’90), Gianluca Basile (’98 e ’06). Con la partecipazione in Cina ’19, salirà a due anche Marco Belinelli (che c’era nel 2006), mentre Meo Sacchetti aggiungerà una presenza da allenatore a quella da giocatore dell’86. Qui, però, persiste il primato di Recalcati, che come abbiamo visto può vantare un 2+1 difficilmente attaccabile.

 

Manila ’78. Il tiro da quasi metà campo del brasiliano Marcel ha appena centrato il canestro della vittoria in extremis nella finale per il bronzo. Increduli Marzorati (14) e Bertolotti (15); l’Italia non era mai stata – e non lo sarà più – così vicina alla conquista di una medaglia in un Mondiale. (da “Giganti del Basket, n° 10, 1978”).

Partecipazioni a metà, successi (nel senso di medaglie) nessuno. Il quarto posto, finora, è il miglior piazzamento della squadra azzurra. Vicina al podio a Lubiana ’70, quando sconfisse per la prima volta gli stati Uniti, ancor più vicina nel ’78, quando a Manila batté ancora gli USA e nella finale per il bronzo si fece beffare all’ultimo secondo dal tiro del brasiliano Marcel, scagliato quasi da metà campo. Chi allora ebbe la sensazione che un’occasione del genere difficilmente si sarebbe ripresentata aveva purtroppo visto lungo! C’era Giancarlo Primo entrambe le volte in panchina; in campo Meneghin e Bariviera, che ancora ricordano con orgoglio e rammarico.

In precedenza, c’era stato il settimo posto dell’esordio in Brasile nel ’63 e il nono in Uruguay nel ’67. E poi sempre a debita distanza dal podio: altalena tra la sesta piazza (Spagna ’86 e Atene ’98) e la nona (Argentina ’90 e Giappone 2006). Il bilancio totale tra vittorie e sconfitte, invece, sembrerebbe rispecchiare un comportamento ben più lusinghiero: 40 a 29. In realtà, in competizioni come queste – come ben si sa – non importa quanto vinci, ma piuttosto quando, e con chi: cioè la partita giusta, contro l’avversario giusto da eliminare. L’esempio del Mondiale ’90 in Argentina, quando la Nazionale di Sandro Gamba giunse nona dopo aver vinto sette partite e perso solo una, è quello più significativo.

 

Gregor Fucka in azione contro la Lituania al Mondiale di Atene ’98. É stato l’unico cestista azzurro a essere inserito (ruolo di ala grande) nell’All-Tournament Team (dal sito “basketUniverso.it” EPA-PHOTO/EPA/Srdjan SUKI/ss/fob/ow)

Pochi riconoscimenti anche a livello individuale, e del resto se non sali sul podio non puoi godere di tanta visibilità. Se poi si tratta di una rappresentativa che non punta tanto sulle iniziative di qualche singolo ma sul gioco di squadra – merito spesso riconosciuto alla Nazionale azzurra – è ancora più complicato mettersi in mostra. Si registra un solo cestista azzurro inserito dalla apposita giuria di esperti nel miglior quintetto del torneo: Gregor Fucka, ad Atene ’98; con lui il russo Karasev, lo spagnolo Herreros, gli jugoslavi Bodiroga e Rebraca. Nel ’70 a Lubiana, Dino Meneghin, ancora ventenne, andò molto vicino al suo mito Kresimir Cosic, per il ruolo di pivot.

 

Se si punta sul collettivo, è anche facile che le realizzazioni si distribuiscano, piuttosto che concentrarsi sui bottini personali. Di conseguenza l’Italia non ha toccato la vetta neanche delle classifiche dei marcatori. Vi si è appena avvicinato Antonello Riva, nel Mondiale del ’90 in Argentina, secondo con 30,3 di media partita, alle spalle del brasiliano Oscar (34,6). Per trovare il secondo miglior piazzamento italiano bisogna andare indietro alla edizione in Uruguay del ’67: Dado Lombardi quinto, con 17,5 (quando il tiro da tre non era neanche nella più lontana delle immaginazioni).

Gli arbitri Guerrino Cerebuch e Luigi Lamonica ritratti insieme. Il primo detiene il record italiano di presenze nei Mondiali, tre; il secondo ha diretto la finale per l’oro nella edizione del 2010 (dagli archivi personali di Cerebuch e Lamonica).

Se la sono sempre cavata bene, anzi benissimo, i nostri arbitri; fin dai tempi di Gualtiero Follati, che si guadagnò tanti complimenti nella prima edizione del ’50 in Argentina, e di Pietro Reverberi, che fu premiato come il migliore nella successiva edizione del ’54 a Rio de Janeiro. Il record di partecipazioni “mondiali” è detenuto dal triestino Guerrino Cerebuch, presente nelle ultime tre edizioni. Lo seguono Luigi Lamonica (ultime due) e Stefano Cazzaro, che diresse nel ’98 e nel 2002. Ricordiamo, tra gli altri, Luigi Cicoria (’63), Aldo Albanesi (che ricorda tutto di San Juan di Portorico ’74), Bruno Duranti (’82), Vittorio Fiorito (’86), Paolo Zanon (’90), Fabio Facchini (2006).

Decisi più che mai a proseguire questa bella tradizione i tre fischietti italiani designati per l’ormai prossimo Mondiale in Cina: Saverio Lanzarini, Manuel Mazzoni e Tolga Şahin.

 

 

 

Nunzio Spina

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