Mondiali: Atene ’98
Il racconto di… Alessandro Abbio

Tante sfortune (e infortuni)… Le giocate di Pozzecco, Myers, Fucka e Meneghin… «Non abbiamo sfigurato»… La fiducia di Tanjevic…

Alessandro Abbio è nato a Racconigi (in provincia di Cuneo), il 13 marzo 1971. Ha esordito in Nazionale nel febbraio del ’92, convocato da Sandro Gamba per una amichevole contro la Cecoslovacchia; con Ettore Messina le prime manifestazioni ufficiali, tra cui i Goodwill Games nel ’94, gli Europei nel ’95 e nel ’97 (argento in quest’ultimo); ha fatto seguito la parentesi con Bogdan Tanjevic, col quale ha disputato i Mondiali del ’98, gli Europei del ’99 (medaglia d’oro) e le Olimpiadi del 2000 a Sidney. In maglia azzurra, come in campionato, ha fatto valere le sue qualità di guardia veloce, abile sia nelle entrate che nel tiro dalla distanza, ottimo difensore. La sua maturazione cestistica è avvenuta a Torino, con l’Auxilium; i successi sono arrivati nelle otto stagioni in cui ha vestito la maglia della Virtus Bologna: tre scudetti, due Euroleghe, una Supercoppa italiana e quattro Coppe Italia. C’è stata poi una parentesi nel campionato spagnolo, a Valencia (conquista della Uleb Cup) e a Granada, prima di chiudere la carriera a Livorno e Firenze. Ha quindi intrapreso la carriera di allenatore, facendo parte anche del Settore Squadre Nazionali. Attualmente è nello staff dell’Olimpo Basket Alba (Serie B). Riveste anche la carica di consigliere federale.

Alessandro Abbio è risultato il terzo miglior marcatore nel Mondiale di Atene ’98 nonostante le assenze per un infortunio (dal sito “bolognarepubblica.it”)

«Che strano quel Mondiale del ’98 ad Atene! Sono successe tante cose, alcune belle da ricordare, altre decisamente sfortunate; mi riferisco sia alla squadra che a me personalmente… Comincio dal sottoscritto. Avevo appena vinto il mio secondo scudetto con la Virtus Bologna (ed era stata una battaglia infinita contro i cugini della Fortitudo, conclusa al supplementare della quinta partita di finale!); ebbene, il giorno dopo mi operai al naso, come avevo già deciso, sperando così di avere il tempo di recuperare per la convocazione ai Mondiali, che erano in programma dopo meno di due mesi; Tanjevic, che subentrava a Messina in Nazionale, mi aveva inserito tra i confermati della precedente gestione, in una squadra peraltro molto rinnovata; al primo allenamento del raduno presi una botta proprio al naso, e per un attimo temetti di dovere rinunciare… Andai ad Atene, giocai bene la prima partita, poi una brutta distorsione alla mia caviglia già malandata mi costrinse a saltare i tre impegni successivi… Ce la feci a recuperare, e anche a fare la mia parte nel finale del torneo, (top scorer della squadra negli incontri con Lituania e Spagna, n.d.r.), ma ovviamente mi restò un po’ di rammarico per non aver potuto dare di più…».

Entrata a canestro in sotto mano di Abbio, che evita la stoppata di ben due giocatori del Senegal, nella partita di esordio al Peace and Friendship Stadium del Pireo (dal periodico “Giganti del basket, ottobre 1998”).

«Ecco, praticamente alla squadra è successo qualcosa di molto simile! Intanto c’è stata l’indisponibilità iniziale di Carlton Myers, che se non sbaglio saltò le prime tre partite… Poi ricordo che quasi ogni giorno Tanjevic doveva fare i conti con i problemi dell’uno o dell’altro giocatore, anche se questo sembrava non turbarlo per niente, perché per lui tutti potevano e dovevano essere all’altezza del compito… Certo è che abbiamo avuto degli alti e bassi, un giorno si vinceva, l’altro no, l’altro ancora ci si riscattava, magari battendo la Jugoslavia (che quel Mondiale poi l’ha vinto) o arrivando a un passo dalla semifinale nella partita con gli Stati Uniti… Cose belle e altre no, appunto! Tra le prime ricordo certe giocate incredibili di Gianmarco Pozzecco, che in una partita (mi pare contro il Canada) è arrivato a fare anche uno dei suoi tipici show per il pubblico; come pure le prestazioni di Andrea Meneghin nelle prime partite e di Carlton Myers con gli Stati Uniti… Però non siamo stati costanti, a parte forse Gregor Fucka, che ha meritato di essere inserito nel miglior quintetto…».

«Tra i giocatori che mi hanno più impressionato ad Atene ’98 ricordo la guardia russa Babkov (l’avrei dovuto marcare, ma quella fu una delle partite in cui rimasi in panchina), i portoricani Ortiz e Casiano (grandi tiratori), l’americano Wendell Alexis (un’ala dalla tecnica sopraffina, che avevamo conosciuto bene nel nostro campionato); e poi gli jugoslavi, e qui non saprei chi scegliere… Noi non abbiamo sfigurato, e forse avremmo potuto puntare più in alto se, a parte la sfortuna, avessimo creduto in più nei nostri mezzi… Lui, Tanjevic, ci credeva eccome! Ha avuto sempre questa capacità di prevedere i traguardi che le sue squadre potevano raggiungere; per questo pretendeva il massimo da noi, dal punto di vista fisico ci “uccideva”, ma alla fine i risultati gli davano ragione… E infatti, l’anno dopo arrivò l’oro agli Europei!».

a cura di

Nunzio Spina

 

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