Le sfide di Valeria Puglisi

Il premio Corridoio Solare – Cestista catanese del 2008… L’ultima stagione di Valeria Puglisi… Un anno tribolato… Dal S.Luigi a Priolo… La rinascita nella Rainbow…Le sfide attuali…

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LA SCHEDA. Valeria Puglisi.
Pivot, Acireale 1978.
1992-96 San Luigi Acireale B
1996-02 Trogylos Priolo A1
Aprile Augusta B
2004-09 Rainbow Catania B2/B1
2009-10 Lazùr Catania (all) B2

Valeria Puglisi ha vinto il premio di migliore giocatrice catanese nel 2008 malgrado l’annata contraddittoria della sua squadra. La pivot è stata per continuità e rendimento la migliore delle sue per tutto l’anno, durante la buona prima fase e la tribolata Poule Promozione 2007-’08. Da gennaio, però, la Rainbow ha vinto appena due partite. Nelle sedici gare disputate, Valeria ha totalizzato una media di oltre 14 punti, toccando il massimo (21) nella sfortunata sfida contro Civitavecchia, conclusa al supplementare e vinta dalle laziali. «Migliore giocatrice per costanza, apporto alla squadra e bottino punti raggiunto – ha scritto di lei Maria Luisa Lanzerotti in estate –, senza dubbio, la bella e brava Valeria Puglisi, professoressa nella vita e nello sport, pivot rossoazzurro, fondamentale».

Le grandi ambizioni di promozione in Serie A2 del 2008-’09, invece, si sono scontrate con la realtà di un campionato affrontato con un roster molto competitivo ma che ha risentito troppo di un cambio di allenatore inatteso (Di Piazza ha lasciato il posto a Proietto, poi dimessosi a fine anno). Nella prima fase, conclusa proprio nell’ultimo turno del 2008, la capitana della Rainbow, spostata più esterna per la concomitante presenza di Simona Adorni, segnò una media di 9,6 punti a partita, toccando il massimo contro Pozzuoli (ancora 21). Poi, tutte le speranze sono naufragate in una Poule Promozione molto al di sotto delle potenzialità e nei play-off contro Ragusa. La gara-3 contro Ragusa è stata l’ultima ufficiale di Valeria.

«Il 2008 è stato un anno un po’ destabilizzante – ammette lei –, a causa del cambio di troppi allenatori. In più ho insegnato a Castel di Judica e tutta la settimana dovevo svegliarmi alle 6:30: andavo agli allenamenti e alle trasferte solo grazie all’amore per la pallacanestro. Mi ha reso contenta essere scelta come miglior giocatrice, anche perché è stato l’ultimo anno. È stato più il cuore che il fisico a portarmi in campo, anche perché più si perde più è difficile trovare gli stimoli… Il gruppo è stato comunque compatto e per questo è stata una bella stagione. Dentro di me sentivo che sarebbe stato l’ultimo anno. Esco anche da un intervento, l’età si sente!»

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POULE PROMOZIONE. Valeria Puglisi al centro dell’area del Potenza durante una partita della Poule Promozione 2007-08 [Basket Catanese].

Be’, a trentun’anni ancora si potrebbe dare tanto in campo!
«Certo, ma quest’anno sono molto più impegnata nell’allenamento. Le mie squadre giocano nel fine settimana e quindi sono arrivata al bivio: giocare o allenare? Ho scelto: ora voglio sapere fino a che punto sono capace di allenare e le scommesse di quest’anno mi faranno capire tanto».

Valeria Puglisi è impegnata su tutti i fronti. È all’esordio in un campionato senior, sulla panchina della Lazùr di Serie B2, guida buona parte delle stesse ragazze nell’Under-17 insieme a Gianni Catanzaro, si occupa dell’Under-15 d’Eccellenza e nell’Under-14 provinciale maschili del CUS. «Sono due esperimenti, mi sto mettendo alla prova con due sfide difficili. Alla Lazùr abbiamo una formazione giovane, tante esordienti e qualche veterana. Al CUS affrontiamo un campionato regionale con i ragazzi più piccoli di un anno affiancati da quattro quindicenni, per evitare di far sentire troppo la differenza fisica con gli avversari. Non si possono mandare all’arrembaggio i ragazzi, se no si demoralizzano, perdono di fiducia e non crescono!»

Francesco Anselmo ha nominato Valeria tra gli allenatori più competenti a livello giovanile a Catania.
«Sono molto più portata con i giovani, indifferentemente ragazzi o ragazze, perché sono si possono plasmare caratterialmente per farne giocatori umili e responsabili. È questo che vorrei insegnare ai miei ragazzi. Spero anche di poter trasmettere la passione con cui ho iniziato a giocare io, quando mi bastava avere un pallone in mano per dimenticarmi di tutti i problemi. Oggi si è meno spensierati quando ci si allena e si gioca».

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FIGURINA. Valeria Puglisi con la maglia della Rainbow [Rainbow Ct].

Sono passati tanti anni da quando la Puglisi toccò per la prima volta un pallone da basket…
«Sembra una di quelle storie tristi: giocavo in un campo all’aperto (a Santo Noceto ad Acireale) e quando pioveva piangevo… Poi andavo con la scopa ad asciugare le pozzanghere per poter giocare! A sei anni sono andata al San Luigi, dove sono rimasta fino ai diciotto. Mi hanno allenato prima Antonio Foti, poi Pippo Famoso, e il mio preparatore fisico era Antonio Pavone, che mi faceva lavorare di più per migliorare».

Quando hai esordito in prima squadra?
«A 14 anni, al momento delle convocazioni, Pippo Famoso mi chiamò e diventai tutta rossa. Non me l’aspettavo, ero la più piccola in mezzo a ragazze molto più grandi, come Daniela Sgroi e Giusy Lizzio. Facevo la playmaker, la linea di metà campo sembrava una meta inarrivabile ma era un ruolo che mi piaceva molto. L’esordio andò molto bene tanto che sul giornale mi soprannominarono la “baby play”. Quest’anno, per far capire alle più grandi della Lazùr come comportarsi con le quindicenni, ho portato il mio esempio: le mie ex compagne mi hanno sempre accolto, guidato, non mi hanno mai fatto un musone. E questo è importante per far crescere le più giovani, ma non è così naturale».

Dopo alcuni anni in Serie B, arriva l’occasione della vita: nel 1996 Valeria entra a far parte del roster di Priolo in Serie A1, ma ha ben poche chance di entrare in campo.
«Gabriella Di Piazza mi aveva cercata già a 17 anni, ma fratel Alberto del San Luigi mi convinse a finire gli studi ad Acireale, cambiare scuola sarebbe stato un disagio. Sono rimasta sei stagioni a Priolo, anche se mi davano spesso in doppio tesseramento ad Augusta per farmi giocare con continuità». Nel 2001-02, Valeria si affaccia finalmente in prima squadra: otto presenze, 21 punti totali (8/26 da due), 19 rimbalzi, 8 palle recuperate e 2 assist.

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PRESENTAZIONE. Eccola alla presentazione della squadra 2008-09 [Basket Catanese].

«A quel punto avrei potuto giocare la stagione clou, ma avevo finito l’ISEF e decisi di tornare a casa. Avevo 22 anni e non volevo stare ferma, anche se dentro di me sentivo che era un momento importante. Non sono diventata una “professionista” del basket perché da subito ho iniziato a fare l’insegnante. Non ho giocato per tre anni, ero rimasta un po’ delusa e ho preferito cercare qualcosa di tranquillo, fisso e duraturo. Ho pensato che come giocatrice presto avrei finito, quindi ho investito tutto sull’insegnamento».

Quando la Palmares ha venduto il titolo di Serie A2 ad Alcamo, Pippo Borzì ha pensato a lei per ripartire con il progetto “Rainbow”.
«Appena mi sono stabilizzata ho ripreso a giocare con la Rainbow in Serie B2. Un anno dopo la promozione, mi sono rotta il crociato a settembre contro Termini Imerese e sono rientrata solo ai play-off. E poi ho continuato fino all’anno scorso, quando ho deciso di smettere. Mi sono riscoperta pivot, ruolo in cui giocavo anche ad Augusta; a Priolo invece ero ala piccola». Ora la società catanese ha iniziato un nuovo corso. «L’unione tra due società tra le migliori nel panorama del basket catanese può creare solo delle buone prospettive, ma non per quest’anno. Alcune ragazze delle giovanili andranno avanti, ma c’è tanto da lavorare. Sarà una sfida, ma andrà bene se si continuerà a fare sacrifici. L’importante è essere uniti».

A livello giovanile, proprio Valeria ha lavorato duramente negli ultimi anni portando dei buoni frutti.
«Due anni fa ho iniziato un progetto giovanile al San Luigi, la squadra si chiamava Acireale. Poi proposi al presidente Ferlito di rilevarla per far ripartire il settore giovanile della Rainbow. In questo modo, le ragazze potevano avere come obiettivo la Serie B d’Eccellenza: è importante avere una prospettiva. Quello scorso è stato un anno importante, per la prima volta ci presentavamo con una formazione seriamente organizzata e ci siamo classificate terze in Sicilia tra le Under-15 e 14. Ora abbiamo unito due società e abbiamo un vivaio qualitativamente buono ma quantitativamente ancora no… Abbiamo quindici-venti ragazze Under-15 e 14 e una ventina Under-17. Ora stiamo riavviando il gruppo di Acireale con le trenta ragazzine che seguivamo. Nel momento in cui si trovano non bisogna lasciarle!»

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ESTERNA. Al tiro durante gli ultimi play-off di B d’Eccellenza [Basket Catanese].

Il credo di Valeria-allenatrice è chiaro.
«Non mi piace limitare i giocatori, è bello che liberino la loro fantasia. Gli schemi devono essere delle tracce, soprattutto per i ragazzi che seguo io che sono ancora giovani. Ho lottato contro questa mentalità, non voglio che abbiano i paraocchi: bisogna attaccare lo spazio, leggere gli avversari e i compagni. I giocatori devono crescere autonomi, non come automi. Mi piace farli giocare così e spesso dico: “Dovete essere coscienti, non ignoranti!” La pallacanestro si evolve tanto e ci vogliono giocatori flessibili. Anche per questo devono saper giocare in tutti i ruoli, come ho fatto io, per capire le necessità dei compagni».

Dai quindi molta importanza alla tecnica?
«Anche la tecnica individuale va inserita in un contesto di squadra: bisogna giostrarla in base alle situazioni, bisogna variare gli esercizi e le situazioni di gioco, però tutti e cinque devono andare nella stessa direzione. Infine, per me il rapporto con le giocatrici non deve avere una barriera, ma ci vuole autorevolezza e bisogna guadagnarsela. Anche perché bisogna saper capire e motivare le ragazze, per non perderle».

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L’ALTRO LATO. Coach Puglisi durante Lazùr-Olympia [Basket Catanese].

Cosa ne pensi della scomparsa del Basket Acireale femminile?
«È triste. Ad Acireale però non si è creato entusiasmo a livello giovanile. Se c’è un ricambio, con due-tre ragazzine che si inseriscono accanto alle colonne portanti, si dà linfa alla prima squadra, ma così non è successo ed è inutile investire senza un futuro che cresce. Le ragazze di spicco giocano ancora: tre sono all’Elefantino, due con me, un’altra a Riposto… Quando giocavo ad Acireale, il San Luigi sponsorizzato “Serramenti Leotta” rappresentava una grande piazza, giocavamo ad alto livello, in una Serie B che comprendeva anche Potenza e Caserta».

A proposito di Serie B, cosa ne pensi delle voci di riforma dei campionati?
«Cambieranno i nomi, ma il livello rimane lo stesso… Ci ritroveremo poi ad avere ambiguità, la Serie B2 di oggi diventerebbe “Serie C”. Secondo me bisognerebbe creare un regime uniforme».

Perché la pallacanestro femminile è in crisi?
«Perché le ragazze fanno danza, spesso spinte dalla televisione. Così si perde di vista uno sport come il nostro, visto impropriamente come maschile. A scuola ho proposto il progetto, ma le risposte sono sempre quelle… a meno che non si cresca sin da piccoli nell’ambiente, magari grazie ai genitori. Un ragazzino verrà anche a 12 anni, una femminuccia no».

L’estate scorsa sei diventata “docente nazionale formatore istruttore minibasket”.
«Sì, è un’attività che mi è sempre piaciuta, sono insegnante anche per questo! A febbraio partiranno i corsi. Sono responsabile del minibasket del CUS Catania, quindi in realtà ho già iniziato a fare un po’ di formazione, dando consigli. Sono convinta che il minibasket sia il modo migliore per capire se si è fatto un buon lavoro: i bambini sono genuini, se a loro non piace qualcosa lo dicono e se ne perdi qualcuno durante l’anno c’è da riflettere se si è fatto un buon lavoro o no».

Concludendo, chi è secondo te la giocatrice del 2009?
«È difficile a dirsi, ma penso Marisabel Santabarbara. Ha dimostrato tanto in Serie B regionale e ora sta andando molto bene in B d’Eccellenza».

Roberto Quartarone

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